• Dom. Apr 28th, 2024

Voce del NordEst

online 24/7

“SBADABENG!” CON ANSELMO LUISI È IL PRIMO SPETTACOLO DELLA RASSEGNA “AIFABBRI2” IN SCENA IL 29 E 30 SETTEMBRE

DiRedazione

Set 28, 2023

“SBADABENG! OVVERO L’ARTE DI PRENDERSI A SCHIAFFI” 

INAUGURA LA TERZA EDIZIONE DELLA RASSEGNA 

“AIFABBRI2” DELLA CONTRADA

IN SCENA IL 29  E 30 SETTEMBRE

Il 29 settembre si alza il sipario del Teatro dei Fabbri con “Sbadabeng! Ovvero l’arte di prendersi a schiaffi” di e con Anselmo Luisi, musicista triestino con alle spalle la partecipazione a “X Factor”,  in scena fino a domenica 30 settembre (ore 20.30). Lo spettacolo è il primo di tredici della Contrada inseriti nella rassegna di teatro contemporaneo “AiFabbri2”. L’idea di teatro tradizionale sarà completamente stravolta da questa pièce. Sbadabeng è uno spettacolo che colpisce, nel vero senso della parola, nel segno, essendo interamente basato sulla body percussion. Sul palcoscenico dei Fabbri andrà in scena una forma di sperimentazione artistica e teatrale senza eguali, in quell’ottica di innovazione che costituisce la cifra di questa particolare rassegna teatrale. Un uomo, da solo, su un palco.

Nessun oggetto, nessuno strumento, se non il proprio corpo. Anselmo Luisi  porterà il pubblico in un viaggio comico a cavallo tra musica e teatro e svelerà situazioni sonore inaspettate passando per il canto, il mimo e la percussione corporea. Il suo spettacolo, che è soprattutto una performance corporea, consiste in una serie di sketch che partono da un pretesto musicale – quello di fare musica utilizzando solo il corpo – ma che si evolvono con contaminazioni di mimo e di teatro comico. 

Un banale attacco di tosse, una donna che si lamenta con il cameriere al ristorante, un uomo che si pulisce la camicia, sono situazioni che si trasformano in altro, grazie alla potenza performativa dell’attore, che fa emergere il potenziale artistico di situazioni comuni e di gesti compiuti da tutti noi in maniera non riflessiva. Si giunge così ad una performance di body percussion che coinvolge gli spettatori, invitandoli a sperimentare sulla propria pelle cosa significa percuotersi per generare suono.

Questo spettacolo giunge fino alle radici più antiche del suono e del movimento, avvalendosi di un linguaggio perentorio e spassoso. La critica ha sottolineato il grande talento nel coniugare diverse abilità sceniche come il suono ed il mimo, frutto di un raffinato lavoro di ricerca artistica e corporea.

Tra palco e platea si realizza una sorta di comunicazione circolare, dove anche il pubblico parteciperà a suon di schiaffi  contribuendo a creare una strepitosa sinfonia, che libera il potenziale artistico di ciascuno dei partecipanti. Una diversa esperienza di teatro che alla fine farà vivere al pubblico situazioni impensabili in tale contesto. Per informazioni contrada@contrada.it oppure 040947481

PREZZI E ABBONAMENTI RASSEGNA “AI FABBRI2”:

CARNET FABBRI 

5 Spettacoli 45,00 euro 

RIDUZIONE ABBONATI CONTRADA 

5 Spettacoli 35,00 euro 

BIGLIETTI 

Intero 12,00 euro 

Ridotto sopra i 65 anni 10,00 euro 

Abbonati Contrada 8,00 euro 

Cortesia 5,00 euro 

TUTTI GLI SPETTACOLI DELLA RASSEGNA AIFABBRI2:

29- 30 SETTEMBRE ORE 20.30

SBADABENG

Spettacolo comico di body percussion

scritto e interpretato da Anselmo Luisi

produzione ESIBIRSI Soc. Coop.

Un uomo, da solo, su un palco. Nessun oggetto, nessuno strumento se non il proprio corpo. Un viaggio a cavallo tra musica e teatro che farà sobbalzare il diaframma dalle risate e farà scoprire situazioni sonore inaspettate passando per il canto, il mimo e la percussione corporea.

