C’era una volta il Museo Sveviano. Sorto dall’intuizione della figlia dello scrittore, Letizia Svevo Fonda Savio, che nel suo testamento lasciava al Comune di Trieste, dopo la sua scomparsa (1993) un fondo di libri, documenti e pochi arredi e oggetti sopravvissuti al bombardamento del 1945 di Villa Veneziani, affinché nascesse – quattro anni dopo, nel 1997 – il Museo dedicato a Italo Svevo, nello storico edificio della Biblioteca Civica di Trieste, Palazzo Biserini in piazza Hortis: un luogo che il padre stesso raccontava di aver a lungo frequentato. Pochi anni dopo, nel 2004, centenario dell’arrivo a Trieste di James Joyce – il grande romanziere amico di Svevo, l’autore di Ulisse, Gente di Dublino, Finnegans Wake – prendeva vita a Trieste anche il Museo Joyce, posizionato accanto al Museo Sveviano, su proposta dell’accademico e saggista Renzo Crivelli, studioso emerito del genio letterario irlandese. Per oltre vent’anni i due musei “amici” hanno fatto vita in comune, traslocando entrambi, insieme al Museo Petrarchesco Piccolomineo, in via Madonna del Mare a Trieste, accogliendo migliaia di visitatori e di scolaresche, diventando motore propulsivo di attività, pubblicazioni di testi e commenti, e partner di progetti nazionali e internazionali e persino fulcro di due festival – Bloomsday a giugno e Buon compleanno Svevo a dicembre – concepiti intorno alle iconiche figure di Svevo e Joyce.
E ora? Nel 2024, settantesimo anniversario del definitivo ritorno di Trieste all’Italia, il Comune di Trieste ha inaugurato oggi, alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza e dello scrittore e germanista Claudio Magris, il suo Museo della Letteratura,. «Sarà la casa di tutti gli scrittori che hanno raccontato al mondo la città, il suo mare, il suo territorio», ha spiegato l’Assessore alle Politiche dell’Educazione e della Famiglia del Comune di Trieste, Maurizio De Blasio. Il nuovo Museo LETS, acronimo di Letteratura Trieste, realizzato con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e il contributo di Trieste Trasporti, sarà un importante contenitore culturale dove la multimedialità sposa la materialità dei libri e dei documenti. Al suo interno troveranno posto non solo i Musei Svevo e Joyce, oggetto di un totale riallestimento, ma anche il nuovo Museo Saba, dedicato al poeta che, con i primi due, completa un ideale dream team della scena letteraria fiorita a Trieste dal Novecento ad oggi: generazioni di autrici e autori si sono avvicendate, alimentando un numero straordinario di esperienze di altissimo livello di elaborazione poetica e narrativa. Oltre a Svevo, Joyce e Saba, infatti, LETS ospiterà documenti e libri di e su Scipio Slataper e Claudio Magris, Susanna Tamaro e Boris Pahor, Mauro Covacich, Giani Stuparich, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Fulvio Tomizza, Giorgio Pressburger, Paolo Rumiz, Pino Roveredo, Anita Pittoni, Virgilio Giotti, Bobi Bazlen, Giorgio Voghera, Carolus Cergoly, Richard Francis Burton, Rainer Maria Rilke, Stelio Mattioni e tanti altri autori che, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri hanno fatto e fanno di questa città una capitale della letteratura europea modernista.
