di Luigi FERRARO
Mercoledi 10 luglio Eqalugaarniarfik – Innajuattoq
Mi sveglio con una splendida vista sulla valle e sul fiordo di Maligiaq. Alle 08.00 parto, il cielo è coperto e soffia un vento forte e freddo da nord. Affronto subito un dislivello di 450 metri, dalla finestra della hut non so quante volte l’ho guardato per come tira su diritto. Spero che la salita serva a riscaldarmi. Alla sommità la vista spazia a 360 gradi sembra di avere ai miei piedi tutta la Groenlandia.
Il vento sul crinale aumenta, mi chino per andare avanti, nei punti in ombra ho la sensazione di ghiacciare. Inizio a scendere nella valle sottostante con la fiducia che si plachi e che spunti il sole…….. troppo fiducioso anzi è aumentato d’ intensità. Dopo sei ore di saliscendi come un miraggio, in lontananza, sulla cima della montagna di fronte a me, riesco a vedere Innajuattoq: una piccola hut dove è previsto il fine tappa di oggi. Come immaginavo, per raggiungerla ci vuole più di quando pensassi, frenato anche dal terreno acquitrinoso. Cammino per ore a passo di lumaca e finalmente raggiungo la hut sul lago: stanco ma anche con una fame pazzesca.
Giovedì 11 luglio Innajuattoq – Nerumaq
Parto alle 08.00, il cielo è coperto da nuvole talmente basse che non riesco nemmeno a vedere i monti circostanti, l’ aria è frizzante, dovrebbe essere una tappa facile. Dopo neanche 100 metri eccomi a guadare un fiume: ho perso più di mezz’ora per trovare il punto adatto e poi ritrovare la traccia tra gli arbusti. A fatica, ed anche grazie all’intuito, riprendo il sentiero. Inizio a salire: più salgo più mi ritrovo avvolto in una nebbia che per mia fortuna mi permette di camminare in sicurezza, ma il freddo è pungente.
Dopo circa 5 km passo alcuni laghi più piccoli sulla sinistra e a malapena riesco a vedere i monti a sud chiamati Urtelier. Finalmente la nebbia si dirada e avvisto una renna col suo piccolo di un bianco immacolato: invece di scappare restano li a guardarmi finché non mi allontano. Arrivato al punto più alto discendo lungo una piccola valle fino ad giungere ad una più ampia dove scorre un fiume, lo seguo alla sua destra per 6 km fino a che la valle svolta a nord ovest. Un’altro km e sono alla hut di Nerumaq posizionata giusto al centro delle valle ed esposta ai forti venti, per questo motivo è ancorata al terreno: piccola ma accogliente quanto basta. Subito mi son dovuto dovuto chiudere dentro perché assalito da orde di fastidiose moschitoes: per andare a prendere l’acqua per cucinare, al vicino torrente, mi sono dovuto coprire tutto, impossibile altrimenti stare fuori.
Venerdì 12 luglio – Nerumar Kangerluarsuk Tulleq
Sono le sette, fa freddo, cerco di uscire dal sacco a pelo: fuori c’è un vento che viene dal fondo della valle, trasporta una nebbia mista a fumo, stanotte mi sono alzato due volte dopo aver sentito la puzza di bruciato, non si sa mai.
Alle 08.00, come da abitudine, parto seguendo il corso del fiume che scende lungo la valle. La nebbia e il fumo sono talmente fitti che il sole non riesce a passare. Mi stringo sempre più nella giacca, tenendo le mani in tasca, credo ci siano non più di cinque gradi. Oggi dovrò seguire il fiume per tutta la valle fino al suo sfociare in un lago. Quando sono partito sapevo che oggi non sarebbe stata una giornata facile. Sono stato tutto il giorno in mezzo ad arbusti alcuni anche alti più di 2 metri e cosa non abituale per questi luoghi attraversando zone acquitrinose. Praticamente sono stato tutta la giornata con i piedi in ammollo. In queste condizioni diventa molto difficile individuare dei passaggi e delle deviazioni su terreno asciutto ma il punto focale della giornata è stato quando seguendo il tracciato e raggiunto l’ennesimo fiume, molto impetuoso che attraversa un lungo canyon, perdo il sentiero. Non riesco a trovare un punto dove attraversare il fiume, quindi lo seguo a valle finché in un punto trovo il modo per risalire la gola e dopo un’ulteriore salita sono finalmente in sicurezza sul costone.
