MORIAGO DELLA BATTAGLIA (TV)- Le logiche della violenza sulle terre dell’Adriatico orientale nel ‘900: scontri di piazza, incendi, ribellioni militari, squadrismo, conati rivoluzionari, stato di polizia, persecuzione delle minoranze, terrorismo, condanne del tribunale speciale fascista, pogrom antiebraici, lotta partigiana, guerra ai civili, stragi, deportazioni, fabbriche della morte come la Risiera di San Sabba, foibe, sradicamento di intere comunità nazionali.
Una storia dolorosa e complessa, come spesso accade a quelle di frontiera, al centro del Festival della Cultura di Moriago diretto da Lorena Gava, che il 24 marzo alle 20.30 ospita alla Casa del Musichiere lo storico e studioso triestino Raoul Pupo con il suo nuovo saggio, “Adriatico Amarissimo – Una lunga storia di violenza” (Laterza), un manuale completo e ragionato per l’uso corretto della storia attraverso le tempeste che si sono abbattute lungo il confine orientale, dal tardo periodo asburgico al difficile secondo dopoguerra, cercando di dare una panoramica complessiva degli avvenimenti che hanno avvelenato l’intero ‘900.
DA D’ANNUNZIO ALLE FOIBE
“Amarissimo mare” è un’espressione di D’Annunzio che si riferiva all’egemonia asburgica sul mare Adriatico fino alla Grande Guerra, ma “in questo libro – spiega Pupo, già professore di Storia contemporanea all’Università di Trieste – invece vuol dire qualcosa di diverso: vuole esprimere le sofferenze delle genti dell’Adriatico orientale nel corso del ‘900. La Risiera di San Sabba è uno dei simboli di questa sofferenza. Purtroppo però ce ne sono tanti altri, alcuni stanno ancora in Italia, sparsi un po’ dappertutto, come i campi che hanno ospitato i profughi giuliano-dalmati, altri sono vicini tra loro come Basovizza con il monumento ai fucilati e la foiba, altri invece si trovano oggi nelle repubbliche di Slovenia e di Croazia”.
Temi che in questi ultimi anni sono stati al centro di grandi discussioni, ma anche di grandi polemiche, “pensiamo ai crimini italiani nel Balcani e nelle foibe – aggiunge lo studioso- ma le polemiche rendono più difficile la comprensione del passato. Bisogna invece dipanare i vari fili, perché sono aggrovigliati e cercare di fare chiarezza sulle logiche. Poi una volta fatto questo, si prova a riannodare, perché bisogna rimettere insieme i fili del reale, cioè le varie logiche e criteri, con la dimensione umana: non esistono soltanto gli ordini, i modelli, le interpretazioni, ma esistono le persone che hanno vissuto, che hanno sofferto, talvolta hanno gioito e molte volte hanno patito. Ecco mantenere e tenere insieme due dimensioni, la storia e la memoria, la freddezza critica e la partecipazione alla vita umana non è banale”.
L’APPROCCIO
Pupo, tra i massimi esperti della storia di quei luoghi, ricostruisce una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato quelle terre – e non solo – nell’intero Novecento, per ricominciare a discuterne con cognizione di causa. Temi spesso studiati con un’ottica parziale, e quasi sempre all’interno di una storia nazionale ben definita, prevalentemente italiana o jugoslava (slovena e croata), scelta questa che ha originato incomprensioni e deformazioni interpretative. “Infatti è solo applicando contemporaneamente punti di vista diversi che si può sperare di comprendere le dinamiche di un territorio plurale come quello dell’Adriatico orientale, che nel corso del ʼ900 oscillò fra diverse appartenenze statuali. Inoltre, le versioni offerte dalle singole storiografie nazionali non fanno che rafforzare le memorie già a suo tempo divise e rimaste tali generazione dopo generazione”.
L’OBIETTIVO
Nel suo libro Pupo vuole esplorare “le diverse stagioni della violenza politica, per capire quali sono state le logiche di volta in volta le hanno ispirate. L’obiettivo è leggere bene sia le continuità che le fratture e le novità, e stabilire i collegamenti con quello che succede nei contesti di riferimento di quell’incendio. Contesti che certamente sono l’Italia e i Balcani, ma non soltanto, vanno anche più lontano, arrivano su fino al Baltico. Allora saremo capaci di farci un’idea precisa delle responsabiltà storiche dei diversi soggetti storici”.
LA BIOGRAFIA
Raoul Pupo, già professore di Storia contemporanea all’Uni versità di Trieste, dalla fine degli anni Ottanta è tra i massimi esperti dell’Esodo giuliano-dalmata, dei massacri delle foibe e più in generale della storia della frontiera adriatica e dei rapporti fra l’Italia e gli stati che nel tempo si sono alternati sul confine orientale italiano. Tra le numerose pubblicazioni ecco “Foibe” (2003), “Il lungo esodo” (2005), “Il confine scomparso” (2007), “Trieste ’4” “(2010), “Fiume città di passione” (2018) e il recentissimo ”Adriatico amarissimo” per i tipi di Laterza.