L’operazione congiunta della Capitaneria di Porto di Trieste e dell’Area
Marina Protetta di Miramare con la cooperativa Shoreline ha impegnato il
personale per diverse ore. L’avvicinarsi della delfina solitaria e il rischio
per l’intero ecosistema marino ha reso l’intervento ancor più urgente
Uno sforzo congiunto della Capitaneria di Porto di Trieste e dello staff dell’Area Marina Protetta di Miramare con i ricercatori della cooperativa Shoreline, imbarcati sull’unità da pesca “Spaccamari”, ha portato nei giorni scorsi all’identificazione e parziale recupero di una rete da pesca di notevoli dimensioni nei pressi dello scarico a mare del depuratore di Servola.
La rete – un tramaglio di oltre 2000 metri, in nylon intrecciato molto resistente, con maglia di circa 20 cm – risultava in buone condizioni e probabilmente era stata calata qualche giorno prima per la pesca di rombi e passere. Nella zona però la pesca è vietata e l’assenza di identificativo e di appropriata segnalazione fanno dell’attrezzo individuato un dispositivo per la pesca INN (Illegale, Non dichiarata e Non regolamentata).
Ad accorgersi della sua presenza sono stati i predetti ricercatori, impegnati in un monitoraggio di Dna ambientale per il progetto Interreg SeaInsights, a poca distanza dal luogo del ritrovamento.
Avvistata una bottiglia di plastica sulla superficie del mare, si sono avvicinati nel tentativo di recuperare il rifiuto galleggiante per poi scoprire che era legato ad una cima. Provando ad issarla a bordo, l’equipaggio dell’unità “Spaccamari” ha intravisto una rete da pesca sottostante, senza però immaginarne le dimensioni.
Immediatamente è stata informata la Capitaneria di Porto di Trieste, che ha prontamente inviato sul posto la motovedetta CP 564.
La sorpresa è arrivata quando anche i militari, partendo proprio dal gavitello di plastica improvvisato e salpando i primi metri di cima collegata, hanno realizzato che la rete si estendeva ben oltre la lunghezza inizialmente ipotizzata (si pensava ad un centinaio di metri), e che quindi il suo recupero richiedeva l’ausilio di un argano.
Esclusa a priori l’opzione di taglio e di affondamento per l’elevato rischio che si trasformasse in una rete fantasma, e dunque che continuasse a mietere le sue vittime anche se adagiata al fondo, fondamentale si è rivelato il rullo presente sul motopesca in uso all’attività di monitoraggio: le operazioni di salpamento, iniziate intorno alle 15 con il recupero di porzioni di rete che venivano tagliate ogni volta che la matassa diventava troppo ingombrante e trasferite a bordo della motovedetta, sono proseguite fin oltre l’imbrunire per cercare di salpare la rete e rimuoverne il più possibile prima del tramonto.
A destare particolare preoccupazione e urgenza nel personale intervenuto, infatti, è stato anche il sopraggiungere dell’esemplare femmina di delfino comune che negli ultimi mesi si è fatta conoscere per le sue esibizioni solitarie nel Golfo di Trieste, da Grignano alle coste istriane.
La femmina di Delphinus delphis, specie in via di estinzione nel Mediterraneo, ha destato apprensione ogniqualvolta si avvicinava troppo alla rete.
Il suo comportamento anomalo, tipico dei delfini solitari, è causato dalla mancanza di conspecifici e una ricerca di interazione con l’essere umano.
L’animale ha espresso tutto il repertorio di comportamenti noti ai ricercatori, ma non deve trarre in inganno: è facile scambiare atteggiamenti e movimenti che normalmente vengono usati per comunicare con delle semplici espressioni di gioia.
La decisione di abbandonare l’operazione è arrivata dopo circa 2 km di rete recuperata, ormai con il buio della sera, verso le 18:00. La rete si era comunque incastrata su qualche elemento del fondale e i tentativi di continuare a issarla si erano rivelati inefficaci. La restante porzione di rete a tramaglio, di ignota lunghezza, verrà recuperata, mediante appositi ausili, nei prossimi giorni, in presenza di condizioni meteomarine favorevoli.
L’esemplare di delfino comune ha mostrato comunque di tenersi a debita distanza dalla rete stessa e ha accompagnato le imbarcazioni nel ritorno in porto per qualche tempo prima di tornare in mare aperto.
Tale operazione testimonia il notevole impegno e la preziosa collaborazione tra i diversi attori preposti a garantire la tutela dell’ambiente marino e costiero nonché la salvaguardia del delicato habitat che il nostro Golfo custodisce nell’interesse della collettività e delle future generazioni.
Foto : ©️Tommaso De Lorenzi