«Questo museo – ha sottolineato lo scrittore Claudio Magris nel corso del suo indirizzo di saluto – non è solo un luogo da visitare per quello che espone: è anche un luogo dove ritrovarsi, lo dimostra il fatto che oggi siamo qui, tutti insieme. E stare qui produce quella sensazione molto triestina della ‘clapa’, la combriccola. Mi chiedevo se c’è un momento in cui è possibile dire che la letteratura triestina comincia a esistere e a “marcare” il suo carattere: a mio parere questo momento risale al 1909, quando Scipio Slataper, trasferitosi a Firenze, comincia a collaborare con le Lettere triestine a «La Voce» di Prezzolini. È così che la letteratura triestina accende il suo rapporto peculiare con la letteratura italiana, e quella prima generazione avrà tanti nomi significativi per il loro valore oggettivo: fra tutti quello sovrastante di Italo Svevo, a lungo inconsapevole della sua grandezza e del suo genio. Se ne accorgerà con successo tardivo, quando saranno gli altri a fargli capire la sua grandezza. Fra le pagine di Svevo, una è emblematica per ironia, bellezza e capacità di inquietare: quella che ci proietta a mezzanotte, nella sua camera da letto e nell’idea che da un momento all’altro potrebbe materializzarsi davanti a lui Mefistolfele: nessun problema a mettere in gioco l’anima – valuta Svevo fra sé e sé – ma cosa chiedergli in cambio? Non certo l’immortalità … Svevo non riesce a trovare niente di allettante per buttare sul piatto la sua anima, e nel silenzio della notte scoppia in una grande risata: perché Mefistofele gli sembra un imprenditore ormai privo di prodotti appetibili … Questo Museo – ha osservato ancora Magris – ispira anche riflessioni sulla frontiera: un tema che mi appartiene. Ero un ragazzino quando la frontiera era qualcosa di straniero ma che sentivo anche mio. Il tema è ricorrente per la letteratura triestina: dopo Svevo penso a un gigante come Umberto Saba, e penso agli autori e autrici molto più giovani di me che hanno forte legame con la città e il suo mondo, da Mauro Covacich a Susanna Tamaro, Paolo Rumiz, Federica Manzon, Mary Barbara Tolusso. Hans Magnus Ensesberger mi ha insegnato che il progresso può avere volti diversi, a volte progresso è anche il naufragio del Titanic. Oggi assistiamo a scene raccapriccianti, alla speranza e disperazione dei migranti, e può capitare che oggi uno scrittore si senta impari e inerme di fronte a cose che il nostro tempo chiede di raccontare».
Aspetto peculiare e unico dell’esperienza letteraria triestina è che la sua ricchissima produzione ha trovato voce e parole scritte in tutte le lingue del territorio, compreso il dialetto triestino. LETS racconterà questo elemento di originalità attraverso una serie di metafore narrative che sono anche i principali veicoli della comunicazione letteraria nei periodi via via focalizzati. L’Edicola della Storia, lo spazio al cui centro campeggia un chiosco di giornali, sintetizza la storia della città, lo sfondo senza il quale molta della letteratura legata a Trieste resterebbe incomprensibile. Due gigantografie a parete mettono in dialogo la città di ieri e di oggi vista dall’alto e accolgono i visitatori assieme a due citazioni tratte da guide turistiche, che, a quasi duecento anni di distanza l’una dall’altra, invitano a immergersi nelle storie della città, a “staccare l’ombra da terra in una giornata di bora” come scrive Federica Manzon per i percorsi d’autore del Touring. La Libreria degli Scrittori, la sala principale e di più grande impatto visivo, racconta attraverso la metafora della libreria – con tanto di scaffali alle pareti, totem girevoli, spazi promozionali per le nuove (e le vecchie) uscite, cassetti espositivi per i documenti e postazioni multimediali – autrici e autori che a Trieste sono nati o hanno vissuto, compresi i contemporanei, ai quali sono dedicati i due grandi tavoli centrali (i cosiddetti “tavoli di lavoro”, a indicare che il loro lavoro è in progress) dove Luigi Nacci, Mary Barbara Tolusso, Veit Henichen, Laila Wadia, Diego Marani, Claudio Grisancich, Marko Kravos, Paolo Rumiz – per citare alcuni – sono presenti con le loro opere, tasselli di una “città di carta” sempre in fieri. Del resto il nome LETS, come acronimo di LEtteratura a TrieSte, è invenzione di due poeti contemporanei, Christian Sinicco e Roberto Cescon. Tutta questa vitalità letteraria viene raccontata nella Libreria anche attraverso la galleria di ritratti fotografici di molti dei protagonisti della letteratura a Trieste, dal passato glorioso al presente vivacissimo.
