“Aurî energjiis”: da un quarto di secolo il fogolarismo udinese si “ricarica” a fine anno idealmente presso il simulacro campestre che avrebbe visto il patriarca medievale aquileiese Bertrando, eroe civico friulano, colpito a morte tra storia e leggenda. Rinnovato l’omaggio sociale alla presenza del Sindaco di Martignacco e del Cameraro dell’Arengo di Udine. Il promotore dell’iniziativa prof. Travain: “Sacrario anche laico di una civiltà e di una cittadinanza euroregionali nel quadro di Gorizia 2025!”.
Si è rinnovato, come da circa un quarto di secolo, presso Croce di Bonavilla o “Crôs di Cjasemate”, pertinenza comunale di Martignacco nelle praterie ad occidente di Udine, il voto culturale ossia l'”avôt” di fine anno di quel vulcanico civismo udinese contemporaneo che si raccoglie sotto le bandiere pluridecennali innanzitutto dei correlati Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”. Come ha ricordato il coordinatore dei gruppi prof. Alberto Travain, quello è luogo davvero di altissimo valore simbolico, poiché salda l’epilogo del vissuto storico del grande patriarca aquileiese Bertrando (1260†1350), fustigatore e vittima dei prepotenti, con la genesi del suo mito postumo, sempre fiorente, popolare e dotto, religioso e civile, locale e transfrontaliero. Bertrando, dal 2001 anche Patrono laico ufficiale di Udine, è in questi decenni assurto a nuova vita come bandiera storica e leggendaria di riscatto civico, tanto che persino una sua creazione politica, l’Arengo udinese dei cittadini, monumento locale alla partecipazione democratica vera, dopo tanti secoli è stato riesumato in sede sociale e persevera guardando al futuro. Grandi rievocazioni del mito storico di Bertrando l’Academie dal Friûl aveva promosso e coordinato in quel luogo a cavallo tra i due millenni. Ad allora risale il costume privato dell’intellettuale leader del movimento prof. Travain di rendere omaggio alla Croce bertrandiana di Bonavilla, proprio al mattino di San Silvestro, ultimo giorno dell’anno, come atto di ossequio a potente riferimento ideale dei cenacoli guidati. Poi, negli anni, il momento è divenuto occasione di condivisione con il corpo sociale. Occasione d’indirizzo programmatico…
Il discorso del prof. Travain il 31 dicembre 2024 si è incentrato sulla necessità per il civismo non di difendere il Friuli com’è, come sistema socioculturale e quant’altro, bensì di renderlo davvero meritevole di salvaguardia. Un Friuli in cui la diffusa conflittualità non va superata attraverso un’immorale esercizio della negoziazione ma per mezzo della reinvenzione e della promozione di un costume-mentalità locale con un senso oggettivo di giustizia orientanto al bene individuale e collettivo. Fare del Friuli una sacca di resistenza a una globalizzazione relativista, individualistico-egoista, polverizzatrice di ogni nesso sociale ed umano. E qui il rimando sempre attuale a Bertrando, intransigente edificatore di contraltari alla tirannia della prepotenza e del privilegio indebito. “Cheste crôs e je cimeli e sacrari civist di une Furlanie e di une Mittel-Europe unidis de liende di chel lôr pastôr e di chel lôr campion su lis robis justis, che al insegne ancjemò di no molâ par cuiet vivi cuant che si à reson. Cuiet vivi nol è pâs degnevule ma mieze vitorie di cui che al à tuart, si che duncje injustizie!” ha detto il professore, in buona “marilenghe” friulana, ricordando le idealità e i richiami che riverberano da quel simulacro, che vide senz’altro il grande Bertrando trafitto a morte, rimarcando poi come tale appuntamento privato annuale sia sinora stato un modo ideale per ricaricarsi dell’energia giusta al fine di operare in un mondo anche locale di forte e capillare conflittualità, cui cedere non paga se non a discapito del soccombente. La mediazione – ha ricordato il leader fogolarista – può essere strumento di risoluzione contingente e provvisoria dei conflitti: non certo stile relazionale a priori, onnivalente, come in lungo e in largo viene professato a detrimento di ogni senso di giustizia. Il civismo udinese e friulano – ha proseguito il prof. Travain – dovrebbe operare non avallando il sistema socioculturale conflittuale del Friuli di oggi e di sempre ma cercare di farlo evolvere culturalmente verso un modello non proprio utopico di società affiata e solidale, in cui la potenza del sentimento si faccia garante di coesione vera, non di parvenza. In una società in cui i conflitti incombono capillarmente e prevalgono spesso su fiducia e armonia, non bisogna affatto abbassare la guardia e lasciarsi ammaliare da un relativismo che ha fatto saltare ogni riferimento morale oggettivo nelle relazioni tra le persone.
