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IL FATTORE UMANO DIETRO LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA : A Castelfranco Veneto la quinta tappa del progetto “Impresa Futuro”

DiRedazione

Ott 13, 2024

UMANI E UMANOIDI: L’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
IL FATTORE UMANO DIETRO LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA
A Castelfranco Veneto la quinta tappa del progetto “Impresa Futuro” di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana sulle sfide dell’età dell’incertezza
Il presidente Oscar Bernardi: «Mancano giovani, serve un rapporto con università, scuole e formazione professionale che riconosca il valore educativo delle imprese»

«L’immagine comune dell’artigiano contrasta con l’immagine ipermoderna dell’IA. È uno stereotipo che vogliamo assolutamente sfatare. Le tecnologie digitali non ci sono estranee». Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, ha aperto con questa provocazione l’incontro “Umani e umanoidi: l’era dell’intelligenza artificiale – La rivoluzione tecnologica tra apocalittici e integrati”, il 10 ottobre al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. L’incontro, realizzato con il sostegno di CentroMarca Banca e il patrocinio della Camera di Commercio di Treviso e Belluno,  è stato la quinta tappa di “Impresa Futuro”, il progetto che ha esplorato le rotte per le imprese artigiane della Marca Trevigiana nell’età dell’incertezza.
«I nostri imprenditori artigiani trovano grandi difficoltà a reperire personale con competenze di linguaggi e metodi matematici e informatici», ha proseguito Bernardi. «Ancora una volta un posto di lavoro su due è difficile da coprire. Una situazione preoccupante, che chiama ancora una volta in causa un rapporto con università, scuola e formazione professionale che riconosca la valenza educativa delle imprese».
«Di fronte alla carenza di manodopera», ha fatto eco Stefano Marcon, presidente Provincia e sindaco di Castelfranco Veneto, «occorre affrontare l’inverno demografico: se non si inverte il trend della denatalità, dovremo rivedere i nostri modelli sociali».  
«Chissà come avrebbe lavorato l’architetto Francesco Maria Preti», è stato la suggestiva provocazione di Maurizio Cattapan, presidente Confartigianato Imprese Castelfranco Veneto, «se nella costruzione del Teatro Accademico avesse avuto a disposizione l’intelligenza artificiale?»
Dagli interventi degli esperti è apparsa subito evidente la stratificazione di sfide che queste tecnologie portano con sé. «Intelligenza artificiale è termine evocativo che colpisce, ma non è fenomeno nuovo, quella che è cambiata è la velocità delle macchine», ha puntualizzato Massimo Marchiori, professore di informatica all’Università di Padova e direttore tecnico dell’European Institute for Science, Media and Democracy di Bruxelles. «In realtà non c’è così tanta intelligenza nell’IA, su questo tema c’è tanta disinformazione».
Posizione condivisa anche da Claudio Bonito, docente alla facoltà di filosofia dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, membro del gruppo di neurobioetica della stessa facoltà: «Una tecnologia fa sempre emergere l’esigenza di un‘etica. Dietro l’IA ci sono interessi immensi e diversificati. Non è possibile bloccarla, ma occorre informare, soprattutto i giovani. Serve consapevolezza».
«L’uomo “governa” questo mondo perché è più intelligente, con l’IA è come se potessimo perdere il controllo», ha sottolineato Gianluigi Bonanomi, formatore e consulente su comunicazione digitale e IA generativa. «La paura maggiore è la perdita del lavoro. C’è persino un sito che calcola il rischio dei diversi mestieri con l’introduzione dell’IA. I lavori più “su misura” saranno più difficilmente sostituiti. Comunque serviranno nuove competenze».
«È un mondo che muta rapidamente», ha confermato Domenico Baldasso, titolare Trevigroup srl e presidente comunità ICT Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Per l’impresa oggi vale di più la flessibilità e la capacità di adattamento rispetto a un progetto di lungo periodo. È una competenza non facile da acquisire. La laurea non è più requisito esclusivo. La persona fa moltissima differenza, indipendentemente dagli strumenti che ha a disposizione. Oltre alle competenze tecniche, oggi serve l’elasticità mentale nella soluzione dei problemi».
Il tema del “fattore umano” è stato il filo conduttore del dibattito, sia nella vita individuale come per le imprese. «La tecnologia da sola non serve», ha ammonito il professore Massimo Marchiori, «sono le persone che la usano che fanno la differenza. Serve la capacità di adattare la tecnologia alle proprie esigenze. La tecnologia è sempre un mezzo, mai un fine». «Dietro la tecnica c’è l’uomo, ma dietro l’uomo ci sono altri uomini», ha fatto eco il filosofo Claudio Bonito. «Cresce il rischio di discriminazione tra chi potrà accedere a queste tecnologie e chi ne sarà escluso». «Questi sistemi acquisiscono molti dati, anche personali, che possono essere hackerati», ha aggiunto Domenico Baldasso. «Anche la cybersecurity sta cambiando. La parte più vulnerabile di un sistema è sempre la persona».
Anche strumenti alla portata di tutti come ChatGPT non sono esenti da rischi. «La priorità del sistema non è la verità, ma rispondere a ogni costo», ha spiegato Gianluigi Bonanomi. «Per questo le informazioni date vanno sempre verificate. C’è poi tutta la questione del copyright, che non è tuttora chiarita».
Dunque, un mondo di nuove opportunità, ancora in fase embrionale, ma che pone già sfide alle imprese. «Un imprenditore non sa a chi rivolgersi che abbia le giuste competenze ma che sia anche imparziale», è la conclusione proposta da Massimo Marchiori. «Un problema che ha anche la pubblica amministrazione. C’è una scarsa distribuzione della conoscenza, soprattutto su aspetti così importanti. Mancano gli accessi alla conoscenza».

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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