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3 BAD MEN di John Ford inaugura la 43a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone – Il programma di sabato 5 ottobre

DiRedazione

Ott 4, 2024

LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO 2024 – 43a EDIZIONE

3 BAD MEN, L’ULTIMO WESTERN MUTO DI JOHN FORD

INAUGURA IL FESTIVAL CON LA MUSICA DI TIMOTHY BROCK ESEGUITA DALL’ORCHESTRA DA CAMERA DI PORDENONE

AL VIA ANCHE LE RASSEGNE SU AMERICA LATINA E UZBEKISTAN, LA SEZIONE DEL CANONE, I PRIMI FILM SULLA SICILIA E L’OMAGGIO AD ANNA MAY WONG

Programma di sabato 5 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone

“Mi chiamo John Ford e faccio western”. Così si presentava il grande regista identificando sé stesso e la propria opera con il genere cinematografico da lui più amato e praticato. Prima di capolavori come Ombre rosse o Sentieri selvaggi, Ford aveva girato molti western nell’era del muto, mettendo in luce anche in quelle prime opere una coerenza di temi e ambientazioni che contraddistingueranno tutta la sua produzione artistica. Ne è prova anche 3 Bad Men (I tre birbanti, US 1926), il film che sabato 5 ottobre, alle 21, inaugura ufficialmente al Teatro Verdi di Pordenone la 43a edizione delle Giornate del Cinema Muto. Dopo il grande successo di The Iron Horse di due anni prima, la Fox concesse a Ford, poco più che trentenne, ampia libertà di manovra, come nella scelta dell’ambientazione in esterni nel Wyoming e nel deserto di Mojave, dove il regista girò la sequenza più spettacolare di 3 Bad Men, la frenetica corsa per l’assegnazione delle terre, con centinaia di comparse, cavalli e carri. Rispetto al romanzo Over the Border di Herman Whitaker da cui il film è tratto, Ford cambia tempo e luogo della vicenda narrata, portandola nel 1876 nel South Dakota, dove migliaia di persone si precipitano a occupare le terre tolte ai Sioux. Tra i tanti fuorilegge e avventurieri ci sono anche i tre birbanti del titolo, che saranno però alla fine capaci di riscattarsi e di rivelare un insospettato senso dell’onore. Per 3 Bad Men sarà nella buca del Verdi a dirigere l’Orchestra da Camera di Pordenone il musicista Timothy Brock, autore di una partitura magnificamente evocativa.

Molte sono le proposte della giornata di apertura del festival. La programmazione inizia alle ore 13 al Teatro Verdi con il progetto Biograph della Library of Congress e della Film Preservation Society, che presentano i film girati da D.W. Griffith nel 1908. Risale all’estate di quell’anno la collaborazione del regista con l’American Mutoscope and Biograph Company, per la quale realizzò film da una e da mezza bobina, compreso The Adventures of Dollie, considerato una pietra miliare nella storia del cinema. È con questi film che si forma gradualmente il genio cinematografico di Griffith. Le Giornate, che nelle edizioni dal 1997 al 2008 hanno già presentato l’intero corpus dell’opera griffithiana, a partire da quest’anno riproporranno solo le copie restaurate nell’ambito di questo progetto, ottenute scansionando le “paper prints” originali della Library con risultati fino a oggi impensabili. Finalmente si possono vedere, con una nitidezza delle immagini vicina a quella originale, film che prima esistevano solo in copie di cattiva qualità o addirittura non proiettabili.

Al via nel pomeriggio (ore 14) anche la rassegna dedicata alla Sicilia curata da Elena Beltrami e Gabriele Perrone in collaborazione con archivi italiani, europei e sudamericani. Questa prima parte è incentrata sul paesaggio dell’isola con i panorami mozzafiato e la bellezza delle sue città. Già nel 1907 la casa di produzione torinese Ambrosio aveva inviato in Sicilia per effettuare riprese dal vero uno dei suoi migliori operatori, Giovanni Vitrotti, seguito poco dopo dal collega Piero Marelli per conto di un’altra casa torinese, la Tiziano Film. Con la Sicilia, le Giornate del Cinema Muto iniziano un viaggio in Italia che ci offrirà l’opportunità di tornare indietro nel tempo e vedere com’erano gli italiani di cento anni fa.

Alle 15.15 si presenta il primo oggetto misterioso della sezione “Sine nomine”, frammenti da identificare confidando sull’esperienza e conoscenza del pubblico delle Giornate: nel corso della settimana se ne vedranno 14, ciascuno con un proprio numero di riferimento, provenienti da sei cineteche.

A seguire, nel primo appuntamento con i classici proposti dal Canone, c’è il film Sorok Pervyi (L’isola della morte, USSR 1926) di Yacov Protazanov, regista che rappresenta la continuità del cinema in Russia tra il prima e il dopo la Rivoluzione d’ottobre. La nota dominante del film, che è anche una storia d’amore, non è idilliaca o romantica ma quella tragica della guerra civile.

