Si inaugura il 3 novembre a Trieste “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”:
una grande esposizione per celebrare i 150 anni del Museo
Fondato nel 1872 per volontà del Barone Pasquale Revoltella, personaggio fra i più rappresentativi della Trieste imperiale, che nel suo testamento dispose di lasciare alla città il suo palazzo e la sua vasta collezione d’arte, il Museo Revoltella è la più antica Galleria pubblica in Italia specificamente dedicata all’arte moderna. “Un edificio di artistico merito, – nelle parole dello stesso Barone – il quale serva di abbellimento alla città e di sprone a coltivare le arti belle”.
Fin dalle origini, nel progettare la sua prestigiosa dimora, Revoltella rivelò una netta propensione per la “forza rappresentativa della scultura” e attraverso un meditato programma di decorazioni scultoree realizzò un vero e proprio percorso formativo, in grado di raccontare, al contempo, la storia di Trieste e il ruolo della cultura nel progresso della società.
Il continuo incremento del patrimonio artistico, dal 1872 a oggi, e una politica delle acquisizioni volta, fin dalle origini, a documentare equamente la produzione locale, italiana e straniera, fanno del Museo Revoltella uno fra i più importanti riferimenti per l’arte moderna e contemporanea.
Nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione, il Museo propone, a partire dal 3 novembre 2022, la grande esposizione “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”, un ricco e multiforme percorso che valorizza la straordinaria collezione scultorea custodita dal Museo (che conta oltre 200 pezzi). In mostra circa sessanta opere in marmo, pietra, bronzo, terracotta, cera, ceramica, legno e tessuto, rappresentative degli sviluppi artistici del territorio italiano ed europeo dal Primo Ottocento al XXI secolo, alcune delle quali inedite.
“In questa importante e storica ricorrenza – afferma l’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi – il Comune di Trieste ha voluto onorare la figura del fondatore del Museo, Pasquale Revoltella, veneziano di nascita ma triestino d’adozione, che donò alla nostra città la sua lussuosa dimora e il ricco patrimonio storico-artistico in essa contenuto. In una fase di vitale e generale ripresa turistico-culturale, che sta riportando in auge la nostra città e, più in generale, la nostra regione, assistiamo anche a una pronta e massiccia risposta dei visitatori che, davvero numerosi, frequentano i nostri molteplici musei, interessati a conoscere lo straordinario patrimonio storico-artistico-culturale che li caratterizza e che li rende unici e profondamente legati al nostro territorio”.
Il suggestivo percorso espositivo si snoda attraverso i sei piani del Museo e prevede un riallestimento consistente di alcune sezioni dell’esposizione permanente.
“L’esposizione, accompagnata dal catalogo delle opere, è un progetto ambizioso e di grande fascino, – sottolinea Susanna Gregorat, Conservatore del Museo Revoltella e curatrice della mostra – al quale si pensava già da qualche anno. Ben più impegnativa di una mostra di pittura, in virtù delle molteplici difficoltà poste dalla movimentazione delle opere, di dimensioni anche imponenti, una mostra di scultura favorisce tuttavia un contatto ravvicinato ed emozionante con le opere, vissute in tutta la loro tridimensionale fisicità. Un’autentica sfida finalizzata alla rilettura delle opere in nuovi o rinnovati contesti espositivi, per una loro più approfondita conoscenza e per un approccio di più intenso coinvolgimento dell’osservatore”.
Ad accogliere il visitatore nell’atrio del Museo è la Dea Roma (1950), colossale scultura in gesso dell’artista triestino Attilio Selva, restaurata per l’occasione e presentata al pubblico per la prima volta.
Donata al Museo nel 1965 dall’Associazione Laureati dell’Università di Trieste, l’opera era stata commissionata all’artista – già noto in città per i pili portabandiera di Piazza Unità, il Monumento ai Caduti del piazzale di S. Giusto e quello a Guglielmo Oberdan presso la Casa del Combattente – per l’inaugurazione della nuova sede universitaria e per essere collocata nel piazzale antistante l’ateneo, ma alla Dea Roma venne preferita la Minerva di Marcello Mascherini.
