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Ieri 26/2 a Prosecco: “Da Kabul a Campo Sacro: migrazioni, salute pubblica e integrazione”, incontro pubblico organizzato da Donk HM odv

DiRedazione

Feb 27, 2024

“DA KABUL A CAMPO SACRO: MIGRAZIONI, SALUTE PUBBLICA E INTEGRAZIONE”
IERI LUNEDì 26 FEBBRAIO INCONTRO PUBBLICO AL KULTURNI DOM DI PROSECCO

Si è tenuto ieri lunedì 26 febbraio al Kulturni Dom-Casa della Cultura di Prosek-Prosecco l’incontro “Da Kabul a Campo Sacro: migrazioni, salute pubblica e integrazione” dedicato agli abitanti dell’altipiano carsico e voluto da Donk Humanitarian Medicine odv per raccontare ciò che i medici e gli infermieri volontari dell’associazione vedono durante le visite mediche gratuite effettuate nei diversi ambulatori presidiati giornalmente. Decine di persone che, per diversi motivi, come unica possibilità di cura hanno l’accesso al Pronto Soccorso anche se le problematiche sarebbero facilmente trattabili da un medico di medicina generale. L’incontro ha visto un positivo riscontro sia nel pubblico sia nell’interesse dimostrato attraverso le domande poste dalle persone, che hanno riconosciuto l’utilità del lavoro svolto dai volontari di Donk Humanitarian Medicine odv. 

Sasha Ban, socia del circolo che ha ospitato l’evento, ha aperto l’incontro sottolineando quale sia la  forza delle parole: tutto quello che noi conosciamo ha un nome e lo accettiamo, mentre quello che non conosciamo ci fa paura e non siamo in grado di nominarlo. A seguire Stefano Bardari, presidente di Donk HM odv, ha riepilogato la storia e le attività dell’associazione di medicina umanitaria che da oltre 10 anni fornisce assistenza sanitaria gratuita a chi non ha accesso al Sistema sanitario nazionale. In chiusura, prima di passare altri interventi dei relatori, anche il saluto di Katarina Modic, Vicedirettrice e Responsabile Area Accoglienza di Caritas Trieste (l’ente che gestisce il CAS di Campo Sacro). 

Il primo intervento a opera di Francesco Zanuttin, responsabile progetti Italia di Donk, ha inteso fornire informazioni geopolitiche puntuali affinché ognuno potesse farsi una propria opinione sul fenomeno delle migrazioni che, specie per il nostro territorio, è di estrema attualità. Nella sua presentazione ha approfondito la situazione di tre diversi Paesi – Pakistan, Afghanistan e Bangladesh – da cui proviene la maggior parte delle persone che arrivano attraverso la Rotta balcanica e che fanno parte dei cosiddetti “Paesi Fragili”, ovvero caratterizzati da istituzioni deboli, elevati livelli di povertà, violenza, corruzione e arbitrio. Si è soffermato a illustrare la situazione economica particolarmente difficile, la mancanza di servizi sanitari e giuridici, la guerra tra faide; la guerra diventa, dunque, la manifestazione più visibile della fragilità.

La parola quindi a Mariolina Congedo, neurologa in forza ad ASU FC – Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, che ha portato la propria esperienza di volontaria principalmente proprio presso il Centro di accoglienza straordinaria di Campo Sacro (Ostello Scout). In particolare ha sottolineato il problema linguistico dei giovani ospitati che manifestano il disagio nella difficoltà di esprimersi e di spiegarsi; questo genera insofferenza. Ha raccontato la sua esperienza nel relazionarsi con le persone che visita, in cui talvolta l’incontro è critico ed emerge l’importanza di appoggiarsi alle parole, che possono favorire i percorsi nei quali trovare confronto e superare i limiti. In questo frangente, ha sottolineato, è particolarmente prezioso il supporto dei mediatori linguistici. Spesso le viene chiesto come mai, nonostante gli impegni lavorativi e familiari, i medici e gli infermieri volontari dell’associazione dedichino (gratuitamente) il proprio tempo; la risposta è data proprio dall’evidenza di come questo tipo di presenza testimonia che si può costruire un percorso di accoglienza, un modo pacifico di incontrarsi.

La parola a Michele Carraro, nefrologo in pensione, che ha voluto sottolineare l’aspetto umano delle persone coinvolte: non solo di quelle che si mettono in viaggio, ma anche delle famiglie che restano a casa. Ha parlato di come, in ambito medico, sia importante al fine della guarigione della persona malata che la sua cerchia più prossima gli stia vicina, come vera forza verso la guarigione. Come medico lui ha sempre visto, dall’altra parte, una persona come se stesso. Ha riconosciuto inoltre come sia normale, per tutti noi, attivare comportamenti di protezione nel momento in cui si entra in contatto con ciò che non si conosce, e che si porta dietro un vissuto di dolore e sofferenza. Ascoltare – e condividere – le storie dei ragazzi visitati aiuta a capire la loro situazione. Ha portato la storia di un ragazzo che ha fatto il “Game” per ben 36 volte prima di riuscire ad arrivare a Trieste, ogni volta picchiato e derubato delle scarpe, e di un altro che durante la visita ha ripetuto più volte la frase “sto male” senza dare ulteriori indicazioni, dopo un po’ si è aperto e ha raccontato la sua sofferenza di sentirsi “non visto. Si è interrogato quindi su cosa significhi essere persone di dignità, riprendendo le recenti parole del Vescovo Trevisi “dobbiamo avere un sussulto di dignità”. La dignità è un bene che ci viene dato e che dobbiamo mantenere; si tratta del diritto a essere guardati con fiducia. Per questo preferisce dire “accogliamo le persone e non le nazionalità”. Tutti loro sono in cerca di un’occasione migliore, esattamente come fanno i nostri figli che oggi vivono a Berlino, a Londra o in altre parti del mondo per costruire il proprio futuro. Ricorda poi la tragedia dell’Ucraina, quando due anni fa migliaia di persone sono fuggite in maniera veloce; loro sono stati prontamente accolti e fatti integrare nella comunità, segnale che se c’è la volontà tutto è possibile. Questa sera, ha concluso,l’intento è di porsi in apertura degli abitanti di Prosecco, ascoltare i loro pensieri e rispondere alle loro domande.