Una delle principali retrospettive dell’edizione 2024 delle Giornate è dedicata all’America Latina, resa possibile dall’appassionata dedizione di archivisti che in molti casi lavorano in condizioni estremamente difficili, economiche e organizzative. Il programma curato da Paolo Tosini comprende film provenienti da Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù e Uruguay ed è la più ampia rassegna di film muti dell’America Latina mai realizzata. Nella giornata di apertura (ore 16.45) il focus è sul Messico con la collezione Ottavio Moreno Toscano, filmati che ripercorrono i principali eventi della storia del Messico tra il 1910 e il 1922 con molte immagini del leader rivoluzionario Emiliano Zapata, comprese quelle del suo cadavere dopo l’assassinio e del suo funerale. Si vedranno anche un documentario sul terremoto del 1931 a Oaxaca, girato quasi in tempo reale da Sergej Ejzenštejn prima di iniziare le riprese di Que viva Mexico!; un melodramma moraleggiante di Salvador Pineda sui pericoli dell’alcol; e un curioso ibrido cinematografico, Zítari, tra documentario sui siti archeologici e fiction in cui l’attrice lussemburghese Hermine Kindle Flutcher (nome d’arte Medea de Novara) interpreta una principessa azteca.

Un’altra rassegna di grande interesse riguarda la figura di Anna May Wong, la prima star sinoamericana che fu a lungo emarginata per il razzismo dominante a Hollywood e che solo negli ultimi tempi è stata risarcita con il conio della moneta da 25 centesimi di dollaro recante sul retro il suo ritratto, e con l’uscita sul mercato della bambola Barbie ispirata alla sua figura. Recitò in più di 70 film, di cui 37 muti, in America, Germania, Francia e Gran Bretagna. Grande la sua popolarità anche in Italia; Luigi Pirandello scrisse una sceneggiatura per lei e lei stessa raccontò in un articolo che lo scrittore le insegnò come si mangiano gli spaghetti ricevendo in cambio l’insegnamento a usare le bacchette. Il film di questa giornata (ore 18), è Dinty (US 1920), in cui l’attrice, appena quindicenne, neanche viene ufficialmente accreditata. Marshall Neilan, uno dei primi registi indipendenti creativi, per Dinty scrisse una sceneggiatura piena di umorismo, amore e avventura lanciando come divo il giovanissimo Wesley Barry. Autore delle scene è Ben Carré, oggetto quest’anno di una delle principali retrospettive del festival. A proposito di Dinty, Carrè ricordava che spesso non si raccapezzava a che tipo di storia stesse lavorando, se fosse un dramma o una commedia. Tuttavia il risultato finale è assolutamente positivo e dimostra che Ben Carré seppe risolvere al meglio le difficoltà che il cambio delle numerose location comportavano.

Il film è anticipato da un frammento di Five Days to Live (Cinque giorni di vita, US 1922) di Norman Dawn con la più famosa star maschile di origine asiatica, Sessue Hayakawa, anch’egli vittima dell’odio razziale verso i giapponesi che si sviluppò già nel primo dopoguerra.

Completano il quadro della giornata, a precedere il film di John Ford, un eccezionale home-movie della famiglia dell’industriale Riccardo Biglia, che aveva commissionato alla Società Anonimo Ambrosio, tra il 1907 e il 1910, una serie di film in 35mm magnificamente conservati e depositati presso l’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea.

E torna con un nuovo restauro il corto di Alfred J. Goulding Peg O’ the Mounted (US 1924) girato nel parco nazionale di Yosemite, con protagonista Diana Serra Cary, una delle bambine prodigio di Hollywood con il nome di Baby Peggy, che il pubblico delle Giornate ricorda con molto affetto per la sua partecipazione a tre edizioni del festival.

A chiudere la prima giornata, dopo la proiezione di 3 Bad Men di John Ford, il primo film della rassegna dedicata al cinema dell’Uzbekistan, Qlic [Klych; Voglio fare il macchinista ferroviario], del 1935, con la regia di Iuldash Agzamov, con protagonista un simpatico ragazzino che vive in uno sperduto villaggio di campagna e che va alla scoperta della grande città. Il regista è una figura importante del cinema dell’Asia centrale, attivo fino agli anni ’80 anche nella realizzazione di cinegiornali e documentari.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

Infofestival

www.giornatedelcinemamuto.it

info.gcm@cinetecadelfriuli.org

Infoline: 389 160 3000

Facebook: pordenonesilent

Instagram: pordenonesilent

Flickr: https://www.flickr.com/photos/giornatecinemamuto/

In copertina : BadMen – credit Wisconsin Center

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