Al convegno studentesco celebrativo dei sei lustri del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, tenutosi a Udine, a Palazzo Florio, il presidente prof. Travain ha rivolto ai giovani relatori l’augurio di essere in ogni campo valido esempio e guide illuminate per il territorio sebbene cattiva democrazia non scelga sovente con questi parametri i suoi rappresentanti: “Abbiamo bisogno di ‘sorestants’ nuovi e saggi ma anche di un popolo che sappia sceglierli e sostenerli!”.
“L”Academie dal Friûl’, sorta come circolo universitario nel 1994 con primari intenti di promozione dell’uso professionale della lingua friulana, sviluppo di una forte coscienza identitaria e difesa dei diritti e degli interessi degli studenti friulani in generale, si apre a diffondere culturalmente un’idealità di rinascimento civile e sociale che dal Friuli possa rivolgersi all’intera ‘universitas’ globale, a procedere da Udine, nuova Aquileia e piccola Atene della Friulanità. In questo, l’Associazione si riconosce figlia e propugnatrice di quel progetto di promozione, mobilitazione e rinnovamento della coscienza civica avviato sullo scorcio degli anni ’80 nel capoluogo friulano e presto passato attraverso esperienze di parlamento sociale nonché di propulsore di civismo, approdando in apertura di millennio a movimento popolare, inizialmente locale, poi internazionale, denominato Fogolâr Civic e richiamante a comunità quell’antica Europa aquileiese di cui la città di Udine fu ultima capitale. L”Academie dal Friûl’ assume i tratti citati come riferimenti orientanti, riconoscendosi nelle tradizioni e nell’evoluzione delle prospettive storiche proprie specifiche e del movimento sopraccitato del Fogolâr Civic. L’attività sociale predilige i campi della formazione e della coscientizzazione in tema di cultura e solidarietà civiche nonché di promozione del territorio, astenendosi tradizionalmente da iniziative a carattere elettorale”. Così oggi l’articolo 2 dello Statuto sociale descrive le finalità del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, che ha celebrato il proprio trentennale con un convegno studentesco, presieduto dal suo leader storico, il prof. Alberto Travain, a Palazzo Florio, a Udine, il 9 dicembre 2024, ricorrenza della Contadinanza del Friuli (1503), tribunato popolare friulano o controparlamento degli amministrati, massimo orgoglio di quel civismo che il sodalizio ha per tre decenni culturalmente cercato di promuovere, rinfocolare, rinnovare.
GLI AUSPICI DEL RETTORE E DEL GOVERNATORE
I lavori del convegno, intitolato “Academie dal Friûl: sium civic che si rionç intal cûr de Europe? / Sogno civico che si rinnova nel cuore dell’Europa?”, iniziativa ospite dell’Università e organizzata appunto da “Academie dal Friûl” insieme al correlato Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, con il patrocinio culturale dell’Arengo della Capitale del Friuli Storico oltreché in accordo con il Club per l’Unesco di Udine e il Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, sono stati introdotti dagli indirizzi benaugurali pervenuti dal Magnifico Rettore dell’Ateneo friulano, prof. Roberto Pinton, e dal Presidente della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, dott. Massimiliano Fedriga.
IL SINDACO: IDENTITÀ FUNZIONALE AD UNA VITA PIENA E FELICE!
Il Sindaco di Udine, prof. Alberto Felice De Toni ha inviato, per l’occasione, un caloroso ed apprezzato messaggio in lingua friulana. Eccone il testo. “A non de aministrazion comunâl e in rapresentance di dute la citât di Udin, o puarti i miei salûts ai convignûts e al Dean, Albert Travain, in cheste ocasion di celebrazion dai trente agns dal circul universitari furlan ‘Academie dal Friûl’. Tant che professôr e za une volte retôr de Universitât dal Friûl, o pues dome che preseâ la funzion di agregazion e di puint tra la Universitât, i zovins e la societât furlane puartade indevant in chescj agns de Academie e inmaneade in primis dal so Dean. Interessâsi di dulà che si ven e si è a stâ, studiâ la storie e la culture dai nestris vons, vê une funzion ative te comunitât, come che la Academie e sburte a fâ, al è fondamentâl te costruzion di une identitât sigure, che e je une part impuartante di une vite plene e felice. Us auguri bon lavôr”.