E’ in queste situazioni in cui sei stanco e in un terreno sconosciuto che devi stare attento a non fare nulla di eccessivo. Attraverso altri terreni paludosi lungo tutta la valle fino a raggiungere il lago di riferimento dove mi aspetta la salita per la hut e qui ho scoperto anche l’origine del fumo: un esteso incendio sulla montagna sul lato destro del lago. Finalmente raggiunta la capanna che si trova su di una collina sul fiordo di Kangerluarsuk Tulleq, mi rifugio al suo interno. C’è il sole ma un vento gelido mi impone di stare al chiuso…… esco solo per rifornirmi di acqua dal vicino ruscello che dista un centinaio di metri e che si origina direttamente da un ghiacciaio. Decisamente troppo freddo, uscirò dalla hut soltanto domattina. Per recuperare un po’ di caldo mi infilo nel sacco a pelo….. poi vedrò se avrò il coraggio di uscirne per preparare la cena. Domani arriverò a Sisimut sono sei giorni che sono senza contatti ….senza una notizia: io che guardo 5 telegiornali al giorno così scoprirò se il mondo è ancora come l’ ho lasciato.
Sabato 13 luglio Kangerluarsuk Tulleq – Sisimiut
Ultima tappa prima di arrivare a Sisimiut sulla costa Ovest anche stamattina faccio fatica ad uscire dal sacco a pelo dal freddo. La prima cosa che ho fatto, appena alzato, è stato guardare fuori nuvole basse e un vento che sale su dal fiordo. Alle 08.00 sono in partenza, mi lascio la piccola hut alle spalle, dopo pochi centinaia di metri guado il torrente dove ieri mi sono rifornito d’acqua e mi incammino lungo il crinale della montagna in un sali scendi con il fiordo alla mia sinistra fino a che la traccia mi fa inerpicarmi con una pendenza ragguardevole verso sud ovest, fino a raggiungere un altipiano. Non so per quanti km ma percepisco che la temperatura è scesa di molto, non sento più la sensibilità delle labbra: per ovviare aumento il passo, sperando che quando scenderò a valle la temperatura sia più mite. Dopo circa un’ora, finalmente sotto di me, la valle Qerrortusup Majoriaa, stupenda ci si potrebbe girare un film.
Dopo 400 di dislivello sono sul fondo ma il freddo non si attenua. Inizio a salire l’ultimo passo della giornata: alla mia sinistra la montagna Nasasaaq imponente con i suoi nevai che generano torrenti impetuosi. Inizio a vedere segni di civiltà traccie di quad che mi mettono in difficoltà nel seguire quella del sentiero. Altra ora di salita e finalmente l’oceano di fronte a me: una linea azzurra più scura del cielo. Poi le prime case…. è Sisimiut!
Al termine della discesa, la traccia si immette su una strada sterrata: il benvenuto mi viene dato dai centinaia di cani da slitta legati a catene sparsi ovunque, come le slitte e le motoslitte parcheggiate ovunque non so a far cosa, ad aspettare forse la prima neve!? Sisimiut si presenta coloratissima, tutte le case sono di un color pastello ..da cartolina. Ritrovo l’asfalto e pochissime auto. Le persone che incontro mi salutano tutte…….. Davvero non so descrivere ……. quello che vedo ora, l’ho visto e sognato guardando documentari ….. Arrivato all’ostello che apre alle 16.00, riesco comunque ad entrare e aspettare al caldo.