CON IL CAPOLAVORO DI VITTORIO DE SICA I BAMBINI CI GUARDANO (mercoledì 29 ottobre) E IL PRIMO LUNGOMETRAGGIO DI GIANNI DA CAMPO PAGINE CHIUSE (venerdì 7 novembre) PROSEGUE AL CINEMA SOCIALE LA RASSEGNA CHE COMPLETA LA MOSTRA ALLESTITA AL CASTELLO DI GEMONA FINO A MARZO 2026
Prosegue mercoledì 29 ottobre, alle 20.30 al Cinema Sociale di Gemona con un capolavoro di Vittorio De Sica, I bambini ci guardano, co-sceneggiato da Cesare Zavattini, la rassegna cinematografica organizzata dalla Cineteca del Friuli e curata da Sergio M. Grmek Germani che accompagna e completa la mostra “L’età dell’amore” allestita al Castello di Gemona e dedicata alla figura del cineasta, scrittore e collezionista veneziano Gianni Da Campo.
Uscito nel 1943, l’anno di nascita di Da Campo, I bambini ci guardano cadde allora nella disattenzione di un’Italia lacerata dalla guerra, per rivelarsi nel dopoguerra non solo un’opera di apprendistato di De Sica regista ma il suo primo capolavoro e forse il suo film più bello in assoluto, dove lo sguardo di un bambino sul mondo dei grandi ha l’emozione del cinema puro, più ancora che in Sciuscià e Ladri di biciclette. Da Campo scopre il film da adolescente e vi riconosce tutti i traumi della propria famiglia divisa. Con il bimbo prodigio Luciano De Ambrosis, l’attore Emilio Cigoli, che diverrà un ancor più grande doppiatore, la diva Isa Pola, Adriano Rimoldi e un giovanissimo Marcello Mastroianni, è un film-miracolo, tragico eppure divertito (non a caso vi risuona la canzone del Trio Lescano Maramao perché sei morto?), un film per tutte le generazioni, di oggi e di domani. La proiezione sarà preceduta dall’introduzione di Sergio M. Grmek Germani.
Quale importanza il film di De Sica (insieme ad altri, fra cui Nel regno dei cieli di Julien Duvivier, che sarà programmato successivamente) abbia avuto nello spettatore Da Campo prima e nel regista poi lo si comprenderà appieno nell’appuntamento di venerdì 7 novembre alle 20.30, sempre al Cinema Sociale, quando sarà presentato Pagine chiuse(1966-1969), lungometraggio d’esordio di Gianni Da Campo, con Duilio Laurenti nei panni dell’undicenne protagonista: un film, nelle parole di Sergio M. Grmek Germani, “così intenso, così personalmente definitivo e completo e così segretamente trasgressivo da rimanere sino a oggi tra le opere più indispensabili del cinema italiano”. Nel 1966 il giovane regista lo mostra, in una prima versione molto più lunga, a Valerio Zurlini, che cogliendone la bellezza lo rimonterà nella versione infine edita nel 1969 e presentata alla Mostra di Venezia, dove, seppur confinato in una proiezione mattutina, Pagine chiuse conquisterà spettatori e critici, da Tullio Kezich a Jacques Aumont a Piero Spila, al delegato della Settimana della critica di Cannes a quello di un festival per ragazzi dell’Iran pre-khomeinista che lo selezionerà.
A seguire, sarà proiettato al Sociale nell’unica forma sopravvissuta di 4 minuti (sugli originali 10) il cortometraggio I parenti (1969), realizzato da Da Campo subito dopo e unica sua opera in presa diretta, in cui ritornano alcuni attori doppiati nel lungometraggio.
