C’era una volta un uomo, che viveva in una casa piuttosto singolare. Una casa di paglia direte voi? Ma nooo… non sarebbe a norma con i regolamenti antincendio! Una casa sull’albero? Ho detto singolare, non impossibile! Ma ve lo immaginate cosa accadrebbe se, nel XXI secolo, fosse possibile vivere su un albero? Già mi vedo gli immobiliaristi suicidarsi per le perdite economiche che ne conseguirebbero! Come dite? Una grotta? Ma insomma, la finite? Volete fare i seri? Questo non è mica un racconto fantasy! L’uomo viveva semplicemente nel retrobottega del suo negozio, nella città di Salerno. Era un modesto stanzino, arredato solo con un letto, un tavolo ed una cucinetta da campo. Non un granché, vero? Eppure, per lui, quel monolocale era tutto ciò di cui aveva bisogno ed era felice… molto felice!
Quest’uomo si chiamava Bertoldo e viveva in quella singolare casa (quasi) da solo; gli faceva infatti compagnia, il suo fidato cagnolino Giona. Era un cagnolino speciale, perché Giona era stato mandato dal mare e Bertoldo sapeva che tutto ciò che arriva dal mare, non poteva essere che buono. Vi starete chiedendo: “in che senso venuto dal mare? Cosa porta questo cagnolino nella vita di Bertoldo? Come gli cambia la vita?” Un attimo di pazienza miei piccoli lettori; ci sto arrivando. Il finale di questa storia è forse intuibile, ma un pizzico di magia e mistero, potrebbero sconvolgere l’idea che vi siete fatti. Quindi tenete in caldo la curiosità e leggete fino in fondo. Il nostro Bertoldo, non aveva sempre vissuto da solo, nel retro della sua bottega. Quando era un ragazzo, viveva insieme al padre, nella grande casa di famiglia. Bertoldo era un ragazzo un po’ estroso e ribelle, mentre il padre, era un uomo molto rigido ed autoritario. Capirete da voi, che questi due caratteri opposti, entravano in contrasto facilmente, ma mai erano sbocciati in litigi, perché Bertoldo, voleva anche un gran bene a quel padre e desiderava, prima di tutto, renderlo felice. Mettendo da parte, orgoglio ed ideali, abbassava ogni volta la testa, rimettendosi al suo volere. Era successo così anche il giorno in cui doveva scegliere la scuola che avrebbe frequentato e quindi la direzione che avrebbe preso la sua vita lavorativa. Bertoldo avrebbe voluto frequentare l’Accademia di Belle Arti e diventare un ceramista. Felicità, per lui, significava avere le mani dentro all’argilla, intento a dare forma a ciò che il suo estro gli comandava. Il padre invece lo voleva impiegato e voleva frequentasse un indirizzo economico. La sua idea per il figlio era il posto fisso, lo stipendio regolare, il lavoro pulito e magari una bella casetta con le tendine bianche alle finestre e qualche pargolo che giocasse sul tappeto. Leggermente diversi vero?
Come vi dicevo quindi, anche in quell’occasione Bertoldo aveva accettato di seguire il volere del padre. Terminati quindi gli studi in economia, aveva trovato facilmente lavoro come contabile in un’azienda. Dopo poco, aveva comprato la sua casa e aveva affisso alle finestre le famose tendine bianche. Agli occhi della gente sembrava un uomo realizzato e soddisfatto di se. Il padre era orgoglioso di lui e lo incalzava spesso affinché trovasse una buona moglie e sfornasse due o tre pargoletti. Passavano i mesi e poi gli anni, ma nessuna donna entrava mai in quella casa dalle tende bianche. Una era troppo grassa, l’altra troppo magra, chi troppo truccata, chi troppo acqua e sapone, chi troppo… insomma si è capito che per Bertoldo nessuna donna andava mai bene?
Lentamente ed inconsciamente, prendeva forma il pensiero di essere lui stesso a non andare bene e rimaneva triste e solo con un peso ed un senso di insoddisfazione nel cuore. Capitava spesso che, la sera dopo il lavoro, andasse sulla spiaggia a passeggiare in silenzio e ad ammirare il mare. Era una fredda sera di novembre e Bertoldo passeggiava, come suo solito sulla spiaggia, quando all’improvviso, dietro di se, un lamento… come il guaito di un cane, lo fa sobbalzare. Che sorpresa! Era proprio un cagnolino… e lo seguiva da un bel pezzo, a giudicare dalle impronte lasciate sulla sabbia. Era un meticcio, di taglia piccola, col pelo color beige, la codina mozzata ed un orecchio un po’ storto… Insomma non potremo definirlo proprio un bel cane. Però aveva un musino tanto tenero, con due occhioni dolci come il miele, che facevano passare in secondo piano tutto il resto. Non aveva medaglietta ne collare e non sembrava spaventato come lo sono di solito i cani smarriti. Era semplicemente solo ed un po’ triste, esattamente come lui.