“La scultura come programma di vita” è il titolo della sezione dedicata a Pietro Magni e agli scultori di palazzo. L’apparato decorativo della dimora, infatti, valorizza le scienze e le arti quali fattori di sviluppo economico, rispecchiando – in coerenza con la cultura positivista del suo tempo – il pensiero e l’azione di Revoltella.
Il Barone commissionò a uno dei maggiori protagonisti della Scuola di Milano, Pietro Magni, uno spettacolare ciclo decorativo articolato in massicci gruppi scultorei, collocati nei punti di maggiore visibilità del palazzo: il gruppo allegorico in marmo della Ninfa Aurisina, realizzato per celebrare il nuovo acquedotto di Trieste – che subentrava a quello Teresiano, ormai insufficiente alle esigenze della città ottocentesca – e l’imponente gruppo allegorico del Taglio dell’Istmo di Suez, rappresentazione del progetto più ambizioso del Barone, fra i primi azionisti di questa grande impresa. L’opera del Magni è anticipata, a inizio percorso, dalle due versioni del Ritratto di Pasquale Revoltella, due busti in gesso e marmo, per la prima volta affiancati.
La sezione dedicata al Classicismo del Primo Ottocento e alla scultura in epoca napoleonica comprende le opere di Canova, Houdon e Bartolini, fra le prime acquisizioni di scultura effettuate dopo l’istituzione del Museo: Ritratto del principe Felice Baciocchi, opera in marmo dello scultore toscano Lorenzo Bartolini, innovatore dell’accademismo neoclassico in senso naturalistico e ritrattista ufficiale della famiglia Bonaparte; Napoleone I, busto in gesso del francese Jean Antoine Houdon; e l’importante bozzetto in gesso di Antonio Canova, il più celebre scultore d’epoca neoclassica, per la monumentale statua di Napoleone I nelle vesti di Marte pacificatore.
Una sezione è interamente dedicata all’opera di Marcello Mascherini, artista carismatico e di grande vitalità, che ebbe un ruolo decisivo anche nella lunga storia del Museo, in qualità di componente attivo e determinante del Curatorio.
Di Mascherini il Museo possiede una quindicina di sculture di grande valore, entrate a far parte della collezione grazie ad acquisti e donazioni di rilievo, che sono in grado di raccontare le diverse fasi creative di uno dei protagonisti della scena artistica italiana della prima metà del Novecento. Dai suggestivi bronzetti (Volo dell’allodola, Estasi, Baccante, Musico e Icaro) al poderoso Beethoven (anni Venti); dal vigoroso Autoritratto al monumentale gruppo della Sirena; da Eva (1939), fra le sculture più significative dell’intera raccolta fino allo straordinario Risveglio di Primavera, opera del 1954 che evidenzia le novità espressive della sua scultura, essenziale e geometrica, attraverso forme visibilmente allungate. Apre il percorso espositivo, nell’atrio al pianterreno, lo splendido Cavallo rampante (1962 circa).
La sala del Museo dominata dai due imponenti gruppi scultorei in gesso di Leonardo Bistolfi – Funerale della Vergine e La Croce – è del tutto riallestita per restituire, attraverso l’esposizione di oltre venti opere realizzate tra Otto e Novecento, la ricchezza e la varietà della collezione scultorea del Revoltella.
Volutamente poste a confronto nell’interpretazione della figura femminile, le sculture di artisti locali quali Ruggero Rovan, Franco Asco, Mario Ceconi di Montececon, Gianni Marin e Giovanni Mayer dialogano con quelle di alcuni magistrali interpreti del Verismo di fine Ottocento, quali Donato Barcaglia e Andrea Malfatti. L’immagine femminile, idealizzata e sospesa fra spiritualità e perfezione formale, ricorre, invece, nell’etereo Sogno di Primavera di Pietro Canonica e nell’enigmatico volto della Vergine di Adolfo Wildt, qui affiancati.
