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Voce del NordEst

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Anna Oxa : un viaggio tra le sonorità del mondo, un incontro di energie con le sue canzoni più significative

DiRedazione

Lug 14, 2025

Camicia jeans e maglietta, è cosi che Anna Oxa, si presenta al pubblico dell’Arena Alpe Adria

Pubblico venuto anche da molti chilometri di distanza

Il ritorno sulle scene della cantante pugliese, di origini e cittadinanza Albanese per parte di padre, attira ancora molto interesse e curiosità soprattutto da chi la amata nella sua lunga carriera costellata di grandi successi e ben due vittorie a San Remo (una in coppia con Fausto leali).

Nel suo lungo percorso artistico, in cui ha avuto modo e soprattutto voglia di sperimentare e innalzare sempre l’asticella professionale e artistica, arrivata al età di 64 anni (anche se non si dovrebbe dire…ci scuserà per questa licenza…) calcherà il paco in compagni di 4 validissimi musicisti, di cui avremo modo di parlare in seguito.

Ad aprire il concerto la prima delle rivisitazioni, Tutti i brividi del mondo in una veste new wave accattivante e molto intensa. Segue uno dei suoi capolavori, almeno per quello che mi riguarda, Oltre la montagna, con Anna che crea un intro ambient facendosi scivolare acqua tra le mani, microfonata per ricreare un atmosfera più rarefatta e più vicina al ritmo della terra (tema che Anna approfondirà concerto durante).

Primo deciso cambio di sonorità con ritmi celtici, suoni di cornamuse ed echi irlandesi prendono il sopravvento con Anna che si abbandona alla danza, incitata dagli spettatori.

Adesso gli esercizi vocali e armonici prendono il largo. Anna pare voler ricordare a tutti le sue qualità vocali, esibendosi in una lunga serie di vocalizzi accompagnata da una robusta sessione jazz/swingante che dovrebbe esaltarne le qualità. La mia prima impressione invece è quella di correre il rischio di perdersi nel voler strafare, e qualche mugugno inizia a girare tra la platea.

SI comincia con la presentazione della Band, Marco Rizzo alle tastiere.

Con ritmi afro riecheggiano le note del grande successo di Anna, la rivisitazione di Pagliaccio Azzurro perde un po’ del pathos originale, anche se l’arrangiamento è apprezzabile, forse più per chi non ha memoria del brano originale.

E’ la volta della presentazione di Tarcisio Molinaro alla batterie, percussioni e altre amenità ritmiche…

Sulle note di Se devo andare via ritornano sonorità più familiari alla stragrande maggioranza della audience. Il bassista che la accompagna in questo tour è Lorenzo Mancini (che suona anche il contrabbasso) che si esibisce in un gradevole assolo (con basso fretless) dolce quanto basta per fare da intro perfetto a Pensami per te.

Con A lei si continua sulla falsariga delle ritmiche suadenti create poco prima, che portano il suono ad assumere accenti orientali molto coinvolgenti, creando un atmosfera ancora più mistica.

Arriva poi un netto stacco con un rock prepotente che introduce È tutto un attimo, che però è solo un accenno, dura troppo poco! Nota a margine, del chitarrista non c’è traccia (molti i campionamenti proposti).

Dopo tanta musica, Anna si concede al pubblico in un corto monologo in cui sottolinea di voler proporre più sonorità possibile, anche suoni oramai dimenticati o archiviati, ancestrali ed evocativi, per non dimenticare che la musica è energia, unione, spiritualità e le frequenze posso aiutare la nostra esistenza/esperienza terrena.

Haiku regala un atmosfera new age che incanta leteralmente il pubblico.

Il ritmo si riprende il palco con Senza pietà con una scatenata Anna, che in queste musicalità la trovo più congeniale alle mie (e non solo) aspettative acustiche.

Tocca al suono del sitar, con marcate sonorità indiane, a fare da tappeto sonoro a un altra interpretazione vocale di Anna, che passa con estrema disinvoltura da un atmosfera ad un altra.

Una sessione di archi introduce Un emozione da poco, suadente, dirompente, immortale! Riecheggiano le sonorità dei western di Morricone, con Anna che si esibisce in una serie di vocalizzi molto più convincenti e gradevoli dei precedenti. Contestualizzati nel modo corretto, nei tempi e nei modi, sono più “digeribili” dai fans.

Quando nasce un amore…non è mai troppo tardi! Arriva calda, profonda, regalando la solita grande emozione!

Tocca poi a Donna con te, che nel modo in cui è stata rivista non convince. Manca la carica ritmica, anche se l’arrangiamento è molto curato, ha perso la sua aura. Il suo finale spagnoleggiante sulle note di un flamenco poi, lascia più di qualcuno interdetto! Questione di gusti si dirà, ma tant’è.

Ti lascerò viene vestita con un abito succinto, spoglio, poco vibrante, risultando appiattita da quelle emozioni che invece riusciva a sprigionare, quando meno compressa esplodeva in un caldo brivido dentro.

Sali (canto dell’anima) restituisce alla notte di Lignano una Anna potenzialmente poi convincente, suoni pieni, testo intenso, voce espressiva come poche sanno fare.

L’unico bis è la canzone scritta da Ivano Fossati, Tutto l’amore intorno.

Alla fine, meno di due ore in compagnia di Anna. Una Oxa rinnovata, a modo suo. Può risultare intrigante e interessante rivisitare le proprie canzoni ricercando di inserirle in contesti sonori molto alternativi. Ma il rischio è dietro alla porta. Personalmente (e non solo per il sottoscritto…) le eccessive esibizioni vocalistiche sono risultate a volte “stucchevoli”, non per la qualità del prodotto (ineccepibile la tecnica e la potenza della sua voce…) ma per la loro durata e contestualizzazione.

Si usava dire “il troppo stroppia”, e in questo caso, ahimè viene da ricordarne il senso.

Musicisti bravissimi, Voce e presenza scenica sono di assoluto livello, anzi sarebbero da proporre alle nuove generazioni, per migliorarne gusto e cultura musicale.

Quanto all’organizzazione, Azalea non si discute MAI, sempre perfetto e impeccabile. Unica nota “quasi stonata” un iniziale problema di suoni, mal gestiti alla console, che fanno iniziare il concerto non senza qualche distorsione acustico/sonora di troppo (il sound check!?!?!?).

Di Redazione

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