Rispetto al 2024, calano gli Stati Uniti (- 7%), volano la Cina (+ 7,7%) e gli Emirati Arabi Uniti (+ 54,2%), in leggera ripresa i mercati tedesco (+ 0,6%) e quello francese (+ 1,3)
Da gennaio a settembre 2025 le imprese trevigiane hanno esportato 8 miliardi 700 milioni di euro, con una perdita rispetto al 2024 di 28 milioni 300 mila euro, pari allo 0,3%
Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «In questa fase le micro e piccole imprese vanno sostenute, sono loro a fare la differenza nelle dell’export di qualità»
Tiene l’export della Marca Trevigiana, ma cambia la geografia dei mercati. Calano gli Stati Uniti, volano la Cina e gli Emirati Arabi Uniti, in leggera ripresa i mercati tedesco e francese. Da gennaio a settembre 2025 le imprese trevigiane hanno esportato 8 miliardi 700 milioni di euro, con una perdita rispetto al 2024 di 28 milioni 300 mila euro, pari allo 0,3%. Rispetto al 2023 la perdita è stata più sensibile: meno 285 milioni 175 mila euro, pari al 3,2%.
«L’asse europeo dell’export trevigiano sta ritrovando equilibrio», ragiona Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Germania e Francia tornano a dare segnali di tenuta: più 1,3% il mercato francese, più 0,6% per quello tedesco. Gli Stati Uniti hanno fatto un meno 7%, dopo la tempesta dazi. In compenso cresce il peso di mercati storici come la Cina, più 7,7% rispetto al 2024 e più 15,8% sul 2023, ma soprattutto gli Emirati Arabi Uniti, rispettivamente più 54,2% e più 57,1%. Bene anche il Regno Unito (+ 2,9% rispetto al 2024), la Spagna (+ 2,6%), i Paesi Bassi (+ 7,4%), ma anche l’Europa orientale: Croazia (+ 6,1%), Repubblica Ceca (+ 4,2%) e Polonia (+ 3,6%)».
Guardando ai settori con maggiore fatturato esportato, nella Marca Trevigiana vola il legno arredo, cresciuto del 18%, aumenti a due cifre per l’alimentare (+ 10,2%) e i prodotti farmaceutici (+ 18,7%), bene anche i prodotti chimici (+ 6,6%) e la gomma-plastica (+ 4,7%). In crescita anche le vendite di macchinari e attrezzature (+ 2%), comparto che da solo vale oltre due miliardi euro fatturati.
Prosegue la crisi dell’abbigliamento (- 13%), del tessile (- 7,9%) e degli articoli in pelle (- 1,3%). In rosso anche la metallurgia (- 7,9%) e i prodotti in metallo (- 6,2%), i mobili (- 5,5%) e l’elettronica (- 3,3%).
«L’asse Treviso–Germania si sta ricostruendo non sulla quantità, ma sulla qualità», il presidente Armando Sartori, «alimentare in testa, ma anche la manifattura specializzata sono i primi a ripartire. I dati del 2025 indicano che la fase più critica è alle spalle: la ripresa dell’export trevigiano passa da settori ad alta specializzazione, che stanno gradualmente ricucendo il rapporto con i mercati europei, a partire dalla Germania. Ma sul dato complessivo dell’export pesa soprattutto la capacità di aprirsi a nuovi mercati e di cogliere per tempo quelli in affanno».
Tra i mercati in crisi di esportazioni svetta la Turchia, che dopo alcuni anni promettenti, quest’anno è scesa del 20,3%. Segue la Romania (- 13,4%), la Svezia (- 14%), la Svizzera (- 3,1%) e il Belgio (- 2,7%).
«Le aziende trevigiane esportano in venti paesi, di questi il 60% è in crescita», fa notare il presidente Armando Sartori. «Questo dato positivo non può essere dato per scontato: è proprio in questa fase che le micro e piccole imprese vanno sostenute. Sono loro a fare la differenza nelle filiere manifatturiere e nell’export di qualità della Marca Trevigiana. Senza strumenti adeguati all’internazionalizzazione, il rischio è che la ripresa resti limitata alle imprese più strutturate, lasciando indietro una parte fondamentale del nostro sistema produttivo».