La performance / spettacolo consiste in una serie di sketch che partono da un pretesto musicale – quello di fare musica utilizzando solo il corpo – ma che si evolvono con contaminazioni di mimo e di teatro comico. Un attacco allergico di tosse diventa una performance di beatbox; una scena di mimo di una signora che si lamenta con il cameriere al ristorante diventa un duetto di scat e di grammelot ritmico; un uomo che si pulisce la camicia dalla sporcizia diventa una performance di body percussion che trascinerà il pubblico a sperimentare sulla propria pelle cosa significa percuotersi per generare suono.

Una performance che vi farà letteralmente prendere a schiaffi.

13- 14 OTTOBRE ORE 20.30

NOTTI BIANCHE

Liberamente tratto da “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij

adattamento e regia di Giacomo Segulia

con Giacomo Segulia eZoe Pernici

musiche a cura del Trio Melos – Alberto Forti, Andrea Furlan, Sara Zoto

produzione La Contrada Teatro stabile di Trieste

Quattro notti e un mattino sono il tempo in cui due giovani vivono la loro storia d’amore.

Le notti bianche è, insieme a Delitto e castigo, la più amata e la più letta delle opere di Dostoevskij. Protagonista è la figura del Sognatore, nella cui esistenza, chiusa in un mondo di fantasticherie, irrompe per un breve attimo la giovane Nastenka. Simbolo del pulsare delle emozioni, Nastenka offrirà per la prima volta al Sognatore scampoli di vita vera, finché una sua lettera non lo “risveglierà” per riportarlo al suo destino di illusioni. Sullo sfondo di una Pietroburgo deserta e quasi magica, si inserisce l’intenso dialogo tra i due protagonisti, pure voci, la cui identità è l’oggetto stesso delle loro riflessioni e della loro autocoscienza. Un idillio divenuto celebre per l’atmosfera sognante, la profonda introspezione psicologica dei personaggi e i loro sentimenti profondi e brucianti. Il racconto di Dostoevskij viene reinterpretato oggi da due giovani attori con l’accompagnamento dolce e misterioso delle musiche dal vivo.

DAL 26 AL 28 OTTOBRE ORE 20.30

PASOLINI

IL CAOS CONTRO IL TERRORE

di e con Diana Höbel

musiche originali dal vivo dei Baby Gelido – Daniele e Stefano Mastronuzzi

produzione La Contrada Teatro stabile di Trieste

Pasolini nudo. Messo a nudo, nell’ottobre del ’75, nella Torre di Chia, dove si era ritirato a scrivere Petrolio, immortalato dal fotografo Dino Prediali, “il Caravaggio della fotografia”, che già aveva ritratto o ritrarrà, sempre nudi, Giacomo Manzù, Giorgio De Chirico, Marcel Carné, Alberto Moravia, Federico Fellini, Rudolf Nurejev, Andy Warhol, Man Ray… La sua figura magra e atletica, a dispetto di chi lo voleva deboluccio, effeminato perché gay, che nudamente legge un libro, a pochi giorni dalla sua morte, dal suo omicidio. Questo ritratto a pochi giorni dalla morte lo rende davvero simile a un Cristo, fragile e forte grazie all’oggetto libro, che lo veste e lo accompagna. Diana Hobel, incisiva e dissacrante ci svelerà quanto Pasolini sia nostro e attuale. “Facciamo nostra questa necessità civile, come facciamo nostro il desiderio di vincere la tendenza al disimpegno, in un percorso che dal secolo scorso attraverso le parole di Pasolini ci porti dentro al nostro presente, lasciando che più che raccontare Pasolini, sia Pasolini a raccontarci a noi stessi.”