IL SALUTO DELL’ARENGO: GRATI ALLA MATRICE!
Ha preso la parola, a seguire, il cameraro dell’Assemblea popolare udinese dell’Arengo, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, massima figura elettiva del civismo contemporaneo locale, oltretutto presidente del Club per l’Unesco di Udine, che ha espresso il più vivo plauso nei confronti del prof. Travain, per tre decenni animatore instancabile dell'”Academie” e di tanto impegno culturale e civico di cui anche la stessa Istituzione arengaria rivitalizzata è espressione eminente. Un rinnovato affidamento ai giovani, che Travain chiama, di nuovo, a raccolta, come trent’anni or sono, sotto le bandiere di una riscossa sin antropologica della Friulanità, innanzitutto vittima di se stessa.
IL DIRETTORE DELL’ARLEF: OMAGGIO AD UN PICCOLO PLATONE FRIULANO!
Anche il Direttore dell’ARLeF (Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane), dott. William Cisilino, ha, per parte sua, ringraziato il prof. Travain per l’esempio di coerenza e tenacia sempre rappresentato nel portare avanti idee controcorrente eppure fondate e vincenti: nel crearne un laboratorio affidato ai giovani. Appropriata, secondo l’intellettuale, la scelta del nome di “Academie”, richiamo alla primigenia accademia ateniese. In un’epoca in cui le idee si sono morte, promuoverne una fucina non è cosa da poco. Travain, dunque, piccolo Platone di un’accademia friulana che ha dato senz’altro anche i suoi onesti Aristotele. Tra i maggiori prodotti culturali tratti dall’iniziativa travainiana, certamente il presente e montante successo cinematografico internazionale della figura di eroe nazionale del Friuli medievale Marco di Moruzzo, protagonista di un docufilm del regista Marco Fabbro, fortemente caldeggiato dall’ARLeF e in particolare dal suo direttore.
LA RIFLESSIONE DI UN GRANDE PRESIDENTE: PLAUSO ALLA COERENZA!
È seguito l’intervento di un altro storico presidente dell'”Academie”, il chimico sig. Victor Tosoratti, che ha sottolineato l’importante valore formativo di quel cenacolo in materia identitaria e di coscientizzazione della cittadinanza. Tosoratti ha ricordato la lunga e affascinante vicenda, un’opportunità di crescita personale grazie innanzitutto alla serietà, alla coerenza culturale, del promotore Travain, richiamando anche l’importanza, in sede didattica, della trasmissione della passione e, oltre ai contenuti, di capacità critica, soprattutto in un momento in cui l’informazione ufficiale pare smaccatamente monodirezionale ed il ricorso ai social una necessità che comunque richiede spiccate facoltà di discernimento.
LA PROLUSIONE DEL PADRE FONDATORE: VOLEVAMO RAZIONALIZZARE UN SOGNO!
