Di decarbonizzazione, salute e occupazione si è parlato il 17 novembre a Taranto nel corso del convegno nazionale “L’acciaio oltre il carbone. Nuovi orizzonti a tutela della salute, dell’ambiente, del lavoro”, organizzato da Legambiente, che ha visto la partecipazione di esperti e ricercatori, rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali, innovative aziende europee del settore siderurgico e referenti istituzionali locali ed europei. Infatti neutralità climatica, aria pulita e salvaguardia dell’occupazione sono obiettivi strettamente connessi e fortemente collegati al processo di decarbonizzazione della siderurgia. Le tristi vicende dell’ILVA di Taranto insegnano, l’unico stabilimento siderurgico a ciclo integrale rimasto in Italia.
Secondo Legambiente nazionale la riconversione dell’industria e l’abbattimento degli inquinanti e delle emissioni di CO2 dei settori hard to abate (più inquinanti e difficili da riconvertire), tra cui la siderurgia, passano, necessariamente, per un incremento ed una veloce transizione del settore elettrico verso le rinnovabili presenti sul territorio nazionale, ovvero impianti fotovoltaici (25 m2/abitante), turbine eoliche (10.000) e l’idroelettrico. Tale capacità permetterebbe al 2050 di produrre 600 TWh/anno di elettricità verde con un’incidenza dell’acciaio prodotto con idrogeno pari a circa il 5% (un fabbisogno corrispondente a 30 TWh). Dal punto di vista occupazionale, con l’adozione della tecnologia DRI, a fronte di un modesto calo dei posti di lavoro nell’industria siderurgica, corrisponderebbe un’enorme graduale crescita di forza lavoro qualificata, che al 2050 raggiungerà 900.000 addetti, per la realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti a fonti energetiche rinnovabili.
C’era un pezzo di Friuli in quel convegno: la partecipazione di Danieli nella persona di Antonio Sgrò, partecipazione sollecitata a suo tempo da Legambiente FVG in occasione della presentazione dei dati di Goletta Verde a San Giorgio di Nogaro nell’agosto scorso. Oltre ai rappresentanti delle parti era intervenuta anche la presidente del Circolo di Taranto, Lunetta Franco. C’era piena consapevolezza da parte dell’associazione che il futuro dell’acciaieria targata Danieli-Metinvest si giocava fuori Regione.
’Legambiente FVG si era sempre espressa contro l’acciaieria ai margini della Laguna per la evidente inidoneità del sito e non contro la produzione di acciaio, per scopi pacifici e con produzioni orientate alla decarbonizzazione dei processi ubicate in siti idonei. In tal senso erano attivi rapporti con il circolo di Piombino (Legambiente val di Cornia), altro territorio in sofferenza anche dal punto sociale (disoccupati) con ampia zona industriale dismessa, un tempo polo siderurgico, a fianco del porto che non ha certo le caratteristiche della Laguna di Marano e Grado.
La lettera a doppia firma dei nazionali e regionali di Legambiente e WWF ai ministri Pichetto Fratin e Urso hanno ribadito questo, evidenziando che in Italia le alternative c’erano sia sotto il profilo ambientale che sociale.
Sollecitazione che è stata raccolta da una mozione della minoranza e votata all’unanimità dal Comune di Piombino. A seguire si sono intensificate le relazioni tra diversi attori istituzionali e le parti sociali. Ad oggi sembra che l’ipotesi abbia buoni margini di fattibilità. Apertura anche da parte del circolo di Legambiente di Piombino (val di Cornia) all’ipotesi, naturalmente dopo aver valutato il progetto che la Danieli presenterà a breve alle istituzioni e ai portatori di interesse.
Insomma abbiamo dimostrato, anche in questo caso, che i nostri NO non sono dettati da pregiudizi o “ideologici”. Abbiamo indicato le possibili alternative, consapevoli che la produzione in Italia dell’acciaio è necessaria per sostenere il settore manifatturiero e affrontare la stessa transizione energetica.
Tornando in Friuli durante le azioni messe in campo dai comitati, associazioni e istituzioni locali contro il progetto dell’acciaieria, tutti gli attori si sono espressi sull’importanza dell’ecosistema lagunare.
Ora è tempo di passare dalle parole ai fatti ad esempio con l’approvazione del piano di gestione della laguna, sito di rilevanza comunitario, la rideterminazione dei vincoli e delle aree di tutela tra laguna, linea di costa e area industriale ma anche con una chiara visione sostenibile dell’ecosistema logistico-industriale, (Feraul) e di una robusta gestione sostenibile e ambientalizzazione dell’area, con servizi ambientali avanzati, innovazione, logistica, sicurezza, superando definitivamente il concetto di “vocazione siderurgica”.
Fonte : Legambiente FVG