“TOMASO DA RIN BETTA (1838 – 1922), PITTURA RITRATTISTICA E RELIGIOSA”: UNA MOSTRA CELEBRA IL CENTENARIO DALLA MORTE DEL PITTORE CADORINO E LA SUA RILEVANZA A LIVELLO INTERNAZIONALE
Attraverso i ritratti e i cripto-ritratti che popolano le pale d’altare, l’artista immortala volti e relazioni familiari che rappresentano la trama della società montana ottocentesca. I volti e le emozioni dei personaggi fissati dal sapiente pennello dell’artista saranno esposti a Vigo di Cadore da sabato 16 luglio e a Pieve di Cadore da domenica 17 luglio.
Cento anni fa a Venezia si diceva addio ad uno dei più sinceri e attenti celebratori della gente di montagna e del territorio cadorino, riconosciuto in Italia e in Europa per la capacità introspettiva dei suoi ritratti e per i dipinti a tema religioso, Tomaso Da Rin Betta (Vigo di Cadore 1838 – Venezia 1922): per celebrare il suo talento e le sue opere, riscoperte dalla critica solo dopo la metà degli anni Ottanta del Novecento, la Magnifica Comunità di Cadore e il Comune di Vigo di Cadore promuovono la mostra “Tomaso Da Rin Betta (1838 – 1922), pittura ritrattistica e religiosa”, che si svilupperà in due sedi, a Vigo di Cadore (Scuole elementari) da sabato 16 luglio a domenica 21 agosto 2022 e a Pieve di Cadore (Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore) da domenica 17 luglio a domenica 28 agosto 2022.
La mostra sarà affiancata dal volume omonimo, a cura di Letizia Lonzi, Giorgio Reolon e Flavio Vizzutti (Antiga Edizioni, 2022).
“La mostra e il volume dedicati a Tomaso Da Rin Betta nel centenario della morte del pittore cadorino, – spiega Renzo Bortolot, presidente della Magnifica Comunità di Cadore – rappresentano uno degli esempi tangibili dell’impegno della Magnifica Comunità di Cadore per la promozione e la conoscenza del patrimonio culturale locale, creando inoltre una rete istituzionale con il Comune di Vigo capace di produrre dialogo e reciproco impegno. Questa felice formula di approfondimento scientifico delle vicende umane e artistiche dei pittori cadorini tra Ottocento e Novecento, quest’anno giunta al quinto anno consecutivo e che ha toccato molti luoghi del Cadore, testimoniano uno sforzo editoriale ed espositivo di notevole spessore e fanno di questa specifica azione di ricerca e di tutela uno dei momenti salienti dell’impegno dello storico ente ad assicurare la divulgazione delle conoscenze della tradizione artistica locale”.
Inizialmente conosciuto per le numerose pale d’altare che aveva realizzato, esposte nelle chiese del Cadore e dell’Agordino, nel 1964, grazie alla mostra antologica a lui dedicata a Vigo di Cadore nella quale erano esposti anche 39 ritratti (in gran parte di proprietà privata) venne alla luce la ricca produzione ritrattistica di Tomaso Da Rin Betta, fino ad allora celata nelle dimore locali e protetta da gelosa riservatezza.
“Il Comune di Vigo di Cadore – sottolinea Silvia Calligaro, sindaco del Comune di Vigo di Cadore – non ha certo mancato di onorare il suo illustre cittadino: una via del paese a lui intitolata, una lapide posta nel 1925 da cittadini e amici a perenne memoria dell’insigne pittore ed alcune opere presenti nelle chiese del paese e presso la Biblioteca Storica Cadorina, ne ricordano l’importanza, nota non solo in Italia ma anche all’estero. Il Paese lo celebrò anche nel 1964 con una piccola esposizione della sua produzione ritrattistica, una trentina di ritratti circa, qualche opera sacra e di genere, un evento questo sicuramente importante ma dal quale è passato ormai troppo tempo. Ecco perché questa nuova e significativa iniziativa a 58 anni dal precedente evento rappresenta l’opportunità di riportare in auge questo importante artista e di farlo conoscere ed apprezzare a tutti attraverso una ricca esposizione delle sue opere”.
