ACUFENE, IL KILLER “RUMOROSO”
Al convegno annuale focus su ricerca e assistenza
Ne soffre una persona su 8, una percentuale non di poco conto, eppure se ne parla sempre poco e poca è spesso l’attenzione verso chi vive quotidianamente questo disturbo. Se n’è parlato in maniera approfondita al convegno annuale sull’acufene, ospitato in una location suggestiva, lo studio del maestro Giorgio Celiberti. A portare i saluti iniziali sono stati il presidente di A.I.T Tinnitus, Fabio Bergo che ha ricordato come, nonostante sia un disturbo molto diffuso, ancora non venga classificato come una vera e propria malattia. Un concetto ribadito dall’assessore comunale alla Salute ed Equità Sociale, Stefano Gasparin: “Nonostante la diffusione del fenomeno – ha affermato – vi è poca informazione al riguardo, anche per il fatto che non si tratta di un disturbo evidente: appartiene alla categoria di malattie e sofferenze che non sono visibili dall’esterno, ma che all’individuo sofferente, che sembra normale all’apparenza, provoca forti problemi. Come se non bastasse – ha aggiunto – chi ne soffre si sente dire che se lo deve tenere, lasciando sole queste persone a gestire un disturbo che è più grande di loro. Questi convegni sono una dimostrazione di come, invece, si possa invertire la rotta, accompagnando con consulenze, sensibilizzazione e terapie mirate queste persone”. Un tema ben sentito anche dal presidente della 50&più, Guido De Michielis che collabora a questi incontri e che, senza vergogna, ha ammesso di soffrire di acufene: “Sono qui proprio perché uno dei nostri obiettivi, come 50&più, è la prevenzione e con l’auspicio che un domani si trovi una soluzione”. Un problema che tocca anche aspetti giuridici, come sostenuto dal legale dell’Associazione Diritti del Malato, Gabriele Agrizzi che ha messo in evidenza due difficoltà: quella previdenziale, ovvero l’ottenimento dell’invalidità, dato che l‘acufene non è riconosciuto come malattia, e quello della responsabilità civile, “spetta a ciascuno di noi – ha affermato – portare avanti queste problematiche”. Ecco, allora, che la condivisione diventa fondamentale, come sottolineato dalla Presidente dell’Ordine degli Psicologi, Eva Pascoli.
Numerosi gli interventi da parte di chi si occupa ogni giorno di questo disturbo, dal professor Rosario Cuda, direttore dell’otorinolaringoiatria dell’ospedale di Piacenza e docente all’ateneo di Parma, alla psicologa e psicoterapeuta, Marzia Morandini che ha presentato l’esperienza del gruppo di ascolto contro l’acufene, fino al dottor David Leita, socio A.I.T e audioprotesista esperto acufeni del centro Maico che ha trattato l’importanza di un protocollo nella scelta della protesi acustica come rimedio per l’acufene.
Ma a che punto è la ricerca?. A questo quesito ha riposto la ricercatrice e docente dell’università di Pavia, Paola Perin: “La ricerca sta andando in due direzioni, una che sta proseguendo da qualche anno e un po’ di cose le ha fatte e una che vede una serie di nuovi esperimenti che fanno vedere come possiamo sentire i suoni non solo con la coclea, ma anche con un’altra parte dell’orecchio e questo cambia l’interpretazione di tutti i circuiti. C’è un nuovo fermento di ipotesi – ha proseguito – dato che sono state scoperte altre cellule che rispondono ai suoni. E’ comunque un processo creativo e sul lungo termine le cure escono da queste scoperte, ma serve il tempo per esplorare. E’ una ricerca promettente – ha concluso – ma nei prossimi 5 anni potremo vedere dei risultati con terapie molto diverse da quelle attuali, sono momenti rivoluzionari”.