L’orazione introduttiva è toccata quindi al prof. Travain, che ha parlato di occasione “une vore strasordenarie pal fat che a son i trente agns de Academie dal Friûl, un circul universitari che nol à cjalât dome a la Universitât ma che al à cjalât al teritori, si à consumât cjalant al teritori e si à stramudât in teritori. Dopo trente agns di chel non al reste il non, ma a restin ancje, anzit a van indevant, in maniere sigûr dificoltose, lis iniziativis e lis testemoneancis che chest circul al à cirût di dâ. Prime di dut come ideadôr e dean storic di cheste realtât o puarti il salût dai presints e dai no presints: o puarti il salût di une storie a cheste platee che e je vignude a onorâ une storie. Une storie di lote, di testemoneance culturâl, sociâl: une bataie vere, parcè che nol è facil puartâ indevant ciertis ideis intune societât che no scolte e che e à ancje interès a no scoltâ o e crôt di vê interès a no scoltâ”. Il professore ha ricordato come Sala Florio, luogo del convegno, sia “une sale storiche de Academie dal Friûl”, sede d’incontri, conferenze, intervenendo grandi figure oggi scomparse del mondo culturale friulanista, “figuris une vore impuartantis e critichis in sens costrutîf sul plan de culture civiche furlane”. Un nome per tutti: Gino di Caporiacco. E poi, un excursus sulla vicenda del sodalizio: “Il Circul Universitari Furlan ‘Academie dal Friûl’ al jere nassût tal 1994 cun chê di dâ dongje juste une culture e une sorestanzie civichis furlanis pardabon gnovis, inlidrisadis e ancje cuadradis tai resonaments: propit une scuele di zoventût no di dâle vie a di chest o a di chel, no mai di brusâle, ma di tignîle di farie libare di ogni influence di part e colôr, magari di scune, di stombli, di bloc di une gnove politiche identitariste. Mo su lis ideis e mo sui rapuarts cu lis variis sirenis plui o mancul fuartis e plui o mancul seriis dal predomini locâl, la compagnie si à ben prest sclapât, restant nome une ale fedêl al progjet che al jere in partence. E chê ale, ridote, e à savût butulâ consecuent moviment culturâl di popul che al à vût il non di Fogolâr Civic, rivoluzionant la culture civiste partint di Udin e cjalant dute Europe e il Mediterani”. L’idea era stata, sin dall’inizio, quella sostanzialmente di razionalizzare un sogno per renderlo realizzabile in ogni campo, ha ricordato il padre fondatore del cenacolo. Ed il sogno era quello di un Friuli autocefalo, in qualunque realtà esso si debba calare. Ma un Friuli autocefalo ha bisogno di idee chiare e di loro fedeli propugnatori anche certo ai vertici del potere locale…
IL PUNTO SULLA STORIA DELLA BANDIERA FRIULANA IN UN SEGNALIBRO…
Per il trentennale “Academie dal Friûl” è stato presentato anche un segnalibro culturale dedicato al punto sulla storia della bandiera friulana a cura dello stesso prof. Travain, facente seguito agli approfondimenti sviluppati a ridosso delle rimembranze del sesto centenario del martirio politico di dell’ultimo alfiere dello Stato patriarcale, Marco di Moruzzo, nel 2021, ma anche a specifico amicale sollecito rivolto al professore dallo stesso dott. Cisilino, fatto quindi primo destinatario del prezioso opuscolo, interamente in lingua friulana, che oltre a rivelare particolari importanti sulla vicenda dell’aquila aquileiese, svela segreti, mistificazioni e madornali errori che oggi pervadono l’argomento: dagli improponibili grifoni all’invenzione delle bandiere da guerra con l’aquila, dalla presto ritirata ipotesi di falso storico per l’insegna di Bertrando a sbagli e incoerenze negli stendardi istituzionali del Friuli Storico e della stessa Regione Friuli Venezia Giulia.
Sono seguite, poi le relazioni di tre studenti universitari variamente legati all’impegno civista, cavallo di battaglia dell'”Academie”. Varia e qualificata oltreché attenta la platea.
COSENTINO: LA GIUSTIZIA COME BELLEZZA!
