• Gio. Dic 26th, 2024

Voce del NordEst

online 24/7

A Miramare il 20 aprile e il 4 maggio “Anche le statue parlano”

DiRedazione

Apr 17, 2024

E se la statua di Ganimede, che dai giardini del Parco di Miramare guarda lontano, al di là dal mare, nell’attesa che Massimiliano faccia ritorno nel suo Castello, iniziasse a parlare? Cosa direbbe? Cosa potrebbe raccontare, quale storia ci offrirebbe?

È quello che si propongono di svelare le visite teatralizzate “Anche le statue parlano”, il progetto di inclusione della A.C.CulturArti, che finalmente arriva nel Parco del Castello di Miramare a Trieste. Il progetto nasce dall’idea che le opere d’arte e i luoghi che le ospitano non vadano solo visti, ma anche ascoltati.

Sabato 20 aprile (in caso di maltempo domenica 21 aprile) e sabato 4 maggio (in caso di maltempo domenica 5 maggio) gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis – autore di tutti i testi del progetto – ci porteranno alla scoperta delle storie che il Parco del Castello di Miramare conserva, nasconde e protegge.

Sono previsti tre turni di visita per ciascuna giornata:

– ore 14:00 (1° gruppo);

– ore 15:30 (2° gruppo);

– ore 17:00 (3° gruppo).

I posti per le visite teatralizzate sono limitati. È necessaria la prenotazione al seguente link: bit.ly/aspmiramare

L’ingresso al Parco e allo spettacolo sono gratuiti.

Il progetto “Anche le statue parlano” è finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed è organizzato dall’Associazione Culturale CulturArti in partenariato con la Direzione Regionale Musei del Friuli Venezia Giulia e il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare.

LE STATUE DI MIRAMARE CHE “PARLANO”
Statua dell’Amazzone e fontana mascherone La statua dell’Amazzone a cavallo si erge sulla balaustra della scalinata che mette in collegamento il piazzale antistante il Castello con la pineta retrostante. Il gruppo scultoreo, realizzato dalla ditta berlinese Moritz Geiss, è una riproduzione in zinco dell’Amazzone combattente di August Kiss, che si trova all’entrata dell’Altes Museum di Berlino. L’amazzone è a dorso di un cavallo ed è ritratta nell’attimo concitato del combattimento contro una pantera. Sotto il gruppo scultoreo si colloca una fontana, con un mascherone maschile e quattro vasche digradanti.

NEL PARTERRE
Ganimede e Danaide A metà percorso della scalinata che dal parterre conduce al mare si possono ammirare le statue di Ganimede e Danaide, due personaggi della mitologia greca. Le statue vennero acquistate da Massimiliano nel 1863 a Berlino presso la ditta Moritz Geiss, come gran parte della decorazione scultorea del parco. La figura maschile, Ganimede, in passato identificata con Mercurio, indossa un berretto frigio da pastore e un bastone. Ha lo sguardo volto verso il cielo, poco prima di essere rapito da Zeus sotto forma di aquila. La ninfa Danaide invece riflette, nell’atto di coprirsi con un mantello, i canoni classici con cui viene rappresentata Afrodite, in una delle sue varianti.
Statua dell’Orante Apre la prospettiva del parterre, in posizione centrale e opposta rispetto al Kaffeehaus, la statua dell’Orante, rappresentato in preghiera con le braccia alzate al cielo e collocato su una base iscritta proveniente da Alessandria d’Egitto (uno dei reperti della collezione di antichità egizie di Massimiliano, databile tra il II e il III secolo d.C). La statua è la copia di un’opera risalente al III sec. a.C, conservata all’Altes Museum di Berlino. La scelta di collocare le statue del parterre su sostegni, piedistalli e colonne per garantirne la visibilità è dovuta al fatto che questa parte del giardino era caratterizzata
in origine da piante e arbusti di varie altezze.
Apollino e Venere medicea Le due statue sono collocate alla sommità di due colonne dal capitello corinzio, alle spalle dell’Orante. La prossimità dei due soggetti nel parterre di Miramare rispecchia quella degli originali presenti nella Tribuna degli Uffizi di Firenze, che Massimiliano visitò nel 1851. Il giovane dio Apollo è appoggiato a un tronchetto dov’è riconoscibile la faretra, suo attributo di patrono degli arcieri, mentre la mano destra è posata sul capo. La Venere medicea ripropone i tratti della Venere pudica, colta di sorpresa durante il bagno sacro. Vicino alla sua gamba sinistra sono scolpiti un amorino su delfino, a simboleggiare la nascita della dea dal mare. L’Apollino e la Venere di Miramare, come FOrante, furono spedite all’isola di Lakrum tra il 1864 e il 1865, e sostituite nel parterre da repliche in bronzo.
Venere di Capua e Meleagro Le due opere, in zinco, prodotte da Moritz Geiss, decorano la zona del parterre adiacente il Kaffeehaus. L’originale in bronzo della Venere di Capua risale al IV sec. a.C. ed è conservato al Museo Archeologico di Napoli; per tipo di panneggio e postura, il modello va ricercato nella Venere di Milo, oggi esposta al Louvre di Parigi. Il capo è coronato da un diadema, il braccio sinistro è sollevato, quasi la dea si stesse specchiando, e sotto il piede sinistro è visibile un elmo. A fianco della Venere si trova la riproduzione del Meleagro, conservato all’Altes Museum di Berlino, copia romana di un originale greco attribuito a Skopas del IV sec. a.C. Si presenta come un giovane cacciatore, con capelli ricci e lancia. La statua è sprovvista del cane, che normalmente completa l’iconografia di questo eroe, anche se fotografie d’epoca ne testimoniano l’originale presenza vicino all’ingresso del Kaffehaus.
La Sfinge si trova all’estremità del molo che delimita il porticciolo. Fa parte di una collezione di antichità egizie, ora non più presente a Miramare, acquisite negli anni da Massimiliano. L’opera segue l’iconografia tradizionale della creatura con la testa umana sul corpo di leone. In granito rosa, risale all’età tolemaica, probabilmente al Il secolo a. C.
Sorge su un blocco in arenaria grigia, più recente, decorato da un disco solare alato con due serpenti ai lati e le parole “Passato” e “Futuro” in greco. La sfinge è citata da Giosuè Carducci nella sua “Ode Miramar”, dove sembra salutare la coppia imperiale in partenza da Miramare verso il proprio destino messicano.
La statua di Napoleone Ilo ritrae come Marte pacificatore: con la mano destra regge un globo, mentre nella sinistra impugna l’asta del comando. La statua fu commissionata da Massimiliano, all’epoca Governatore del Lombardo-Veneto, all’artista milanese Giovanni Pandiani; è una copia in bronzo, di dimensioni ridotte, della statua in marmo realizzata tra il 1803 e il 1806 da Antonio Canova su commissione dello stesso Napoleone, oggi a Londra (Apsley Hause). Conclusa nel 1859, la statua dalle fattezze eroiche si erge sopra una colonna di granito rosa.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

WP Radio
WP Radio
OFFLINE LIVE