La Lega plaude. Cisint: “Era ora, denuncio da anni”
Il Sindaco di Monfalcone alle prese con caporalato, sfruttamento e dumping
“Finalmente si apre il buco nero dell’immigrazione regolare e ci si occupa degli abusi e delle storture del mercato del lavoro che da tempo sono al centro delle mie denunce politiche“. Così Annamaria Cisint, sindaco di Monfalcone e candidata alle elezioni europee per la Lega, all’indomani dell’indagine nazionale sugli ingressi di massa di stranieri “autorizzati”. “Più volte ho sollevato l’anomalia delle procedure di accesso in Italia come quelle che hanno portato ad un massiccio impiego dei bengalesi nei cantieri navali di Monfalcone e Marghera – ha sottolineato la Cisint -. Procedure che di fatto creano un vero e proprio bacino di manodopera povera e dequalificata in seguito utilizzata sul territorio. Ho avuto modo di rimarcare l’esistenza di casi di compravendita dei contratti per cifre che si aggirerebbero sui 5 mila euro. Compravendite testimoniate anche dai movimenti di bengalesi che si trasferiscono con le loro valige da un’abitazione all’altra. In questo senso valgono le dichiarazioni dell’Ambasciatore del Bangladesh in Italia circa la possibile esistenza di fenomeni di cessione di visti per motivi di lavoro, con l’ipotesi di un collegamento tra organizzazioni criminali internazionali tra l’Asia e l’Europa”. La Cisint ricorda come “non a caso l’etnia che utilizza maggiormente il sistema degli arrivi “regolari” è proprio il Bangladesh, basato sull’ordinamento coranico e privo di sistemi scolastici, professionali, educativi adatti a formare le maestranze richieste dal sistema produttivo”. “Ci sono operai del tutto incapaci di parlare la nostra lingua – ha concluso la prima cittadina del Carroccio -. Va indagato a fondo su ciò che sta avvenendo nelle aree industrializzate del Nord Est. Mi riferisco ai subappalti e del caporalato che sfrutta questi extracomunitari per alimentare un fenomeno di dumping salariale. Le conseguenze sono un’alterazione del mercato del lavoro e una penalizzazione concorrenziale delle nostre imprese e dei nostri giovani. Per non parlare dei ricongiungimenti familiari troppo facili, con Isee bassissimi e risorse del welfare drenate in questo modo quasi esclusivamente dalla popolazione straniera”.