“Custodire la Bellezza: la mia storia tra arte e impegno civico”: dalla propria giovane esperienza civista ed ecologista, avviata tra i banchi di scuola nelle Valli del Natisone – note le sue battaglie per la tutela del torrente Alberone, ai piedi dell’epico Matajur, ed a garanzia della qualità dell’acqua somministrata alle popolazioni –, Aran Cosentino, tra i primi promotori in Italia del movimento “Fridays For Future” e oggi laureando a Venezia in Arti Multimediali presso l’Accademia delle Belle Arti, ha ampiamente tratto lo spunto per isolare un concetto di grazia associato inscindibilmente a quello di verità e giustizia: “La Bellezza, per me, non è solo estetica. La Bellezza è ciò che è giusto, è ciò che è positivo per la collettività. Come ricercatore della Verità e amante della Giustizia, il mio percorso si intreccia con l’arte e con l’attivismo, con l’obiettivo di difendere l’ambiente e i diritti umani”.
CUTRINO: CIVISMO GARANTE DI GIURISPRUDENZA LIBERA!
È stata, poi, la volta dell’udinese Riccardo Cutrino, studente di Giurisprudenza presso l’Ateneo friulano, civista rigoroso sin da scolaretto, un Comune dell’hinterland primo consigliere giovanile d’Italia a dare le dimissioni in segno di protesta nei confronti di una gestione meramente ludica del Consiglio Comunale dei Ragazzi. Cutrino ha parlato de “Il ruolo del giurista nei secoli: da filosofo delle leggi a tutore della legalità. Riflessioni intorno a una figura complessa e spunti per la sua evoluzione”, accennando, tra l’altro, all’eccelsa figura mai abbastanza valorizzata del giureconsulto rinascimentale Tiberio Deciani, suo concittadino, e concludendo, per i giurisperiti, con chiari auspici di equilibrio orientato al bene comune e di libertà da interferenze tiranniche assicurata innanzitutto da presidio civico.
LIZZI: LA STORIA, MAESTRA DI FUTURO!
gli studi storici devono servire a dare forma al domani. Per parte sua, Daniele Lizzi, laureando in Lettere presso l’Università di Udine e apprezzato studioso – è sua l’ultima biografia dell’eroe medievale friulano-patriarchino Marco di Moruzzo – ha parlato di “Storia tra ‘ricerca’ e ‘possesso per l’eternità’: studiare il passato per leggere il presente e informare il futuro”, contributo sul senso di una funzione storiografica non fine a se stessa ma propedeutica alla costruzione dell’avvenire: “Une ricercje storiche e à di dâ forme a un futûr. Se une ricercje storiche no ti dâ un implant, un mût di viodi lis robis, che ti puarti tal futûr, e je une ricercje che – e sarà biele trop che tu vûs – ma no à dât nie ae Storie”.
LE CONCLUSIONI: CATTIVE DEMOCRAZIE NON GENERANO BUON GOVERNO!
Le conclusioni, tratte dal prof. Travain con un accorato discorso finale, hanno assunto le forme di un vivido auspicio e di un simbolico affidamento alle menti elette e agli animi più limpidi delle giovani generazioni, affinché possano farsi carico per quanto possibile di guidare, di indirizzate, le comunità di cui sono virgulto e felice espressione verso un avvenire di coesione illuminata, radicata e inclusiva. Il chiusura di convegno, il professore ha rimarcato l’assoluta necessità di migliorare qualitativamente la classe dirigente friulana, denunciando nel contempo le derive di una democrazia affidata ad un popolo le cui scelte non paiono generalmente affatto orientate da spirito pubblico e senso civico ma da capriccio e interesse privati: “O vin bisugne di sorestants valits. O vin bisugne di sorestants iluminâts. Il probleme al è la democrazie, parcè che la int no sielç l’iluminât; la int no sielç la culture; la int no sielç la preparazion”. Insomma, cattive democrazie non possono esprimere buon governo ma soltanto cloni delle loro miserie. Puntare, da un lato, quindi, a formare il popolo positivamente – operazione ardua e difficoltosa senza ingenti mezzi – e, dall’altro, gesuiticamente, a ‘convertire’ i “sorestants’ di turno, opera non meno difficile…
prof. Alberto Travain
FOGOLÂR CIVIC + ACADEMIE DAL FRIÛL