La Libreria mette in mostra autentiche “chicche”, come il primo libro letto da Claudio Magris, dono dello scrittore stesso: una “copia fatale” de I misteri della Jungla nera di Salgari nell’edizione Vallecchi del 1938, “la mappa del tesoro” grazie alla quale ha scoperto come “sia la vita a raccontare le storie, che poi passano di bocca in bocca, di libro in libro”. Nello spazio dedicato a Fulvio Tomizza troviamo una antica carta geografica dell’Istria (una stampa del 1635 donata dalla vedova Laura Levi Tomizza) che rappresenta il tramite fra la prima e la seconda parte della sua vita, simbolicamente riassunta dalla fotografia che lo ritrae nell’atto di appendere quella stessa stampa nel suo appartamento a Trieste. La sezione dedicata all’editoria, dove domina la figura di Anita Pittoni, ci offre uno spazio dedicato agli oggetti che sono stati ritrovati nella stanza d’albergo in cui è morto Bobi Bazlen: un pacchetto di sigarette, un’agenda, un orario ferroviario, delicati ricordi ereditati dal suo “socio” Luciano Foà e ora generosamente prestati dalla figlia Anna che ha offerto anche uno dei disegni che Bazlen ha realizzato nel corso della sua terapia psicanalitica. E i disegni sono i protagonisti anche della sezione dedicata a Virgilio Giotti, messa a disposizione dal Centro Studi a suo nome. Giotti, infatti, oltre a cesellare i suoi ritratti familiari e triestini nel purissimo dialetto della sua poesia amava moltissimo disegnare e gli strumenti di questa sua passione, che lo porta anche a collaborare come “grafico” – diremmo oggi – della libreria Saba, sono presenti al museo LETS per raccontarci la sua storia.
La libreria degli Scrittori ospita anche due ambienti, piccoli ma suggestivi perché affacciati sulla piazza alberata, dedicati all’ascolto: quelle delle Voci sulle Onde, le postazioni dove il visitatore potrà accomodarsi per leggere, se lo vorrà, uno dei circa 2000 volumi messi a disposizione, oppure per ascoltare uno degli audiolibri del progetto LETSlisten o uno dei file provenienti dagli archivi della sede RAI del Friuli Venezia Giulia, vero scrigno contenente le voci di Biagio Marin, Fulvio Tomizza, Carolus Cergoly, Giani Stuparich, Claudio Grisancich e altri. Il Cinematografo delle Storie è una vera e propria sala video nella quale si raccontano, attraverso la formula sintetica del book-trailer, alcune delle vicende che sono racchiuse fra le pagine dei libri della “libreria”. La città letteraria, la sua storia, gli straordinari personaggi femminili che caratterizzano la sua letteratura sono oggetto di brevi filmati “promozionali”, realizzati in collaborazione con la Casa del Cinema di Trieste, che ci invitano ad aprire le pagine di questi scrigni di “storie”, appunto, per esserne arricchiti.
Dalla sala cinema si passa direttamente al Museo Svevo, quindi a quello dedicato a Joyce e infine a quelle su Saba. Perché LETS è un museo che ne contiene altri tre, caratterizzati dal codice visivo del colore. Se lo spazio della “libreria” è caratterizzato da uno rosso molto vivace e il cinema da un riposante blu, lo spazio del museo Svevo non poteva che essere di color tabacco, in omaggio all’iconica Ultima Sigaretta, quello ispirato a Joyce è caratterizzato da un canonico verde Irlanda e quello dedicato a Saba è azzurro come lo sguardo che il poeta spande sulla sua Trieste. Il nuovo Museo Svevo è concepito come il salotto di casa Svevo, nella cui intimità sarà possibile ascoltare la voce del violino di Ettore Schmitz, lo strumento tanto amato dallo scrittore, e ammirare dipinti e disegni del pittore triestino Umberto Veruda, amico fraterno di Svevo, grazie alla collaborazione con il Museo Revoltella. Alla più ampia sezione espositiva dedicata ai rapporti tra il romanziere e gli artisti del pennello e della penna, scrittori, critici, intellettuali, si aggiunge un focus sulla psicanalisi a Trieste. La carta da parati tappezzata di perentori giuramenti (rigorosamente disattesi) di Ultime Sigarette avvolge lo studiolo del Dottor S., dove l’esperienza di una breve seduta psicanalitica offre al visitatore un remix degli appunti tratti dal quaderno di cura del paziente letterario Zeno Cosini e delle lettere di un giovanissimo Sigmund Freud studente di biologia a Trieste alla fine dell’Ottocento.
