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XXXIX Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste – Al Teatro Miela dal 13 al 20 ottobre 2024

DiRedazione

Ott 4, 2024

Al Teatro Miela dal 13 al 20 ottobre 2024, Premio Allende a Costa-Gavras
XXXIX Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste:
appuntamento con Frida, Vlasta e Gabriela, grandi icone latinoamericane
Gli anniversari: i 70 anni dalla morte di Frida Kahlo e dalla nascita del rocker Luca Prodan
Tra gli Eventi Speciali: ORG, il film di Fernando Birri che Terence Hill non volle fosse distribuito

Torna il Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste, dal 13 al 20 ottobre 2024, e, alla vigilia dei suoi primi quarant’anni, che celebrerà nel 2025, propone un programma ricco di storie, riflessioni, memorie. Un’indagine sull’anima profonda dell’America Latina, sul suo spirito ribelle e rivoluzionario, sulle sue storie quotidiane, quest’anno più attente che mai agli adolescenti, che crescano in intorni urbani o nell’isolamento delle comunità indigene, ai disagi delle periferie e delle solitudini, alle vicende femminili, con il carico di dolori e di speranze che si portano dietro. Perché è sempre la speranza che guida i latinoamericani nelle loro lotte.

Ad aprire la XXXIX edizione, il 13 ottobre alle ore 20.00, nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste, un frammento prezioso del documentario Vlasta. Apuntes para un documental di Candela Vey, che rende omaggio a Vlasta Lah, la prima donna regista del cinema argentino. Nata a Pola, cresciuta a Trieste e formatasi a Roma, Vlasta è poi emigrata in Argentina, diventando protagonista della nascita del cinema di quel Paese. Questa è l’anticipazione di un documentario in lavorazione, una sorta di regalo di cui il Festival, impegnato a stabilire ponti tra Europa e America Latina, tra Trieste e i suoi emigrati, è molto orgoglioso.

È anche il primo dei cinque Eventi Speciali del Festival, cinque vere chicche. Nel 1968, il regista argentino Fernando Birri gira il film ORG, prodotto da Terence Hill, che ne è anche protagonista: ispirato al racconto Le teste scambiate di Thomas Mann, narra con linguaggio spezzettato un triangolo amoroso, con i protagonisti nudi dall’inizio alla fine; dieci anni di montaggio e poi la decisione di Hill di bloccare la distribuzione del film dopo la prima alla 36° Mostra di Venezia, nel 1979; la copia proiettata a Trieste arriva dagli archivi del Zeughaus Berlin (Arsenale di Berlino). La independencia inconclusa di Luis Vera, una coproduzione di Cile, Messico, Ecuador, Cuba, Venezuela e Paraguay, indaga su quanto i cambiamenti sociali ed economici promessi dalle rivoluzioni latinoamericane abbiano risposto davvero alle aspettative dei Libertadores; ne parlano leaders e intellettuali come, tra gli altri, Michelle Bachelet, Lula da Silva, Eduardo Galeano, Carlos Fuentes. Il brasiliano Uma gôndola para Nova Veneza di Joana Nin è un delizioso documentario che, attraverso una gondola, sottolinea ancora una volta i legami che non si spezzano tra l’Italia e i figli dei suoi emigrati. Ancora dal Brasile, Nise – O coração da loucura di Roberto Berliner, presentato per la prima volta in Italia, avendo partecipato a oltre 80 Festival, tra Tokio, Göteborg e Toronto; la protagonista è Glória Pires, che fu regina molto amata delle telenovelas brasiliane anche in Italia (Dancin’ Days, Fiore selvaggio, Agua Viva, Vite rubate): uscita dal carcere, Nise torna a lavorare in un ospedale psichiatrico di Rio de Janeiro e continua a rifiutarsi di applicare elettroshock e lobotomia, iniziando “una rivoluzione piena d’amore, ispirazione, arte e follia”.

Il Premio Allende, che riconosce l’impegno nel riscattare la memoria e la storia dei popoli latinoamericani da parte di artisti, diplomatici, giornalisti, ricercatori, è stato assegnato al regista greco-francese Costa-Gavras, che lo ritirerà nel corso della Cerimonia di premiazione, sabato 19 ottobre. Nato in Grecia, ma residente da decenni in Francia, è uno dei più importanti cineasti internazionali del cinema di denuncia sociale e politica. Nel suo lungo curriculum ci sono soprattutto due film legati all’America Latina. Ne L’amerikano (1973), vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, il regista denuncia le ingerenze degli Stati Uniti nella politica sudamericana, in particolare nell’Uruguay. Missing – Scomparso (1982) narra la disperata ricerca del giornalista statunitense Charles Horman, desaparecido durante il golpe di Augusto Pinochet, e ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes e il Premio al Miglior Protagonista Maschile (Jack Lemmon), oltre all’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale. Quest’ultimo film sarà proiettato venerdì 18 ottobre alle ore 16 nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste; al termine della proiezione, Costa-Gavras terrà una Lectio Magistralis.