 DALL’8 ALL’11 NOVEMBRE ORE 20.30

COSÌ VICINO  TAKO BLIŽJI

COMMEDIA IN UN ATTO CON 11 SCENE PER LARA KOMAR E IL SUO BEL CANTO

Scritto e diretto da Luca Quaia

con Lara Komar

produzione LaContrada Teatro stabile di Trieste / SGG Slovensko Stalno Gledališče

Nella frenetica vita contemporanea una giovane donna decide finalmente di traslocare e cambiare casa scegliendone una con tutti i confort: ascensore, centro commerciale nel seminterrato, parcheggio privato e vista sulla città. Tra scatoloni e traslocatori il primo ingresso nella nuova casa però non è dei migliori perché la protagonista incontra il suo vicino di casa che è un extracomunitario.

Terrorizzata da quell’incontro la protagonista trasforma lo stress della sua vita quotidiana in paura del diverso e, barricandosi in casa, cercherà di scoprire quante più cose possibili sul suo dirimpettaio. L’unica cosa che otterrà sarà scontrarsi con le sue paure e le sue incapacità di avvicinarsi a ciò che non conosce. Finché, un giorno, dei biscotti fatti in casa e una lettera di suo nonno, le faranno riaprire quella porta per incontrare chi vive vicino a lei. 

Un monologo scritto per Lara Komar che circondata di scatoloni da trasloco ci porta in mille posti diversi, dai ricordi alle fantasie e dalle paure alla nostalgia per capire un po’ meglio cosa ci spinge a chiuderci di fronte alla diversità.

 DAL 16 AL 19 NOVEMBRE ORE 20.30

TESLA

di Ksenija Martinović e Federico Bellini

con Ksenija Martinović

sound design Antonio Della Marina

consulente scientifica Ivana Abramović

coreografia Matilde Ceron

video Sonia Veronelli

produzione La Contrada Teatro stabile di Trieste / CSS di Udine

Lo spettacolo indaga la figura di Nikola Tesla, il grande scienziato che nei primi del ‘900 fu tra i massimi inventori che la storia ricordi. Avvolto da un alone di leggenda che sfocia quasi nel misticismo, il paradosso del nome Tesla è l’essere oggi forse più celebre come brand, o marchio capitalistico, laddove proprio il dominio del capitale americano ha ostacolato, o quantomeno non aiutato, la realizzazione della più grande opera dell’inventore, il cosiddetto esperimento della Wardencliffe Tower. Accordatosi con il più grande banchiere dell’epoca, J.P. Morgan, per la costruzione di una o più torri in grado di veicolare onde radio, Nikola Tesla, ormai giunto quasi al termine del lavoro, si vide rifiutato un ultimo finanziamento per completare quella che, nei suoi intenti inizialmente non dichiarati, sarebbe stata la svolta epocale per l’umanità, ovvero la produzione di energia elettrica gratuita per tutti e in ogni luogo. Lo spettacolo ripercorre questa vicenda non sempre ricordata dalle cronache odierne e spesso oggetto di scetticismo da parte della scienza ufficiale. Eppure quell’episodio segna il declino del Tesla inventore, l’ostracismo di Wall Street e quindi di tutti coloro che avrebbero potuto finanziare tale incredibile scoperta.

23-24 NOVEMBRE ORE 20.30

TOPI D’AZZARDO

Scritto e diretto da Barbara Sinicco

con Michela Cembran e Simone Starc

produzione Associazione culturale La Fabbrica delle Bucce – Arte e Spettacolo

Commissionato all’autrice Barbara Sinicco e all’attrice Michela Cembran alcuni anni fa, lo spettacolo si incentra sul gioco d’azzardo noto anche come “gambling” e su tutte le problematiche connesse alla relativa dipendenza psicologica, la cosiddetta ludopatia.

Topi d’azzardo segue le vicende di una donna che per vivere vende gratta&vinci e qualsiasi altro tipo di lotteria, e possiede anche una slot machine. Il tutto trascinato su un carretto, con cui viaggia di città in città assieme a suo figlio.  Il personaggio della protagonista, ispirato alla madre coraggio brechtiana, infonde alla storia un profondo carico emotivo che catalizza l’attenzione degli spettatori sulla dipendenza da gioco d’azzardo, caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di denaro elevate. Compulsivo e autolesionista il fenomeno colpisce secondo gli studi più recenti oltre un milione e trecentomila italiani.

