Il 26 settembre 1912, 761 penne nere dell’8° Reggimento Alpini lasciano Udine e, al comando del Colonnello Antonio Cantore, s’imbarcano a Napoli per “varcare il confine” e raggiungere la terra d’oltremare africana.
E la nave s’accosta pian piano,
salutando Italia sei bella;
nel vederti mi sembri una stella,
oh morosa ti debbo lasciar.
L’“avventura coloniale” italiana aveva già portato, dall’autunno 1911, un corpo di spedizione italiano, al comando del generale udinese Carlo Caneva, in terra libica. L’obiettivo era conquistare le regioni costiere della Tripolitania e della Cirenaica togliendole all’influenza dell’Impero Ottomano.
Allora il capitano m’allungò la mano
sopra il bastimento, mi vuol salutare,
e poi mi disse: i Turchi son là.
Nei primi mesi del 1913 i combattimenti per il Btg. “Tolmezzo” sono caratterizzati da reiterati e disordinati attacchi dei turchi alle ridotte e alle posizioni italiane. Il mattino del 23 marzo, giorno di Pasqua, gli alpini affrontano i beduini alleati dei turchi nella Battaglia di Assaba, in Tripolitania. Verso le ore 7 incontrano le prime trincee nemiche, avanzano combattendo con violenti attacchi alla baionetta.
E a colpi disperati, mezzi massacrati
dalle baionette, i Turchi sparivano
gridando: Alpini, abbiate pietà.
I beduini “ribelli” tentano la resistenza ma incalzati dagli alpini si danno alla fuga inseguiti dagli ascari eritrei. Per una generazione di ufficiali e soldati si trattava del battesimo del fuoco e della conoscenza della morte in battaglia.
Sulle dune coperte di sabbia
i nostri Alpini, oh Italia, morivano,
ma nelle veglie ancor ti sognavano
con la morosa, la mamma nel cuor.
Ma nella campagna di Libia emerge anche la solidarietà delle genti di montagna. Fra le macerie dell’oasi di Assaba, una madre morente porge il proprio bimbo agli alpini. Gli alpini del “Tolmezzo” lo adottano immediatamente e se ne prenderanno cura portandolo in Italia; lo battezzano subito: “Pasqualino” per ricordare la giornata, “Tolmezzo” in onore al loro battaglione.
E col fucile in spalla, baionetta in canna,
sono ben armato, paura non ho,
quando avrò vinto ritornerò!
Così cantano gli alpini a migliaia di chilometri dalle loro case. Affrontati vittoriosamente anche gli scontri di Ettangi e Tecniz, finalmente la spedizione libica volge al termine. Il 30 novembre 1913 il grosso dell’8° Reggimento sbarca a Genova, due giorni dopo rientra a Udine, con tutti gli onori in un tripudio di folla.