Opera fra le più importanti della collezione del Museo è il Gavroche (1883 circa) di Medardo Rosso, il più grande scultore italiano della seconda metà dell’Ottocento, artista di eccezionale modernità che, partito dalla tradizione scapigliata lombarda, si trasferì a Parigi e dialogò con artisti e intellettuali del calibro di Rodin e Zola.
Nell’ambito della sezione dedicata ai capolavori del Novecento italiano viene allestito, per l’occasione, il bozzetto articolato in quattro sculture che Arturo Martini presentò al concorso del 1934 per il monumento a Emanuele Filiberto Duca d’Aosta.
Negli anni drammatici del secondo conflitto mondiale il Museo Revoltella non rinunciò, per quanto possibile, a incrementare le proprie raccolte, guardando al contempo alla produzione artistica nazionale e a quella del territorio.
A partire dal 1948, anno in cui la XXIV Biennale di Venezia segnò la ripresa della vita artistica nazionale, si avviò “una delle fasi più fervide e costruttive” della storia del Museo, contrassegnata dall’acquisto di opere di grande valore, fra cui Bambino con l’anatra di Giacomo Manzù, Il ritratto di Carlo Carrà di Marino Marini, Ritratto di Emilio Greco e la Cariatide in gesso di Alberto Viani.
Alla Biennale veneziana del 1960 l’interesse per la scultura si concretizzò nell’acquisto di una serie di opere, rappresentative del linguaggio informale, di Augusto Perez, Quinto Ghermandi e Agenore Fabbri, mentre negli anni immediatamente successivi entrarono a far parte del Museo, fra le altre, la scultura di Dino Basaldella Omaggio, la Sfera n. 4 di Arnaldo Pomodoro e l’opera in bronzo Motivo concentrico di Mirko Basaldella. Sono acquisizioni degli anni Settanta, invece, il gigantesco Gran sacerdote rosso di Mirko Basaldella e l’opera BaroKo dell’artista triestino Bruno Chersicla.
Fra le sculture di più recente realizzazione, dagli anni Ottanta fino ai primi del Duemila, spicca Solid-Speech Puzzle. Keyword: Tessitura, opera dell’artista triestina Lydia Predominato, rappresentante della cosiddetta Fiber Art o Soft Sculpture: un incredibile puzzle sovradimensionato composto da 28 pezzi componibili, acquisito nel 2020. L’opera della Predominato, risultato di un affascinante mix di tecnologia e manualità, a 150 anni dall’inizio della lunga storia del Museo Revoltella, esprime la concezione dell’arte del suo fondatore: uno sguardo alla tecnologia e alla “modernità”, mai disgiunte dalla sapiente capacità artigianale e da un raffinatissimo senso estetico.
A corredo della mostra, la pubblicazione del catalogo scientifico dell’intera collezione. Un prezioso volume, a cura di Susanna Gregorat e Barbara Coslovich, che raccoglie duecento schede di approfondimento di altrettante sculture (comprese quelle che fanno parte dell’allestimento) e documenta una delle sezioni di maggiore valore e consistenza dell’intero patrimonio del Museo Revoltella.
Costituiscono un elemento imprescindibile del programma di valorizzazione della raccolta scultorea anche i significativi interventi di restauro, realizzati per l’occasione insieme alla Soprintendenza locale. Un grande investimento culturale ed economico del Comune di Trieste per il “suo” Museo Revoltella, che vede rinnovati spazi e allestimenti e riportate alla luce e restaurate opere a lungo nascoste nei depositi.
Un vero e proprio regalo alla città che tutti, triestini e non, sono invitati ad ammirare in occasione dell’Opening Day del 3 novembre, Festa del Santo Patrono. A partire dalle 13.00 e fino alle 21.00 la mostra e il Museo potranno essere visitati gratuitamente.
La mostra potrà essere visitata fino al 25 aprile 2023 con il seguente orario: tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 09.00 alle 19.00. Il biglietto è compreso in quello d’ingresso al Museo (intero € 7,00 / ridotto € 5,00). Per ulteriori informazioni: revoltella@comune.trieste.it / www.museorevoltella.it / #150revoltella.
In copertina : Mascherini – Musico