LA REGIONE PENSA ALLE VECCHIE CAVE COME BACINI DI RISERVA IDRICA
AREE DA RECUPERARE PER RACCOGLIERE LA PIOGGIA E LE PIENE
L’assessore Stefano Zannier: “Proposta giusta, lavoriamoci su“
“La proposta di creare delle riserve idriche durante le perturbazioni va nella direzione giusta, soprattutto se consente il contestuale recupero di aree degradate come le vecchie cave di estrazione di inerti”. L’assessore regionale alle Politiche agricole, Stefano Zannier, guarda con interesse all’idea di cui da tempo si discute anche in Friuli Venezia Giulia, soprattutto in questo periodo di siccità dalle proporzioni eccezionali. Si tratta, in definitiva, di attrezzare le aree di scavo ormai dismesse come bacini d’emergenza in cui convogliare le ondate di piena e la stessa acqua piovana. “Nelle prossime settimane dovremo prima di tutto eseguire un accurato censimento dei siti potenzialmente idonei a questa tecnica di accumulo, già operativa in alcuni Paesi del Nord Europa – ha spiegato al proposito Zannier -. Realizzare nuovi invasi, per quanto di ridotte dimensioni, è sempre un’operazione complessa e tale da creare tensioni nelle comunità locali. Dobbiamo quindi cercare di dare priorità alle strutture già esistenti come le decine di ex cave, soprattutto di ghiaia di pianura, disseminate nelle campagne friulane. Spesso questi impianti in disuso presentano delle tematiche di gestione estremamente articolate, con fenomeni di inquinamento e degrado: ecco quindi che l’idea di trasformarle in batterie d’acqua ci pare molto buona”. Zannier ricorda però la necessità di valutare preventivamente la fattibilità tecnica e le ovvie questioni legate alla proprietà dei vari siti disponibili. “Tutti aspetti che la Giunta e gli uffici sono pronti a compiere, nell’ottica di superare un deficit idrico che nei decenni rischia di diventare strutturale e non solo di mera emergenza”, ha concluso l’esponente dell’esecutivo Fedriga. L’idea dei bacini di accumulo parte dall’eurodeputato friulano Marco Dreosto che ci lavora a Bruxelles già dal 2020 e l’ha promossa all’interno del dibattito politico internazionale sulla nuova direttiva dell’acqua. Di recente l’Anbi, l’associazione nazionale che raggruppa i consorzi di bonifica italiani e alla quale aderiscono anche i tre attivi in Regione del Cellina – Meduna, Pianura Friulana e Venezia Giulia, ha lanciato il “Piano Laghetti” nell’ambito della progettualità del Pnrr: praticamente una rete di invasi medio piccoli, nuovi o individuati per l’appunto nelle ex cave, dove convogliare la pioggia piuttosto che l’acqua di eccesso durante le piene di fiumi e torrenti.