CAREGIVER DAY FVG
Si è svolto oggi, lunedì 7 ottobre, all’Auditorium dela Regione a Udine il convegno in occasione della 2^ giornata regionale sui caregiver, quest’anno dedicata ai giovani caregiver. Ha partecipato L’assessore Regionale alla Salute, Politiche Sociali e Disabilità Riccardo Riccardi.Giovanna Pacco e Clara Miani dell’Associazione de Banfield di Trieste – partner dell’evento – hanno illustreranno il progetto pilota realizzato nelle Scuole Secondarie della nostra regione
UDINE- Si celebrava oggi, lunedì 7 ottobre, il “Caregiver Day” istituito dallo scorso anno in Friuli Venezia Giulia, una Giornata dedicata a quei cittadini “invisibili” chiamati Caregiver, persone, in prevalenza familiari, che si prendono cura di chi è affetto da patologie invalidanti. L’Auditorium della Regione a Udine ha ospitato un convegno pubblico per sensibilizzare le istituzioni e la collettività sul valore sociale di chi dedica il proprio tempo alla cura delle persone più fragili, incentrato quest’anno sul tema dei giovani caregiver, un fenomeno ancora poco conosciuto ma di grande rilevanza sociale. L’evento – organizzato dalla Regione FVG in collaborazione con l’Associazione triestina Goffredo de Banfield, impegnata da anni nel supporto ai caregiver di persone fragili, con demenza o Alzheimer – ha visto la presenza di esperti del terzo settore, insieme ad alcuni giovani caregiver e la partecipazione dell’Assessore regionale alla salute, politiche sociali e disabilità Riccardo Riccardi: al centro del convegno le sfide affrontate da ragazzi e ragazze che si trovano a svolgere mansioni di cura nei confronti di familiari fragili, spesso assumendo responsabilità che vanno oltre quelle dei loro coetanei. I relatori affronteranno il tema da diverse prospettive, presentando dati, esperienze e progetti realizzati a supporto dei giovani caregiver.
In apertura l’intervento di Licia Boccaletti della cooperativa sociale Anziani e non solo, la prima in Italia ad occuparsi in modo mirato e specifico del supporto ai giovani caregiver. A seguire l’intervento della Direttrice generale e di una psicologa dell’associazione de Banfield, Giovanna Pacco e Clara Miani che hanno illustrato i dati di un progetto pilota dedicato alle scuole secondarie della nostra regione: al momento le scuole coinvolte sono state l’Istituto Pertini di Monfalcone, l’Istituto Sandrinelli e il Liceo Carducci-Dante di Trieste. In totale sono stati coinvolti tre docenti referenti e 242 studenti di 14 classi, quarte e quinte: dalle risposte ai questionari risulta elevata la diffusione nel tessuto scolastico del fenomeno del caregiving giovanile, inteso come compito di cura quotidiano svolto dai ragazzi e dalle ragazze nei confronti di persone che vivono condizioni di fragilità come malattie, disabilità o dipendenze. Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati dei questionari somministrati in classe. L’associazione de Banfield ha condotto la prima indagine pilota sul caregiving giovanile nella nostra regione, coinvolgendo a seguito del progetto di sensibilizzazione “DFC-Dementia Friendly Community on the road” (sostenuto da Fondazione CRT e Fondazione Pietro Pittini) circa 50 ragazzi di IV e V superiore. I risultati hanno messo in luce la presenza di più del 20% di giovani caregiver all’interno del campione, un dato in linea con survey maggiori condotte in altre regioni italiane. Oltre alle mansioni di cura svolte dai ragazzi dopo la scuola, i risultati evidenziano i livelli di salute globale percepita dagli studenti: i caregiver autovalutano un livello di salute generalmente più basso dei coetanei non caregiver. Come evidenziato dalla Direttrice generale di de Banfield Giovanna Pascco, appare necessario svolgere una ricerca più estesa e approfondita che indaghi queste dinamiche nelle diverse aree territoriali del FVG e presso istituti scolastici di diversi orientamenti, anche al fine di garantire lo sviluppo di servizi che accolgano le necessità dei giovani caregiver e supportino i percorsi di vita degli studenti lungo il corso della carriera accademica.
Ulteriori interventi a cura di Giovanna Ferrari, Dirigente tecnico dell’Ufficio Scolastico Regionale FVG, Roberta Zona, Consigliera della Consulta, Presidente della Territoriale di Gorizia, Consigliera nazionale ANFFAS, Anna Zilli Professoressa di Diritto del lavoro, Università degli Studi di Udine, Ludovico Carrino, docente di Economia, Università degli Studi di Trieste. In conclusione l’intervento dell’Assessore Riccardi
“Oggi abbiamo ascoltato testimonianze importanti di vita vissuta, di quella società che ha quegli occhi che nessuno vorrebbe avesse, che ha il coraggio di mostrarsi e la forza di farci capire dove dobbiamo intervenire per migliorare le cose”, ha spiegato Riccardi. “Tre giovani donne ci hanno raccontato con grande dignità i sacrifici che affrontano per aiutare un parente fragile, costrette a crescere velocemente per affrontare problemi ‘da adulti’, conciliando a fatica studio, lavoro e assistenza: ci hanno dato un esempio di determinazione straordinaria, di incredibile solidità personale, mosse nel loro agire dal profondo affetto per il loro familiare, in una dimensione che le condizionerà inevitabilmente nel percorso di tutta la loro vita. Sono state testimonianze toccanti: a queste persone dobbiamo rispondere attivando strumenti capaci di dare supporto, sollievo e aiuto. La bontà di questa giornata è stata proprio quella di illuminare una parte ancora in ombra della dimensione di vita del giovane caregiver, esaminandola da più angolazioni, attraverso un percorso emotivo e personale non semplice: in questo senso, la nostra Regione si conferma ancora una volta attenta e apripista, affrontando tematiche che non hanno ancora l’evidenza che necessitano”.