67 DICEMBRE ORE 20.30

MEMORIE DEL SOTTOSUOLO

da Fëdor Dostoevskij

adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori

con Paolo Oricco

scenario di Daniela Dal Cin

produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Memorie del sottosuolo scritto nel1864 è stato considerato dai critici come un’anticipazione dei capolavori della maturità di Dostoevskij e viene paragonato a un grande affresco impressionista, scandaglio dell’animo umano di cui l’autore fu maestro indiscusso anticipando i grandi romanzieri europei. Scendendo nel sottosuolo, il protagonista, malato e ossessivo, intriso di rancore sociale, autoesclusosi da tutti, non trova nell’isolamento la fine del suo odio verso il mondo e l’umanità intera, né una dimensione pacificata con se stesso: al contrario, questo scavo nell’inconscio non gli permette di vedere meglio la sua condizione ma gli produce, un senso di insana gratificazione di chi è superiore, anche solo di qualche gradino, rispetto a qualcun altro. La storia è un convulso e delirante susseguirsi di tensioni vendicative, pensieri balordi, animosi, conditi di sadismo e masochismo insieme: più che un vero male di vivere, un’angoscia dell’esistenza. Con questo spettacolo i “Marcido” affrontano finalmente quella che loro stessi definiscono una loro “tendenza dostoevskijana”, presente nelle corde della compagnia fin dal loro esordio. Con queste “Memorie”, la compagnia porta in scena il gorgo altalenante di gioia e disperazione al quale l’uomo non può sottrarsi.

12-13 GENNAIO ORE 20.30

CHE COSS’È L’AMOR?

di Antonio Veneziano

con Enza De Rose e Antonio Veneziano

con le musiche eseguite dal vivo da Giovanni Settimo, Enrico Apostoli e Mila Comel

produzione Unione Arti Performative

Che cos’è l’amore? Vinicio Capossela dice di chiederlo al vento perché tutto sommato è meglio che chiederlo ad uno psicologo che farebbe passare velocemente la poesia. Cosa possiamo chiamare allora “amore”? Di solito pensiamo al quel sentimento che unisce romanticamente due persone, ma in realtà è quello che ci raccontano da bambini nelle favole. La verità è che innamorarsi e trovare la cosiddetta “anima gemella” fa parte di una procedura atavica che serve a far proseguire il mondo e tutto quello che contiene. Siamo “costretti” a cercare qualcuno che soddisfi i nostri bisogni e che ci accompagni durante il percorso della vita. Detto così può sembrare brutale, ma il cosiddetto “amore” è considerato quell’impegno o passatempo perpetuo che fa sì che i giorni trascorsi su questo pianeta non siano mai simili e banali. L’uomo di fatto ha imparato a governare tutto di questo mondo, ma basta perdere il contatto con questo sentimento pensando di perdere il partner o soltanto litigare con esso per un istante che tutto quello in cui crediamo e che ci siamo costruiti crolla inesorabilmente. Ecco di cosa si tratta… il nostro è un viaggio introspettivo ma leggero, poetico e brillante che racconta attraverso musica e canzoni l’innamoramento di due perfetti / imperfetti sconosciuti.

26 – 27GENNAIO ORE 20.30

IL NOSTRO MARTELLO È IN MANO A MIA FIGLIA

di Brian Watkins traduzione di Enrico Luttmann

con Federica Carruba Toscano e Arianna Cremona

scene Sara Palmieri

luci Sebastiano Cautiero

costumi Nunzia Russo

produzione La Contrada Teatro stabile di Trieste

Due sorelle, una madre bisognosa di cui occuparsi e Vicky, una pecora che il padre ha regalato alla madre prima di lasciarle. Un’unica cosa unisce le due sorelle: entrambe odiano Vicky. In una cittadina dimenticata tra le praterie, Sarah e Hannah lottano per il loro futuro tra colpe e fantasmi di famiglia. Il nostro martello è in mano a mia figlia è una storia familiare senza tempo. Sarah ed Hannah sono molto diverse. L’una assennata e premurosa, l’altra irrequieta ed indipendente. Vivono però la stessa oppressione rispetto alla situazione che le circonda ed entrambe sognano di lasciare la piccola cittadina che le tiene prigioniere. La madre, per sopravvivere, si appiglia ai ricordi di tempi migliori che si materializzano nel camioncino del marito e in Vicky, la pecora che l’uomo le aveva regalato prima di andarsene e che ora lei tratta non come capo di bestiame ma come animale domestico.  Il dramma familiare presto si tinge di thriller, evolvendosi in un susseguirsi di azioni violente dalle quali è impossibile tornare indietro.