“L’accurata ricognizione sull’arte di Da Rin – aggiunge Matteo Da Deppo, direttore del Musei della Magnifica Comunità di Cadore – coordinata da Letizia Lonzi con la collaborazione di Giorgio Reolon, Flavio Vizzuti e Vanni Tiozzo, l’esame delle tematiche trasversali legate alla vita del pittore realizzate da Emanuele D’Andrea fanno riscoprire un pittore di grande importanza, di fama internazionale ma strettamente legato al Cadore. I vasti consensi riscossi dall’artista nel corso della sua carriera confermano la validità e l’urgenza di riscoprire la sua figura, a oltre cinquant’anni dall’unica esposizione che il Cadore ha saputo offrirgli dopo la morte”.
Come spiega Flavio Vizzutti, coautore del volume dedicato a Da Rin Betta e già autore della vice nel Dizionario biografico degli autori Treccani, a partire dal primo trentennio del XIX secolo, periodo di maggior diffusione del gusto romantico, la ritrattistica aveva iniziato a calamitare l’interesse di una committenza sempre più vasta e diversificata, che affidava alle arti il compito sia di trasmettere ai posteri il ricordo dell’aspetto dei membri della famiglia e del loro status sia di far emergere gli aspetti più strettamente caratteriali. La clientela non era più solo aristocratica ma anche borghese, appartenente ad una classe che si era imposta grazie all’abilità imprenditoriale.
L’attività di Tomaso Da Rin Betta si inserisce in questo contesto e l’artista cadorino, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia allievo di Michelangelo Grigoletti e dell’austriaco Karl von Blaas, diviene un acuto interprete delle inclinazioni caratteriali e delle relazioni affettive dei soggetti che ritrae.
Grande attenzione è dedicata ai dettagli, visibile soprattutto nel “genere storico”, amato pretesto per proporre raffinati costumi e ambientazioni particolari: questa abilità ha particolare successo nei confronti della clientela e fa crescere la fama del pittore durante i suoi numerosi viaggi europei. I suoi ritratti sono stati rintracciati negli ultimi decenni non solo in Cadore, ma anche a Bolzano, Vienna, Trieste, Croazia, Slovenia, San Vito al Tagliamento, Padova ecc..
L’inclinazione di Da Rin Betta verso l’oggettività verista si palesa anche nell’attento studio della tipologia dei volti e delle posture dei personaggi che popolano le sue pale d’altare. In parecchi casi si tratta di veri e propri cripto-ritratti (ovvero la rappresentazione di una persona reale nelle vesti e con gli attributi distintivi di un altro personaggio, solitamente antico e celebre), idonei non solo ad attualizzare la nobiltà dei tradizionali schemi iconografici rinascimentali veneziani ma anche a creare una sensibile connessione con la vitale immediatezza giornaliera.
Come ricorda lo storico Giorgio Reolon, coautore del volume di accompagnamento alla mostra, una puntuale ricognizione dei dipinti di soggetto sacro conservati nelle chiese del Cadore venne realizzata nel 1939 da don Pietro Da Ronco, sacerdote originario di Vigo di Cadore, studioso di storia cadorina e instancabile raccoglitore di notizie, sulle pagine del settimanale diocesano L’Amico del Popolo: una trentina di opere, soprattutto pale d’altare.
Il volume dedicato alla mostra si conclude con un capitolo dedicato ai figli di Tomaso Da Rin, a cura di Emanuele D’Andrea, avvocato e vicepresidente della Magnifica Comunità di Cadore, entrambi animatori della vita culturale universitaria patavina di fine Ottocento: Enrico, laureato in Medicina all’Università di Padova e medico a Perarolo di Cadore dal dicembre 1897, ed Ettore, , iscritto alla facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali e dedito a cronache-critiche delle opere liriche che rappresentano “un segno del tempo e della storia della società e insieme alla penna del fratello Enrico, illustrano un periodo in cui va in soffitta la Belle Époque e appare il futurismo nell’ambiente dell’Università di Padova, culla di tanti ingegni”.
Per informazioni: magnificacomunitadicadore.it