Il Far East Film Festival, giunto alla sua 25^ edizione, si conferma evento di assoluta importanza nel panorama cinematografico internazionale oltre che un vero e proprio gioiello organizzativo, con l’incarico di essere il più importante palcoscenico europeo per il cinema d’oriente.
Con questa premessa, andando a scorrere la lista dei film proposti, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sono ben quattrodici gli stati rappresentati e i film in gara sono settantotto, calendarizzati dal 21 al 29 aprile. Sceglierne uno piuttosto che un altro, oltre che essere molto stimolante, può far venire il mal di testa. Si scherza, ovviamente, ma c’è ancora chi alla troppa abbondanza non si è abituato!
Affascinato da sempre dall’atmosfera notturna che Udine e il Nuovo Teatro Giovanni da Udine sanno regalare ad un introverso personaggio quale il sottoscritto, sono così tornato al FEFF 25 dopo la serata inaugurale, per godermi una visione a sera inoltrata.
Vale la pena rimarcare il successo di questa edizione, non solo per i sopra citati numeri Balza subito agli occhi la marea di pubblico presente in sala. Credo che anche il NTGU ne goda a far suo.
La proposta che mi sono voluto regalare, quella che più mi ha affascinato non avendo personalmente il tempo per potermi godere tutte le proiezioni, è il nuovo film del coreano Lee Hae-young PHANTOM (Fantasma).
Lee Hae-young è ormai diventato un habitué del FEFF, con le sue frequenti partecipazioni. Dopo essere stato presentato alla platea e accolto da un caloroso applauso, ha voluto a suo modo presentare l’opera che ha promesso essere un film da gustare “without using your brain” (senza usare il vostro cervello/pensiero), volendo forse invogliare il pubblico a seguire la trama senza per forza giungere a conclusioni affrettate. Si perché il movie si presenta come un accattivante thriller d’azione e spionaggio, ambientato in Korea durante il periodo coloniale giapponese.
L’anno è il 1933, da oltre 20 il Giappone ha dato inizio a quello che si rivelerà essere un duro processo di colonizzazione della Corea. Sta per insediarsi a Seoul (allora ancora denominata Gyeongseong, ovvero la capitale) il nuovo governatore generale giapponese. Prima della sua investitura pubblica però subisce un tentato omicidio, che per sua fortuna fallisce di poco.
La polizia è a conoscenza dell’esistenza di un misterioso gruppo di resistenza coadiuvato da una spia inserita all’interno dell’organo statale, il cui nome in codice è “Fantasma”, che ha accesso alle comunicazioni interne del governo coloniale. Il capo della sicurezza è Kaito (Park Hae-soo, Squid Game) che individua cinque potenziali sospetti e senza indugio li fa prelevare forzatamente per riunirli in un elegante quanto misterioso e isolato hotel, abbarbicato sulla roccia di una scogliera, per poter meglio arrivare a scoprire quale dei cinque sospettati sia il Fantasma.
L’hotel è dotato di microfoni nascosti in ogni stanza e camere di tortura nel seminterrato, appositamente creato allo scopo. Ma chi sono i 5 personaggi sotto osservazione critica?
Murayama (Sol Kyung-gu, Oasis) è un ufficiale di polizia decaduto appartenente all’élite nippo-coreana con un passato oscuro alle spalle.
Park Cha-kyung (Lee Ha-nee, Extreme Job) è una funzionaria dei servizi segreti addetta alle comunicazioni.
Mr. Cheon (Suh Hyun-woo, Thunderbird) è un il puntiglioso crittografo che lavora presso i Servizi segreti come Park.
Yuriko (Park So-dam, Parasite) è l’irruente ex segretaria (lo scoprirà a suo malgrado) di un ufficiale giapponese di alto rango.
Baek-ho (l’attore esordiente Kim Dong-hee) è un impiegato all’ufficio comunicazioni.
Phantom, tratto dal romanzo cinese di Mai Jia Sound of the Wind, è stato anche il materiale di partenza per il film The Message (2009) di Chen Kuo-fu e Gao Qunshu.
Il film cattura subito. Vuoi per le sue magnifiche ambientazioni, l’aria noir perfettamente costruita e l’affascinante scelta di costumi e ambienti, vuoi perché è un dramma dall’intrigo magnificamente congeniato. La tensione è magistralmente dosata e sale a poco a poco, con i cinque sospetti alla costante ricerca di informazioni gli uni sugli altri, impegnati anche ad eludere l’attenta sorveglianza che ha predisposto il capo della sicurezza a capo di questa operazione.
I personaggi sono stati creati con grande perizia, in modo che lo spettatore sia stimolato a cercare in ognuno di loro le motivazioni che potrebbero averlo spinto ad essere la talpa.
Non mancano le scene di lotta, tanto care al mondo orientale.
Mi ha personalmente colpito (resto sempre un uomo che ama le cose belle) l’affascinante attrice Lee Ha-nee, ex Miss Korea 2003, che a tratti ricorda la nostrana Monica Bellucci (ma in meglio…ndr), resa incantevole dai costumi usati (vogliate scusarmi la divagazione...).
I nodi vengono al pettine, come si suol dire, durante un incontro faccia a faccia organizzato da Kaito per cena, momento in cui l’indagine prende una brutta piega deflagrando e portando tutti a cercare di salvare il salvabile.
La prova corale di tutti gli interpreti è di sicuro valore, ogni singolo attore spicca a modo suo, rendendo accattivante osservarli esibire il loro talento al servizio della trama, splendidamente costruita per l’occasione da Lee Hae-young.
Se per gran parte il film risulta intrigante, appassionante e coinvolgente però, a mio avviso verso il finale perde quella carica emozionale e drammatica che lo aveva caratterizzato. Cosa mi ha lasciato l’amaro in bocca?
Personalmente ritengo inutile strizzare l’occhio al mondo LGBTQIA2S+(credo non manchi nulla), con il cameo dell’omosessualità di Park Cha-kyung (Lee Ha-nee), che anche se velatamente fa il suo dovuto passaggio Ne avrei decisamente fatto a meno, anche per evitare di cadere nel banale dell’odierno. Ma credo, forse ingenuamente o forse con eccessiva malizia, che in questo caso sia un atto dovuto più per motivi legati al politically correct e al business oriented che altro (i social poi si sa…).
Eccessivo poi l’uso della violenza e della esaltazione della carneficina quando si è giunti alla resa dei conti tra i vari protagonisti. A farne le spese per primi i due che meno centravano con il gioco di spie, Mr. Cheon e il timido quanto fuori luogo Baek-ho innamorato di Park Cha-kyung.
In un film con queste cadenze, stile ed eleganza, arrivare ai livelli di un Tarantino nelle sue giornate più splatter mi pare fuori luogo. Se da un lato posso provare a capire quello che per la Korea e i Koreani abbia significato quel periodo, dall’altro credo che alcune scene, accostandole al genere e alla trama, avrebbero potuto essere girate senza cadere in un inutile ecatombe di rosso colorata.
Resta il fatto che il film STRAMERITA di essere visto, sperando ci sia la possibilità anche per chi non ha la fortuna di vivere il Far East di poterlo vedere e apprezzare.
Regia: LEE Hae-young
Anno: 2023
Durata: 133′
Stato: South Korea