 2-3 FEBBRAIO ORE 20.30

B.

Scritto e diretto da PietroCerchiello

con PietroCerchiello e Ariele Celeste Soresina

musiche interpretate da Giacomo Tamburini e Gianluca Cerchiello

produzione Associazione Culturale e Teatrale Dimore Creative

Blindness.  Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di José Saramago. Un piccolo paese in cui, senza un apparente motivo, tutti gli esseri umani iniziano gradualmente a perdere la vista. E poco alla volta, l’intera popolazione mondiale si trova a fare i conti con una pandemia di cecità. B. La classe di una scuola, in cui da qualche settimana vengono collocati tutti coloro che diventano ciechi. Dentro i malati, fuori la polizia a controllare che nessuno esca senza permesso. La classe in cui, una notte, un giovane poliziotto entra, attirato da una musica di un pianoforte scordato e dalla voce di una donna che canta. Before and After. Molte cose segnano uno spartiacque nella vita delle persone. Qualcosa che segna un prima e un dopo, che ricorda che nulla è scontato, che inevitabilmente porta a riflettere sull’importanza delle cose, anche e soprattutto delle più semplici, delle più umane. Be. Essere, esistere, come elemento fondante. Questo progetto nasce infatti dal desiderio di esaltare l’importanza delle cose semplici, dei rapporti quotidiani, dei legami umani.  Buio.  B. sarà un’esperienza immersiva, fatta di parole, musica, canto e suoni. L’intera performance, della durata di 1 ora circa, sarà realizzata completamente al buio. Per permettere di vivere a pieno le sensazioni, le emozioni, i desideri e le paure dei personaggi della storia.

DAL 16 AL 17 FEBBRAIO ORE 20.30

BIG IN KOREA

drammaturgia Francesco d’Amore e Luciana Maniaci (Maniaci d’Amore)

con Tommaso Bianco e Maurizio Sguotti

disegno luci Alex Nesti

regia Kronoteatro

produzione Kronoteatro / Teatronazionale di Genova

con il sostegno della Residenza artistica “Vettori” della Contrada Teatro stabile di Trieste

Con questo lavoro Maniaci d’Amore e Kronoteatro esplorano un momento di soglia della vita, quello in cui si è quasi pronti: a spiccare il volo, a mollare la presa, ad entrare nella vita, o a lasciarla. E si chiedono se il territorio del “quasi” possa espandersi all’infinito, fino a coprire tutta un’esistenza. Al centro della drammaturgia c’è una relazione sfuggente: quella tra un giovane e il suo vecchio allenatore di calcio. Da trent’anni i due si trovano ogni domenica al campetto del paese. Ma non si allenano. Il loro è un lungo apprendistato teorico aspettando il momento in cui potranno cominciare a giocare. Non è ancora arrivato quel momento, sembra non arrivare mai. In quell’ora di studio il mister e l’allievo favoleggiano insieme del posto in cui andranno, un giorno: la Korea. Lì, a quanto pare, è possibile per un vecchio zoppo e un uomo che ha superato i 35 anni essere considerati ancora idonei per iniziare una carriera. Lì saranno, finalmente, grandi. Così lo sport per loro non è più una pratica, ma un linguaggio puro, una grammatica relazionale, o forse un mondo fantastico che abitano solo loro. Per alcuni il piano concreto della vita è poco più che una gabbia e l’unica chiave per forzarla si trova sul confine della follia. Nel seguire questa storia candida e feroce, ci interroghiamo su certe relazioni inedite e disperate. Perché le persone a volte si uniscono per motivi non lineari. E sul fondo di un rapporto può esserci il bisogno fragile e grandioso di costituire una realtà fittizia, una realtà in cui non esiste il fallimento e neanche la morte. Una realtà che può restare in piedi solo finché viene abitata dal compagno che siede accanto a te sulla panchina.