Nelle due domeniche del Festival, il 13 e il 20 ottobre, il Museo della Comunità Ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner” ospiterà la sezione dei film a tema ebraico di Shalom, il sentiero ebraico in America Latina: quest’anno otto film, provenienti soprattutto dall’Argentina, il Paese con la più grande comunità ebraica del subcontinente, raccontano storie e memorie degli ebrei latinoamericani.

Tra le novità del 2024, Il mondo di Frida, un focus su Frida Kahlo, che, nel settantesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 13 luglio 1954, presenta cinque film. Personaggi, atmosfere, speranze e inquietudini del Messico rivoluzionario in cui la pittrice si mosse, con uno spazio speciale per suo marito, Diego Rivera.

Un altro anniversario, questa volta i 70 anni dalla nascita di Luca Prodan, l’italiano che cambiò il rock argentino: in Contemporanea Fuori Concorso verrà presentato il documentario Fuck you! El último show di José Luis García, che segue i preparativi per l’ultimo concerto di Sumo, una delle storiche band del rock argentino, per presentare il suo ultimo disco, nel mitico stadio Obras; due mesi dopo il suo carismatico frontman, Luca Prodan, sarebbe morto a soli 34 anni di droga, dolore ed eccessi. L’altro film Fuori Concorso è dedicato a una delle eredità meno indagate delle dittature militari, l’esilio degli oppositori: Mother, Country (El País de mi madre) di Pablo Navarrete è il racconto intimo e familiare del regista sul ritorno dei suoi genitori nel Cile, 50 anni dopo il colpo di Stato di Pinochet: scappati dal proprio Paese nel 1973, si rifugiarono in Gran Bretagna, senza immaginare che sarebbe stata la loro casa definitiva. Il ritorno in Cile, nel 2020, nel pieno delle proteste popolari per una nuova Costituzione, li spinge a confrontarsi con il loro passato.

Da tre anni il Festival del Cinema Ibero-Latino Americano è partner di Ventana Sur, il più importante evento e mercato per i contenuti audiovisivi in America Latina, co-organizzato dal Marché du Film Festival de Cannes, dalla Agencia del Cine y el Audiovisual del Uruguay (ACAU) e dall’argentino Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales (INCAA). Una sua Giuria assegna tre Premi, finanziati dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, consistenti nella realizzazione dei sottotitoli in una lingua europea scelta dai premiati, così da dare loro maggiori opportunità di partecipare agli eventi internazionali. Quattro dei film premiati, già visti in prestigiosi Festival internazionali, saranno presentati nella sezione Contemporanea Ventana Sur: il messicano No nos moverán di Pierre Saint-Martin; la co-produzione costaricano-spagnola Memorias de un cuerpo que arde di Antonella Sudasassi Furniss, presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino 2024 e vincitore del Premio del Pubblico; il cileno A la sombra de la luz di Ignacia Merino Bustos e Isabel Reyes Bustos e il messicano Monstruo de Xibalba, di Manuela Irene.

La sezione Cinema e Letteratura, proporrà sei film e il volto inedito di scrittori come Jorge Luis Borges, Italo Calvino, Gabriel Garcia Marquez, Alejandra Pizarnik. Tra loro spicca la cilena Gabriela Mistral, protagonista del documentario Locas mujeres di Maria Elena Wood: è stata la prima latinoamericana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1945: “Dopo di lei sono arrivati il guatemalteco Miguel Ángel Asturias (1967), il cileno Pablo Neruda (1971), il colombiano Gabriel García Márquez (1982) il messicano Octavio Paz (1990) e il peruviano Mario Vargas Llosa (2010), tutti uomini e tutti ampiamente ricordati e apprezzati, a differenza di lei, scomparsa dalla memoria collettiva“, commenta il direttore artistico del Festival Rodrigo Díaz.