Il presidente Bardari ha sottolineato come lui si nutra della passione che vede nei volontari dell’associazione: con le loro peculiarità e le loro diversità prestano la loro opera con spirito critico e costruttivo. Senza dimenticare che tutti loro fanno un’attività che va a salvaguardare la salute pubblica, di tutti, partendo da quella dei più fragili. Chi si ferma a Trieste si trova a dover aspettare diversi mesi tra il momento dell’identificazione da parte della polizia e quello in cui possono formalizzare la propria richiesta: in questa fase sostanzialmente non esistono. Gli ambulatori presidiati sono: il Centro Diurno di San Martino al Campo in via Udine, i Centri di accoglienza straordinaria Campo Scout di Santa Croce (Prosecco) e Casa Malala a Fernetti, e l’ambulatorio mobile Donky ora attivo presso la Chiesa di San Valeriano a Gradisca d’Isonzo (GO) e presso il Convento dei Frati Minori Cappuccini in Montuzza a Trieste; oltre alla reperibilità telefonica dedicata agli operatori delle comunità per minori.

Si dà quindi spazio alla discussione.
Nel primo intervento un uomo residente a Santa Croce ha approfittto dell’occasione per condividere i propri interrogativi in merito a come funziona la struttura di Santa Croce che vede quotidianamente passando in bus e sulla quale, ha ammesso, non sa nulla. A questo dà risposta Katarina Modic che spiega come durante la pandemia l’Ostello Scout sia stato scelto per effettuare i tamponi e garantire la quarantena (con isolamento) per i migranti della Rotta balcanica; alla fine dell’emergenza la struttura è rimasta in uso per la prima accoglienza dato che, nel tempo i flussi sono aumentati. Quando le strutture in muratura si sono rivelate non più sufficienti la Prefettura ha fatto arrivare le tende della Protezione Civile (prima solo in estate e poi per periodi più lunghi), ora smantellare. Oggi i Centri di prima accoglienza sono a Campo Sacro e a Fernetti, qui le persone ospitate  sono in lista per i trasferimenti in altre città dove inizieranno il percorso di integrazione. Oggi a Trieste i posti in accoglienza sono 1.200, tecnicamente proporzionati per la dimensione della città; tuttavia il sistema non regge, dato che bisogna considerare che siamo “punto di arrivo” della Rotta. Per questo servono trasferimenti più frequenti, altrimenti succede come la scorsa estate, quando c’erano oltre 500 persone rimaste in attesa per quasi due mesi. Ancora oggi i trasferimenti non sono sufficienti. 

Ulteriori domande hanno riguardato il tempo medio di permanenza, che per Casa Malala e Campo Sacro dipende dalla frequenza dei trasferimenti; mentre per le strutture in città dipende dalle specifiche situazioni (ad esempio chi arriva dal Kosovo ha una procedura accelerata sulla richiesta d’asilo); la lingua, aspetto fondamentale per l’integrazione, per la quale ci sono dei volontari a disposizione; la presenza di donne, che ovviamente sono in numero molto minore rispetto agli uomini, prevalentemente si muovono in famiglia ma talvolta arrivano anche sole, molte sfuggono a matrimoni combinati. Si sottolinea il ruolo di  Caritas Trieste che ha creato il “Tavolo fragilità”, intorno a cui si riuniscono 20/25 associazioni di volontariato che offrono servizi di diverso genere (medico, linguistico, dedicato alle donne, …) con l’obiettivo di creare una mappa per lavorare in sinergia.

In chiusura, un intervento dal pubblico per promuovere la figura del Tutore volontario che, attraverso un percorso di formazione, affianca i minori stranieri non accompagnati, che vivono in Comunità di accoglienza, per accompagnarli nel loro percorso di integrazione in qualità di adulto di riferimento. Si tratta di giovani a cui basta davvero poco, che hanno gli stessi problemi degli adolescenti “nostrani”, ma che si portano dietro un bagaglio di traumi che inizia a riempirsi ancora prima della partenza. Bisogna pensare anche alla famiglia che rimane nel Paese d’origine, ai genitori e ai parenti che sicuramente sperano che questi ragazzi incontrino qualcuno che si prenda cura di loro.

Prima di salutare i presenti, il presidente Bardari ha ricordato, tra le varie iniziative promosse dall’associazione, anche SALUTE! Festival del volontariato e della medicina umanitaria, la manifestazione diffusa nel tempo e nello spazio, lanciata l’anno scorso per parlare dei temi complessi della medicina di strada e del diritto alla salute.

Per approfondimenti: www.donkhm.org, www.festival.donkhm.org e pagine IG e FB dell’associazione. 

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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