Il flusso di coscienza – trasposto graficamente a parete in campiture di testo evidenziate dal verde brillante che caratterizza Museo Joyce – ci immette nel laboratorio di scrittura di Joyce, che negli anni trascorsi a Trieste (1904-1920) matura la propria visione artistica e inizia la stesura dell’Ulisse, il romanzo capolavoro del modernismo europeo. Ad accoglierci una gigantografia e una panchina della stazione di Trieste dove, assieme alla compagna Nora Barnacle, James arriva il 20 ottobre 1904. Alle sue spalle Dublino, rappresentata da una porta eduardiana che si spalanca offrendo un racconto per immagini della città natale di Joyce. Di fronte, la finestra dell’appartamento al secondo piano di via Bramante 4, un affaccio – multimediale anche in questo caso – che restituisce le suggestioni dell’impasto etnico, religioso, linguistico, culturale e fisico di cui Joyce fa esperienza e tesoro a Trieste riversandolo nelle sue opere: Giacomo Joyce, Ulisse, Finnegans Wake. La centralità degli anni triestini nella vita e nella narrativa joyciana è messa in risalto, accanto al rapporto speciale dello scrittore con Svevo e Livia Veneziani, con un focus sulla sua famiglia, in particolare su Stanislaus, fratello di James, importante testimone e custode della sua opera.
La poesia che diventa biografia e viceversa è il leitmotiv che guida il percorso del nuovissimo Museo Saba, il primo spazio narrativo, didattico ed espositivo dedicato al grande poeta triestino. E perciò il Canzoniere, l’opera complessiva eternamente accresciuta e rielaborata da Saba che di volta in volta cerca di farne il suo ritratto più intimamente fedele, è protagonista. Il visitatore viene accolto dal preziosissimo Canzoniere del 1919, il primo manoscritto conosciuto dell’opera, uno dei tesori della Biblioteca Hortis, madrina di LETS, e dalla sua versione digitale sfogliabile e navigabile per nomi di persone e di luoghi e per strati di scrittura, un progetto sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati di Università Ca’ Foscari Venezia, con il sostegno dell’Università di Torino e con il contributo di Fondazioni Casali Trieste, nell’ambito delle Digital Humanities, progetto che fa capo alle azioni di LETSdigit. Ma il percorso offre anche l’approfondimento del rapporto di Saba con gli artisti affini alla sua sensibilità come Vittorio Bolaffio, presente nell’allestimento con una sua opera grazie di nuovo alla collaborazione con il Museo Revoltella. Per non parlare dei documenti sonori che offrono l’emozione di ascoltare le liriche del poeta lette dalla sua stessa voce, dei preziosi documenti manoscritti patrimonio della Hortis e dei reperti come la pipa donata dal poeta a Sergio Miniussi e, a sua volta, generosamente offerta a LETS da Rosinella Celeste.
