AMORES/INCONTRI DI GIAN CARLO VENUTO.
SI INAUGURA SABATO 10 DICEMBRE ALLA GALLERIA SAGITTARIA DI PORDENONE LA 487^ MOSTRA D’ARTE DEL CENTRO CULTURALE CASA A. ZANUSSI DI PORDENONE, A CURA DI FULVIO DELL’AGNESE
PORDENONE – Si inaugura sabato 10 dicembre alle 17.30 alla Galleria Sagittaria di Pordenone Amores/Incontri, la mostra che il Centro Iniziative Culturali Pordenone dedica a Gian Carlo Venuto. È la 487^ mostra d’arte del Centro Culturale Casa A. Zanussi di Pordenone, a cura di Fulvio Dell’Agnese.
Sono trascorsi 25 anni dall’ultima personale di Gian Carlo Venuto alla Galleria Sagittaria. In un simile lasso di tempo la vita ci trasforma, e la mostra si propone di scrutare alcune tappe del percorso che ha fatto del pittore di ieri l’artista di oggi. Fra di esse, anzitutto i suoi incontri con poeti e scrittori friulani quali Elio Bartolini e Amedeo Giacomini, Franco Marchetta e Luca De Clara, sfociati in serie di incisioni e dipinti, in dialoghi fra l’immagine e le parole fatte quasi texture; o la riscoperta oltreoceano di un’altra friulana – la fotografa Tina Modotti – e dei suoi chiaroscuri profondi. Ma vi sono anche degli amores che l’artista conserva intatti, nonostante lo scorrere dei decenni: l’attrazione per la tecnica dell’affresco, che dopo il 2000 lo ha condotto a una nuova stagione di indagine delle iconografie sacre; il tema dei Cieli, che con le sue dense o liquide cromie continua a segnare l’orizzonte della pittura di Venuto; il percepito fascino dell’antico, della cultura del passato con le sue stratificazioni.
E infine – come era già agli esordi, testimoniati dalle opere degli anni settanta che aprono l’esposizione – il senso della condizione umana con il suo viluppo di fragilità; che in un attimo può essere calpestato, ma la cui dignità è in grado di riemergere attraverso i secoli nello sguardo di persone che la pittura richiama a sé, nel tempo Migranti.
«Ad aprire la mostra – spiega il curatore Fulvio Dell’Agnese – è un omaggio al Centro Iniziative Culturali Pordenone, il cui marchio è composto dai sette elementi di un Tangram: gli stessi che, realizzati a mosaico, Gian Carlo Venuto dispone, all’ingresso della sua personale, a formare una benaugurante colomba della pace. E poi oli, incisioni e affreschi che testimoniano con analoga forza una poetica adesione alla realtà mediata da scrittori e artisti legati alla terra che l’autore meglio conosce. E ancora una visione di natura che fa anche dell’elemento decorativo lo strumento di una ritmica introspettiva».
La mostra sarà visitabile dal 10 dicembre 2022 al 26 marzo 2023 con ingresso gratuito (gradita la prenotazione). Dal lunedì al sabato 10.00-19.00; 27, 28, 29, 30 dicembre 2022, 2, 3, 4 e 5 gennaio 2023 dalle 10.00 alle 15.30. Chiuso il 24, 26 e 31 dicembre 2022, 6 e 7 gennaio 2023. Fuori orario inviando mail a cicp@centroculturapordenone.it
Gian Carlo Venuto (Udine, 1951) ha iniziato a dipingere, giovanissimo, sotto la guida di un pittore raffinato e di profonda competenza tecnica quale Renzo Tubaro. Negli anni settanta ha poi avuto la fortuna di incontrare all’Accademia di Venezia un altro grande maestro, Carmelo Zotti, confrontandosi con il quale ha definito le coordinate essenziali del proprio stile.
A Venezia, Venuto è successivamente diventato assistente di Emilio Vedova e Alberto Lolli, e quindi docente di Pittura e Decorazione. L’attività di insegnamento lo ha condotto nel 1994 all’Accademia Albertina di Torino e dal 1999 all’Accademia di Brera a Milano.
Sia da docente sia nel suo individuale percorso di ricerca, ha sempre tenuto in considerazione gli orizzonti di una libera rilettura della storia dell’arte, dapprima – negli anni ottanta – mantenendo il suo lavoro distante dalle correnti modalità citazioniste e anacroniste (La condanna dello sguardo, 1983/84), quindi integrando velati d’après nella struttura delle sue esplorazioni di atmosfere musicali e poetiche: dal vasto ciclo Die Zauberflöte del 1987/88 (orchestrato su suggestioni mozartiane e costruito in termini di pittura ambientale) alle incisioni dedicate alle Elegie duinesi di R.M. Rilke (2014), fino ai lavori di riappropriazione culturale mediati dalla letteratura della serie Danubius Umbratilis (2017). Il costante confronto con l’evolversi storico delle arti ha indotto Venuto a sperimentare in tutto l’arco della carriera una tecnica antica, complessa e oggi raramente utilizzata quale l’affresco, con la quale ha realizzato estese opere parietali (affreschi absidali nella chiesa della Marigolda a Curno – BG –, 2011) e installazioni di intonaci su supporto mobile, talora lavorati anche a mosaico ed encausto (Frammenti di cielo, 1998; Costellazione, 2011). Ne è sortita l’accentuata espressione di una volontà di incidere visivamente sullo spazio circostante, non a caso spesso sondato dall’artista con opere di grandi dimensioni o assorbito nella modulare proliferazione di elementi plastici e pittorici.
Gian Carlo Venuto ha esposto alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Dakar. Ha tenuto mostre personali in Italia (con un legame più che trentennale con la Galleria del Cavallino di Venezia, diretta Da Paolo e Gabriella Cardazzo) e in gallerie ed Istituti italiani di cultura all’estero (Australia, Austria, Germania, Grecia, Inghilterra, Lituania, Messico, Scozia, Senegal, Turchia…).