È intervenuto il sindaco di Martignacco dott. Mauro Delendi, per gli onori di casa alla delegazione civista udinese e per rinnovare la sua personale attenzione, sin dai banchi di scuola, alla figura del grande patriarca di Aquileia il cui memoriale locale onora il Comune e lo responsabilizza alle sue migliori custodia e valorizzazione. È seguito il saluto del cameraro presidente dell’Arengo udinese prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che ha ringraziato il prof. Travain per l’esempio di lungimiranza e di perseveranza dimostrate nel promuovere nella Udine, nel Friuli e nella Mitteleuropa di oggi l’attualizzazione del mito civista del Patriarca Bertrando. La prof.ssa D’Aronco ha anche espresso allo stesso indirizzo i complimenti del Club per l’Unesco di Udine. Ha poi parlato il consigliere comunale di Martignacco sig. Stefano Buongiorno, caldo sostenitore di un rilancio promozionale del cimelio e del luogo bertrandiani, richiamati anche nell’intitolazione di specifico parco naturalistico. Ha preso la parola poi il procuratore arengario udinese dott.ssa Maria Luisa Ranzato con una riflessione sulla promozione del beni culturali del territorio. Intervenuti anche gli attivisti socioculturali udinesi sig.ra Elisabetta Mingolo e sig. Daniele Pagnutti, impegnati ora a fondo nella valorizzazione del borgo storico di Santa Margherita del Gruagno, veri testimoni da protagonisti delle riuscite rievocazioni locali del 1999 e anni seguenti. Lo stesso dicasi della costumista e figura eclettica sig.ra Bruna Bassi. Presenti all’incontro campestre la consigliera arengaria udinese sig.ra Renata Marcuzzi e il cultore di storia patria sig. Luciano Lavia.
Ventilata l’idea di riprendere istituzionalmente le celebrazioni bertrandiane locali, il prof. Travain ha invitato il Primo Cittadino a considerare per il 2025 il nesso tra Gorizia, Capitale Europea della Cultura, e la figura del Patriarca Bertrando, “Grillo Parlante” della storia goriziana, personaggio controverso le cui gesta accolgono i visitatori attraverso la multimedialità del nuovo allestimento museale del celebre castello isontino. Se Gorizia, insomma, cita Bertrando nella propria “carta d’identità”, forse il luogo in cui la storia dell’uomo ebbe a cedere immediatamente alla leggenda popolare dell’eroe non dovrebbe esserle del tutto estranea. La Croce di Bonavilla quindi come scrupolo di coscienza della grande Gorizia feudale che tante congiure ordì contro lo Stato dei suoi Patriarchi, metropoliti dell’area Alpe Adria, piccola Europa in scala ridotta? Suggestiva proposta da tradurre in fatti, come quella di giungere a un riconoscimento internazionale, “euroregionale”, del valore identitario transfrontaliero del manufatto, tappa importante della vicenda dell’intramontato mito di una grande guida spirituale ed, in parte, temporale della Mitteleuropa meridionale.