Guardo il mondo da una finestra.
Come tutti più o meno in questo periodo. Il Coronavirus ci ha costretti a cambiare repentinamente le nostre abitudini di vita, ha sconvolto e livellato il mondo.
Ha posto un problema comune e miete vittime in maniera cinicamente democratica. Non fa distinzione, siamo il suo Eldorado da saccheggiare. Tutti.
Il mio pensiero va oltre la tragedia (forse solo per infantile autodifesa) e fugge nell’Eden della speranza, in un luogo intangibile dove ogni cosa che accade può essere motivo di riflessione positiva, di analisi, del principio primo cui la mia esistenza deve fare riferimento.Osservo dalla mia finestra ciò che vedo e cerco disperatamente di carpirne l’essenza, cerco il noumeno (ciò che è) oltre il fenomeno (ciò che appare).
Penso a noi, uomini e donne, a come ci dividiamo in particelle sociali in continua separazione, spinti da forze immaginarie a respingerci e poi a rigettare altre particelle affini con nuovi moti repulsivi ancor più effimeri. Un moto inarrestabile che ci separa dall’oceano e fa di noi impotenti gocce.
Uomini contro donne, vecchi contro giovani, etero contro omo, destra, sinistra, centro, Dio contro altro Dio, religiosi contro atei, nazione contro nazione, città contro città e tutti contro tutti. Dividi et impera, il trucco più vecchio della storia, come i leoni che separano la preda debole dalla mandria per potersene cibare.
Siamo persi nell’opulenza del benessere e ci permettiamo il lusso di litigare sull’irreale, sull’inconsistente. Ecco, cercate anche voi di cercare il noumeno attorno al quale riunirci, come gocce che incontrano e si fondono ad altre gocce per tornare oceano.
Poi, finalmente, potremo tornare a far tremare gli scogli, agitandoci in potenti onde.