Nel Concorso Ufficiale, 12 opere provenienti dalle più importanti cinematografie latinoamericane, Argentina, Brasile, Messico, e da quelle più piccole, che si stanno consolidando sulla scena internazionale, come quella peruviana. Dal Paese andino arrivano tre film: La herencia de Flora, ultimo lavoro di uno dei suoi registi più prestigiosi, Augusto Tamayo, ritratto di Flora Tristán, scrittrice e attivista franco-peruviana; il documentario El huaro di Patricia Wiesse Risso, dedicato alla comunità awajún e alla vita delle sue donne, spesso vittime di violenza machista; la coproduzione con la Colombia La piel más temida di Joel Calero narra il ritorno a casa di Alejandra, alla ricerca di se stessa e della propria identità. Nel cast del film argentino-uruguayano Como el mar di Nicolás Gil Lavedra c’è Carmen Maura, indimenticata protagonista di molti film di Pedro Almodóvar. Sono argentini anche La herida di Diego Gottheil, che ricorda un amore mai dimenticato e riporta nella Buenos Aires degli anni 80; Hija di Martín Desalvo, che segue la dura vita della giovanissima Juana e la sua ricerca della verità sulla morte della madre; Adulto di Mariano González, dedicato a un adolescente, Antonio, che deve fare i conti con la sparizione di suo padre Raúl, dopo un incidente. La coproduzione cileno-argentina Caminemos Valentina di Alberto Lecchi, a cui il Festival ha dedicato una retrospettiva nel 2020, racconta la storia di due ex monache sposate, vittime di violenza negli anni in convento; l’argentino-uruguayano Milonga di Laura González narra la rinascita di Rosa attraverso la passione per il tango e un nuovo uomo, dopo il dolore della vedovanza. I messicani Lumbrensueño di José Pablo Escamilla, un altro ritratto di adolescente in cerca di riscatto e nuova vita, e Devotion di Jonatan Guzmán Reynoso, che segue un imprenditore messicano alla riscoperta della fede, attraverso un pellegrinaggio, e il brasiliano O vazio de domingo à tarde di Gustavo Galvão completano il Concorso Ufficiale. Tutti i film della sezione sono presentati in anteprima in Italia.

Le 15 opere presentate in Contemporanea Concorso testimoniano i mille colori del subcontinente. L’argentino Hombre muerto offre il ritorno di Osvaldo Laport sugli schermi italiani: fu protagonista della stagione delle telenovelas (Piccola Cenerentola, Renzo e Lucia, Milagros) e adesso è al centro di uno scontro in un piccolo villaggio argentino per il controllo di una miniera. Nella sezione, anche ritratti di grandi personalità: l’argentino Mi padre y yo di Pablo Torre Nilsson presenta un emotivo omaggio da parte del figlio al regista Leopoldo Torre Nilsson, nel centenario della sua nascita; Yo filmé a Osvaldo Bayer di Fabio Zurita sintetizza 30 anni di riprese intorno allo scrittore e giornalista argentino e agli incontri della sua vita, da Eduardo Galeano a Hebe de Bonafini. Ma ci sono anche ritratti di giovanissimi che si affacciano alla vita nei più diversi contesti: l’uruguayano El nadador di Gabriela Guillermo segue un nuotatore che si scopre scrittore e narra i suoi primi amori; il messicano Armas blancas di Mariana Musalem accompagna Valeria, che ha 10 anni e si avvicina all’amicizia, all’amore e all’età adulta; l’argentino El sueño de Emma racconta la vita dell’adolescente Emma, che vive con suo padre e che scopre come realizzare i propri sogni implichi un nuovo rapporto con il genitore; il venezuelano/peruviano Mi tía Gilma di Alexandra Henao porta in un contesto di violenza a Caracas, dove la 13enne Isabel cura la zia Gilma, vittima degli abusi del compagno Rafael. E la violenza, soprattutto contro le donne, è uno dei temi ricorrenti della sezione (l’argentino-messicano Hijas del maíz di Alfonso Gastiaburo, il messicano Caníbal: indignación total di Grau Serra). Ma non manca mai la musica per completare il racconto dell’America Latina e delle sue mille influenze: il messicano Los hijos de la costa di Bruno Bancalari porta nella cultura popolare degli stati messicani sulla Costa Chica (Guerrero, Oaxaca, Messico), alla scoperta dei ritmi afromessicani e dei popoli che li esprimono; l’argentino San Pugliese ricostruisce l’eredità di musica e valori lasciata da Osvaldo Pugliese, uno dei grandi maestri del tango.

Tutte le info sul Festival su www.cinelatinotrieste.org.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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