di Luigi FERRARO
L’aereo rosso della Air Greenland ha toccato la pista alle 09.55 in Italia sono le 04.55.
Il suo colore che, in una giornata come oggi, non sembra nulla di particolare acquisterebbe maggior significato in una giornata nevosa e piovoso o in caso di emergenza. Non si può non notare una macchia rossa in mezzo ad una distesa bianca.
Bianco che già aveva catturato il mio sguardo dall’oblò sorvolando l’immensa distesa di ghiaccio della calotta… uno spettacolo della natura. Dimensioni del veivolo a parte … il volo mi ha fatto venire in mente quella serie tv che davano su Rai2 nei primi anni ’90 di un medico newyorkese catapultato in Alaska .. dove già dall’alto percepisce la vastità e la bellezza del posto remoto dove sarebbe vissuto.
Ad accogliermi non c’è l’indiano Ed, ma una temperatura di sette gradi, che un po’ mi aspettavo un cielo terso di un blu infinito e un vento freddissimo. L’aeroporto è piccolissimo, ricordo di una vecchia base militare Americana dei tempi della guerra fredda infatti tutto è ricavato da vecchi prefabbricati dell’epoca.
Tra i tanti passeggeri Inuit, gli occidentali sono la minoranza: turisti o scienziati che vengono a studiare nella base scientifica di Kelly Ville la stratosfera e l’aurora boreale. Fuori dall’aeroporto sul lato opposto l’unico market del villaggio, dove spero di trovare gas per il mio fornellino da campo, e una strada sterrata che porta al Polar Lodge e al camping.
Domani inizia la mia avventura : una volta arrivato alla calotta polare cercherò di raggiungere il villaggio di Sisimiut in otto giorni condizioni meteo permettendo e aggiornarvi così al primo wi-fi accessibile … proprio alla meta.
Takuss
L. F.