1-2 MARZO ORE 20.30

KOLLETTIVO CERA GUEVARA

Poetry slam di e con Andrea Mitri

produzione LaContrada Teatro stabile di Trieste

La solitudine di un individuo durante il lockdown e il suo tentativo di mantenere l’equilibrio attraverso la poesia. Uno spettacolo a metà strada tra il reading poetico e l’inchiesta giornalistica per ricostruire la storia del Kollettivo Cera Guevara, collettivo poetico troppo prematuramente scomparso. Tra poesie, diari, atti di polizia si sorride, ci si commuove, forse anche ci si arrabbia, assistendo al tentativo di mantenere intatta una vita collettiva che ci sta sempre più sfuggendo dalle mani. Da qualche anno sta prendendo piede in Italia una nuova forma di performance poetica attraverso la diffusione delle “poetry slam”, gare tra poeti, che si stanno diffondendo in particolar modo tra i giovani. In questi contest, gli autori si affrontano portando sul palco poesie scritte di loro pugno: solo voce, sono vietati costumi, oggetti di scena e musiche e spesso il pubblico è chiamato a votare la performance poetica e a decretare il vincitore della serata. Ancora triestino dentro nonostante viva a Firenze da ormai 30 anni, Andrea Mitri è attore e improvvisatore con la passione per la scrittura. Ha pubblicato tre libri: due di racconti (Passanti e Leggere Anomalie) e un romanzo dal titolo “Papà fa buseti col trapano”. Nel 2022 ha partecipato alle finali del Campionato Nazionale Poetry Slam. Nel 2023 pubblica “Poco sesso, niente droga e qualche goal”. Quando alle cene vuole attirare l’attenzione racconta di essere stato calciatore professionista negli anni ’80. E quasi tutti gli credono.

15-16 MARZO ORE 20.30

EINE POSTO KEINE PLATZ

di Diego Marani e Elke Burul

con Valentino Pagliei, Elke Burul, Giovanni Boni e la voce fuori campo di Pietro Spirito

regia Giovanni Boni

produzione ACTIS Associazione Culturale Teatro Immagine Suono

Cosa succede quando una persona fortemente radicata nella sua cultura ne incontra una che, obbligata dallo sradicamento, ha dovuto inventare una nuova lingua? È possibile che questi due mondi trovino la volontà di ascoltarsi e dialogare?

In un ufficio passaporti di una città italiana, il poliziotto preposto al rilascio dei visti si trova di fronte una signora che nel richiedere un visto di passaggio si rifiuta di dichiarare la sua provenienza. La donna parla una lingua strana, benché in fondo comprensibile, somma di tutte le lingue che ha conosciuto nel suo viaggiare. Il dialogo surreale che si instaura tra i due metterà a confronto non solo due mondi e due culture apparentemente inconciliabili, ma attraverso il fluire di una lingua che diventa rivendicazione di diritto alla libertà e alla trasformazione, le stesse categorie di pensiero dell’uomo verranno rese permeabili a una riflessione nuova e diversa.

Con un gioco ironico e a tratti surreale Eine posto keine platz conduce lo spettatore in un viaggio ricco di nuovi e stimolanti interrogativi, inducendolo a considerare alcuni aspetti della nostra società con occhi diversi.

Diego Marani è l’inventore della lingua artificiale chiamata europanto, costituita da un insieme di tutte le lingue d’Europa. In questo idioma totalmente inventato ha tenuto una rubrica fissa su giornali svizzeri e belgi a partire dal 1990. L’Europanto è una provocazione contro l’integralismo linguistico di chi predica la purezza delle lingue. Con il gioco intellettuale dell’Europanto, Marani invita ad imparare le lingue sapendo vedere dietro ogni lingua l’umanità di chi la parla. La lingua è uno strumento identitario ma è anche una porta aperta verso nuovi mondi che ci aiuta a vedere meglio noi stessi.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

WP Radio
WP Radio
OFFLINE LIVE