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Settimana della Cultura Friulana: la Cineteca presenta al Visionario il nuovo restauro di PENNE NERE, girato a Sauris

DiRedazione

Mag 13, 2025

SETTIMANA DELLA CULTURA FRIULANA 2025

LA CINETECA DEL FRIULI PRESENTA AL VISIONARIO, PER LA PRIMA VOLTA NEL RESTAURO IN 4K, IL FILM DI ORESTE BIANCOLI PENNE NERE (1952),

GIRATO A SAURIS, CON MARCELLO MASTROIANNI E MARINA VLADY.

Introduzione a cura di Carlo Gaberscek

Giovedì 15 maggio, ore 18. Ingresso libero

La storia del Friuli come importante location cinematografica comincia oltre 70 anni fa, quando per la prima volta una troupe di Cinecittà arriva in Carnia per girare a Sauris di Sotto e in parte nel comune di Villa Santina e a Rivoli Bianchi di Tolmezzo il lungometraggio Penne nere di Oreste Biancoli, con Marcello Mastroianni, Marina Vlady e Enzo Staiola. Il film, del 1952, anticipa di alcuni anni Addio alle armi, il kolossal che nel 1957 porterà Hollywood in Friuli, e La grande guerra di Mario Monicelli, del 1959.

La Cineteca del Friuli conserva Penne nere nel formato originale in pellicola e lo propone per la prima volta nel restauro in 4K, realizzato con il sostegno del MiC e della Regione Friuli Venezia Giulia, giovedì 15 maggio alle ore 18 al Visionario di Udine, in collaborazione con il CEC, nell’ambito della Settimana della Cultura Friulana (8-18 maggio 2025) a cura della Società Filologica Friulana. La proiezione, a ingresso libero, sarà introdotta dallo storico Carlo Gaberscek.

Penne nere non solo utilizza Sauris come location principale, scelta che fu suggerita alla produzione da Chino Ermacora, ma è l’unico lungometraggio a soggetto ad affrontare il tema dell’occupazione cosacca dell’Alto Friuli fra l’autunno del ’44 e la primavera del ’45. Sceneggiato tra gli altri da Giuseppe Berto, Salvator Gotta e Paola Ojetti, il film intreccia la Storia con la S maiuscola con le vicissitudini di una famiglia e con la storia d’amore fra Pieri, interpretato da Mastroianni, e Gemma, una giovanissima Marina Vlady alla sua prima significativa esperienza cinematografica.

Fra i tanti motivi di interesse del film, anche il suo valore di testimonianza visiva dello stile saurano originale: le classiche case in legno con ballatoi, balaustre e stanghe per l’essicazione del fieno, le alte case ottocentesche in pietra, le viuzze strette e acciottolate, un’architettura e un paesaggio – qui ben valorizzati dalla fotografia di Fernando Risi – che nei decenni successivi si sarebbero in parte modificati.

Di Redazione

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