Continuava a seguirlo scodinzolando, accettando di buon grado le carezze che gli elargiva di tanto in tanto. Si era fatta ormai ora per lui di rientrare a casa, ma il cagnolino non smetteva di seguirlo. Bertoldo aveva provato ad ignorarlo, ma quando era arrivato a casa, questo era ancora dietro di lui.
Voi miei piccoli lettori, come avreste agito al posto di Bertoldo? Avreste cacciato via il cane, di notte, al freddo da solo? Lui no, non era il tipo! Cosi quella sera Bertoldo, senza averlo previsto, si ritrovava un inaspettato ospite a cena. Quell’ospite però aveva bisogno di un nome. C’era una storia nella bibbia che lo aveva colpito fin da piccolo, ed era quella di Giona, un profeta inghiottito da un grande pesce che viene rilasciato su una spiaggia, dalla quale partirà per diffondere la parola del signore. Quale nome migliore poteva avere il cane venuto dal mare? Bertoldo non era più solo, quella notte aveva trovato un amico. Era un amico silenzioso è vero, però capace, come nessun altro prima di allora, di parlare al suo cuore ed illuminarlo di gioia, liberandolo da quel peso che da lunghi anni lo opprimeva. Il piccolo Giona non aveva fatto altro che giocare, scodinzolare e guardare con affetto il suo nuovo amico, ma tanto era bastato a Bertoldo per far luce sulla sua vita e tirar fuori dal cuore ciò che da troppo tempo giaceva seppellito. Al mattino tutto era chiarito e senza sentire ragioni ne preoccuparsi del giudizio di nessuno, aveva deciso di mettere in atto i suoi programmi. Immediatamente aveva lasciato il lavoro ed in pochi giorni, era passato dall’essere un triste impiegato dalla vita regolare, ad essere un contento e scapestrato studente dell’accademia. Il padre, come potete immaginare, non aveva preso bene la notizia, ma il figlio era irriconoscibile, e per la prima volta in vita sua, non era stato in grado di piegarlo al suo volere. Bertoldo era uno studente motivato e la laurea era arrivata in tempi rapidissimi. Non così rapidi però, da evitargli di sperperare tutti i suoi risparmi. Ma poco gli importava perché il giorno della proclamazione della laurea era un uomo felice, anche se ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da quel momento per vivere. Ancora una volta sarebbe toccato a Giona dare una svolta di vita al suo padrone. Una sera come tante altre, Bertoldo portava a spasso il suo cagnolino, seguendo il solito giro sul lungo mare della città. Ad un certo punto, senza preavviso ne un motivo apparente, aveva cominciato ad abbaiare insistentemente e pochi secondi dopo era fuggito in direzione del centro città. Immaginate la sorpresa del povero Bertoldo! Giona infatti era l’ombra del suo padrone e non si allontanava mai da lui. Dove correva il suo amico?
Perché non rispondeva ai suoi richiami? Non poteva far altro che corrergli dietro, su e giù per i vicoli di quella città. Quattro zampe contro due non è proprio un confronto leale e Bertoldo gli stava dietro a fatica! Fortunatamente però, Giona si era fermato proprio quando il povero Bertoldo, sudato, ansimante e con la lingua di fuori, stava per abbandonare l’inseguimento.
Cari bambini, riuscite ad immaginare dove si era fermato Giona? No, non era un negozio di salsicce! Chi è che ha detto “la casa di una bella cagnolina”? Simpatica l’idea, ma sbagliata! Giona si era fermato scodinzolando, davanti ad un vecchio negozio sfitto, in un vicolo della città vecchia. Cosa ci aveva visto di così particolare li dentro? Anche Bertoldo voleva saperlo. Sbirciando attraverso i vetri sporchi riusciva a vedere soltanto polvere e ragnatele. Nulla di particolare! Eppure Giona non voleva saperne di andarsene e continuava a scodinzolare ed abbaiare dietro a quella porta. Bertoldo non capiva. Tutto quell’abbaiare, riecheggiando tra gli stretti muri del vicolo, aveva attirato l’attenzione di molte persone, tra cui quella del proprietario del negozio, che abitava proprio lì di fronte, ed era accorso per avere spiegazioni. Intenerito da quel musino dolce non poteva fare altro che aprire la porta e lasciare entrare il cagnolino e capire cosa lo attirasse in quel luogo. Bertoldo, appena entrato, aveva cambiato espressione. In alcuni angoli, la tappezzeria che rivestiva i muri, si scrostava, lasciando intravedere le bellissime maioliche che erano celate sotto. Nel suo cuore era già chiaro ciò che voleva: quello sarebbe diventato il suo laboratorio di ceramiche e l’idea si era concretizzata pochi minuti dopo, quando era riuscito a convincere il proprietario ad affittarglielo.
Per pagare le spese iniziali e le attrezzature, aveva dovuto dar fondo anche agli ultimi risparmi, fino a dover vendere la sua bella casa; non gli rimaneva altra scelta che andare a dormire nello stanzino del retro bottega che aveva arredato in modo spartano. Con il suo fidato amico Giona sotto al suo sgabello, lavorava tutto il giorno, creando decine di oggetti da esporre nel suo negozio. Una delle cose che preferiva creare, erano degli uccellini di ceramica, che poi metteva dentro a delle gabbie di legno.