Riccardi ha, inoltre, ricordato quanto importante sia l’attività che in Friuli Venezia Giulia gravita attorno al terzo settore da parte di associazioni e sodalizi sociali che lavorano attorno e per le famiglie: “Senza di loro non possiamo continuare a lottare per vincere queste battaglie di civiltà. Alimentando un grande moto culturale, animati da una sensibilità fuori dal comune, che gli deriva da una sofferta esperienza, gli attori “dal basso” continuano a fornire stimoli fondamentali alle istituzioni tutte. Metterli in rete significa crescere e favorire la ricerca delle migliori soluzioni possibili per chi vive condizioni di fragilità e per i loro familiari”.
Durante il convegno si è parlato infatti di cosa è possibile fare per questi giovani in base alle normative esistenti, nel rispetto della privacy, partendo anche da un luogo privilegiato quale quello della scuola: prima azione è quella di riconoscere il bambino/ragazzo caregiver – poiché spesso nemmeno lui ne è consapevole – e coinvolgere la rete educativa e quella dei servizi sociali per dargli il supporto che gli serve. D’aiuto gli spazi di ascolto, i piani didattici personalizzati studiati per chi ha un bisogno educativo speciale, l’individuazione di un docente o un tutor orientatore, le verifiche programmate in aula, le riduzioni o il differimento dei compiti al fine di ottimizzare il tempo, creando un clima di fiducia.
Non esiste una definizione precisa che inquadra i giovani caregiver: a oggi si intendono bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni – ma anche maggiorenni, tra i quali gli studenti universitari – che si prendono cura in “maniera significativa” di un loro familiare con fragilità (fratelli o sorelle, nonni o nonne, genitori, con disabilità, affetti da malattie croniche, demenze, problemi cognitivi).
Gli studi più completi arrivano dal Regno Unito dai quali emerge che i giovani caregiver sono 250mila con un’età media di 12 anni (23mila hanno meno di 9 anni); si occupano del parente per meno di 10 ore alla settimana nel 50% dei casi ma si arriva anche fino a 16 ore alla settimana e fino a 50 ore a settimana per il 7%.
In Italia, in base a studi Istat e ad altre rilevazioni, i dati risultano sostanzialmente in linea: emerge una presenza di 391mila giovani/bambini investiti di mansioni di responsabilità derivata dal dover accudire parenti con fragilità; un’indagine del 2023 sulla disabilità indica che il 15% dei bambini/ragazzi con disabilità sono assistiti dai fratelli/sorelle. Tra i giovani caregiver, inoltre, si registra una significativa percentuale di ragazzi/ragazze che non studiano e non cercano lavoro.
Riccardi ha ribadito come il primo studio è stato eseguito nella nostra regione quest’anno a cura dall’associazione “Goffredo de Banfield” su un campione di 52 ragazzi/ragazze che frequentano tre diverse scuole in Fvg; ha messo in evidenza che il 23,4% degli intervistati/e sono (e si sentono) giovani caregiver; la metà del totale degli intervistati ha comunque segnalato la presenza di un parente con fragilità in famiglia. Il tempo dedicato al parente “debole” (che nel 36% è pluripatologico), va dai 30 minuti alle 3 ore al giorno per svolgere più compiti, tra i quali gestione della casa (pulizie), gestione aspetti finanziari (pagare le bollette, ad esempio), cura personale e supporto emotivo del parente.
Essere un caregiver giovane comporta carichi di responsabilità propri di adulti maturi, che hanno riflessi importanti sul medio e lungo termine sui ragazzi/bambini, spesso difficili da intercettare: senso di solitudine e di inadeguatezza, ansia, depressione, aggressività, disturbi del sonno, senso di vergogna; a scuola espone a bullismo, difficoltà di concentrazione, paura e tensione per il parente solo a casa, assenze, ritardi nell’apprendimento, scarsa socialità, isolamento. A volte porta, di contro, porta ad aumento dell’autostima, acquisizione di competenze, maggiore capacità di comprensione delle necessità degli altri. I rischi sono quelli di non riuscire a vivere la giovinezza e l’adolescenza, di cadere nella dipendenza e di dover essere assistiti a loro volta, di non riuscire a terminare gli studi, di ricercare l’eccessiva perfezione con problemi di tenuta e successivi crolli, di mettere le proprie esigenze e aspirazioni al secondo posto.