Sì, perché sono davvero tanti i donatori e i prestatori che hanno arricchito le collezioni di LETS Museo Letteratura Trieste: da quelli istituzionali come l’Archivio di Stato, l’Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale dell’Università di Trieste, il Centro Studi Virgilio Giotti, la NŠK, Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi, ai tanti privati, con donazioni in qualche caso degli stessi autori rappresentati nel museo o dei loro familiari: Michael Walton, Erik Schneider, Laura Pelaschiar, Francesco Carbone, Jurij Devetak, Riccardo Mauroner, Simone Volpato, Gianfranco Paliaga, Adelio Paladini, Letizia Svevo Fonda Savio, Anna Foà, Laura Levi Tomizza, la famiglia Doplicher, la famiglia Pressburger, la famiglia Mattioni, Roberta Carpinteri, Boris Pahor, Octavio Prenz, Claudio Grisancich, Claudio Magris. Senza contare le più diverse collaborazioni prestate da istituzioni e privati che hanno fornito informazioni, immagini, filmati, registrazioni sonore e tantissimo aiuto ai curatori: il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste con il professor Paolo Quazzolo, i Civici Musei di Storia e Arte e, in particolare, la Fototeca e la sua responsabile Claudia Colecchia, la sede RAI del Friuli Venezia Giulia che ha messo a disposizione le voci degli scrittori dal suo ricchissimo archivio; e ancora: il Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana Dalmata, la Casa della Musica di Trieste, l’Archivio Storico delle Assicurazioni Generali, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, l’associazione Museo del Caffè, la Società Ginnastica Triestina, il Centro Studi Biagio Marin, il MOLI – Museum of Literature Ireland e la National Library of Ireland di Dublino, la James Joyce Collection della Buffalo University di New York, il DLA – Deutsches Literaturarchiv Marbach, la Narodna in Univerzitetna Knjižnica di Lubiana, il CCCB Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, Mu.Fo.Co. Museo Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, la famiglia Patellani, Miran Košuta, Claudio Erné, Roberto Curci, Marco Favetta, Miloš Ciuk e molti altri ancora.
Chiude l’allestimento lo spazio polifunzionale in cui troveranno posto le mostre temporanee di LETShow, le conferenze e le presentazioni di LETStalk, le letture e le drammatizzazioni di LETSplay e tutte le altre iniziative che un museo contemporaneo come LETS intende promuovere e produrre. Tutto questo, naturalmente, presso la storica sede della Biblioteca Civica di piazza Hortis. Museo LETS – Letteratura Trieste non poteva che nascere lì, perché la “Civica” non è solo è il luogo in cui tutta questa letteratura viene conservata, in forma di libro, ma è stato anche un luogo storicamente frequentato da quasi tutti gli scrittori di cui si tratta e da non pochi ritratto nelle loro pagine letterarie: Svevo, presente sotto forma di statua nella piazza antistante, effigiato dallo scultore Nino Spagnoli nell’atto di dirigersi verso lo storico portone, ne parla a più riprese e nel suo primo romanzo, Una vita, vi fa entrare il protagonista Alfonso Nitti. Scipio Slataper ne parla – malissimo, ma come stimolo a farla crescere e migliorare – nelle sue Lettere triestine del 1909 su “La Voce”. Umberto Saba ci lascia un curioso frammento intitolato Della Biblioteca Civica ovvero della Gloria e Pier Antonio Quarantotti Gambini ne è stato per un po’ il direttore.
Museo LETS – Letteratura Trieste valorizza una delle specificità culturali più riconosciute e longeve del capoluogo giuliano, la Biblioteca Civica cittadina, e nasce per la cura scientifica di Riccardo Cepach, Cristina Fenu, Laura Pelaschiar e Susan Petri, e per il coordinamento della direttrice del Servizio Biblioteche Manuela Salvadei. Hanno contribuito, attraverso un impegno collettivo, i bibliotecari e archivisti della biblioteca Hortis, i responsabili amministrativi, i grafici, il direttore artistico e progettista dell’allestimento arch. Lorenzo Greppi, i responsabili della ditta Fallani che lo ha realizzato.
Museo LETS – Letteratura Trieste si presenta per la stampa GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE, alle 11. Alla Preview interverrà anche lo scrittore, saggista e germanista Claudio Magris. LETS – Letteratura Trieste sarà regolarmente aperto al pubblico da venerdì 13 settembre, ogni giorno dalle 10 alle 17, la domenica dalle 10 alle 13 con ingresso libero. Chiusura settimanale: martedì. Info oline: https://lets.trieste.it/ (attivo dal 12 settembre).