.A quelle gabbie non chiudeva mai la porticina, perché voleva che le anime buone del mare potessero entrare ed uscire liberamente e trovare rifugio nei suoi uccellini. Era felice. Era riuscito a realizzare il suo sogno, ma le cose non andavano molto bene. Tante persone passavano davanti al negozio, ma nessuna entrava mai a comprare qualcosa. Giorno dopo giorno i soldi di Bertoldo diminuivano e cominciava a preoccuparsi di aver agito con impulsività ed essere costretto a chiudere l’attività. E secondo voi chi sarebbe intervenuto in suo aiuto? Ma certo il cane venuto dal mare! Un giorno come altri, Giona era uscito da sotto lo sgabello del padrone, andando incontro per la strada ad una passante. Aveva sfoderato il più dolce dei suoi sguardi e la signora non era stata capace di resistere a fargli una carezza, seguendolo fin dentro il negozio. Ecco la prima cliente! La signora, doveva organizzare la comunione della figlia e le servivano proprio delle bomboniere. Alla vista di tante belle cose, aveva fatto subito un grosso ordine a Bertoldo. Che gioia! Adesso aveva di che pagare le bollette e le fatture! Il giorno seguente Giona aveva ripetuto la scena con un altro passante che, anche lui attirato nel negozio dal cagnolino, aveva finito poi per fare un grosso ordine per il matrimonio del figlio. Evviva, adesso aveva denaro a sufficienza per provvedere alle sue necessità. Man mano che le settimane passavano, sempre più gente arrivava al negozio di Bertoldo.
In città, si era sparsa in fretta la voce di quel simpatico cagnolino e del suo padrone che era un abile ceramista. Adesso davvero il sogno di Bertoldo si era realizzato; riusciva a vivere del lavoro che amava. Il merito era tutto di Giona, il cane venuto dal mare, che passava le lunghe ore di lavoro di Bertoldo, accucciato sotto lo sgabello, tra le sue gambe.

…E vissero così, per sempre, insieme, felici e contenti.
Bene miei piccoli lettori, vi è piaciuta la storia? Lo spero, anche se non è ancora finita per davvero. Il “per sempre felici e contenti”, sarebbe il finale classico che vi aspettate. Ma vi avevo avvertiti che ci sarebbe stato un finale a sorpresa ricco di magia.
Era capitato infatti, che una mattina, senza preavviso, né un motivo apparente, Giona era uscito da sotto lo sgabello di lavoro di Bertoldo. Lo aveva guardato per un po’ con i suoi occhi dolci e poi scodinzolando era uscito per strada. Bertoldo aveva pensato che il cane fosse uscito, come suo solito, a salutare qualche passante per ” invitarlo” a curiosare tra le sue ceramiche. Ma il cane non rientrava e dopo alcuni minuti, Bertoldo era uscito preoccupato a cercarlo. Di lui però non c’era traccia. Nessuno l’aveva nemmeno visto in giro. Disperato si era messo a cercarlo per tutta la città ed anche con l’arrivo del buio non aveva smesso le ricerche. All’alba Giona non si era ancora trovato e Bertoldo, triste e sconsolato, aveva deciso di andare alla spiaggia, dove si erano conosciuti tempo prima. Ma anche lì Giona non c’era. Sulla sabbia però, Bertoldo aveva notato delle piccole impronte di animale. Sembravano proprio quelle di un cane… anzi sembravano proprio quelle di Giona e andavano in direzione del mare, perdendosi sul bagnasciuga. Rimanendo con le lacrime agli occhi a guardare l’orizzonte, Bertoldo cominciava a capire che il cane venuto dal mare era tornato da dove era venuto. Erano stati grandi amici e Giona gli aveva dato tanto: era arrivato per lui il tempo di tornare al mare ed aiutare qualche nuovo amico. Bertoldo avrebbe davvero vissuto il resto della sua vita felice e contento, ma una porticina della sua bottega, sarebbe rimasta sempre aperta, nel caso Giona fosse voluto tornare un giorno a dormire sotto al suo sgabello ed allietare le sue giornate di lavoro.
Ora miei piccoli lettori, vi starete chiedendo come faccio a sapere tutte queste cose su Giona e su Bertoldo. Be’…sapete… a noi anime buone venute dal mare, piace stare vicino agli esseri umani, in particolare a quelli buoni di cuore, capaci di creare oggetti con amore. Perché è in questi oggetti che noi amiamo trovare rifugio. Ma siamo anime libere e quando una storia arriva alla fine dobbiamo andarcene e tornare al mare che ci ha creati. Ah, sì, dimenticavo, certe volte, noi anime buone venute dal mare, ci divertiamo non solo ad entrare in animali di ceramica, ma anche a prendere forma di animali in carne ed ossa…
Buonanotte miei piccoli lettori
