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ATER UDINE : I VINCITORI DEL CONCORSO DI PROGETTAZIONE PER IL RECUPERO TIPOLOGICO DI FABBRICATI DI EDILIZIA RESIDENZIALE SONO DUE ARCHITETTI DELLA NOSTRA REGIONE

DiRedazione

Set 5, 2023

I RISULTATI DEL CONCORSO ATER UDINE DI PROGETTAZIONE PER IL RECUPERO TIPOLOGICO DI FABBRICATI DI EDILIZIA RESIDENZIALE:

GLI ARCHITETTI ARIANNA BAZZARO E MANFREDI MAZZIOTTA SUL PRIMO GRADINO DEL PODIO.

Obiettivo dell’Azienda: generare una riflessione sul vivere odierno all’interno delle abitazioni popolari ed ottenere una proposta percorribile per la nuova tipologia residenziale.

Sono gli architetti Arianna Bazzaro e Manfredi Mazziotta, con studio a Tavagnacco (Udine), gli autori del progetto che ha vinto il “Concorso di progettazione recupero tipologico di fabbricati di edilizia residenziale”, indetto dall’Ater di Udine con l’obiettivo di promuovere la ricerca di una nuova tipologia edilizia di riferimento per i prossimi interventi di edilizia residenziale pubblica.

   I vincitori si sono classificatisi al primo posto tra i 16 progetti presentati, dei quali 7 individuali e 9 di gruppo, 5 provenienti dal Friuli Venezia Giulia (4 da Udine, 1 da Trieste), uno da Malta, uno dal Belgio e 9 da altre regioni d’Italia. A valutarli è stata una giuria presieduta da Lorenzo Puzzi,direttore dell’Ater Udine e Pordenone, Angela Martina, presidente dell’Ance di Udine, Roberto Montagner, professionista dipendente dell’ Ater Pordenone, Paolo Bon, presidente dell’Ordine degli architetti di Udine, e Lucio Govetto, rappresentante dell’Ordine degli ingegneri di Udine.

   “Nei 100 anni trascorsi dalla sua fondazione – spiega il direttore dell’Ater Lorenzo Puzzi – il portfolio immobiliare dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale si è arricchito con diverse esperienze progettuali: alcune tipologie edilizie risultano datate e non adeguate sotto il profilo funzionale, sismico, qualitativo. La progettazione dell’edificio tipo, che sostituirà radicalmente le preesistenze – continua – si poneva l’obiettivo di migliorare l’efficacia architettonica per alleviare la percezione di fragilità delle persone che necessitano delle abitazioni popolari, contrastando anche il fenomeno della cosiddetta “povertà energetica” che è l’espressione della sfortunata combinazione di redditi bassi e spesa elevata per l’acquisto dell’energia necessaria a mantenere uno standard di vita dignitoso”.

   A illustrare il progetto prescelto dalla giuria sono gli stessi vincitori: l’architetta Bazzaro (ci tiene ad essere chiamata così essendo stata la prima a chiedere e ottenere il timbro ArchitettA presso l’Ordine degli architetti di Udine) e l’architetto Manfredi Mazziotta, i quali formano un’unione che non è solo professionale, nata nelle aule del master Design for Development al Politecnico di Milano, entrambi esperti di progettazione partecipata e architettura circolare, orientati alla ricerca di soluzioni alternative e sostenibili in contesti fragili, e dotati di pluriennale esperienza in ambiti nazionali e internazionali.

   “L’obiettivo fondamentale del nostro progetto, condiviso con quanto espresso da Ater nelle richieste del concorso – evidenzia l’architetta Bazzaro – è stato migliorare l’efficacia architettonica per alleviare la percezione di fragilità delle persone che necessitano delle abitazioni popolari. Il suo raggiungimento è stato ottenuto grazie alla progettazione, che si è rifatta anche a esempi di co-housing e housing sociale europei, di spazi di vita funzionali e contemporanei e che si allontana dalla percezione di povertà architettonica che spesso ha caratterizzato l’edilizia popolare in passato”.

  “Le parole chiave che hanno guidato la progettazione – precisa l’architetto Mazziotta – suggerite già in parte da Ater, sono flessibilità costruttiva, standardizzazione, rapidità, in quanto la struttura viene ingegnerizzata un’unica volta, fatto salvo per le fondazioni, flessibilità d’uso interno, dato che gli appartamenti sono ingrandibili e modificabili. Ma anche flessibilità aggregativa e scalabilità – continua l’architetto – visto che c’è un modulo base ripetibile, e flessibilità estetica, in quanto i colori e alcuni materiali possono essere scelti a seconda delle necessità e del contesto”.

  Tra gli altri punti di forza che contraddistinguono il progetto, “la costruzione a secco nel segno della sostenibilità – prosegue l’architetta Bazzaro -, l’accessibilità di spazi pensati per l’accesso ai diversamente abili con nessuna o pochissime modifiche, l’innovazione impiantistica per realizzare un edificio autosufficiente, con l’abbattimento della povertà energetica, la bassa manutenzione, resa possibile dai materiali scelti, e il basso consumo di suolo, dato che tutte le funzioni si trovano in un unico elemento”.

   Ater pone in risalto che  il progetto abbia  raggiunto l’obiettivo auspicato: quello di ottenere una nuova tipologia residenziale a carattere popolare, al fine di rigenerare il patrimonio attuale attraverso la demolizione e ricostruzione delle fabbriche individuate nel prossimo piano di sviluppo.

  Rendendo noto che il secondo classificato al concorso è stato lo Studio dell’architetto Giorgio Macola con sede a Venezia, mentre il terzo è MI10 studio Srl con sede a Milano, Ater sottolinea, inoltre, che il primo classificato, qualora la stazione appaltante ritenga di affidare esternamente la successiva fase di progettazione verrà incaricato con affidamento diretto della progettazione definitiva del proprio progetto.

   “E’ intenzione dell’Azienda – conclude il direttore Puzzi – realizzare a breve una mostra dei progetti che hanno partecipato al concorso e compiere una riflessione su come tali progetti possano dare la risposta alle esigenze della società in evoluzione e più in particolare dell’utenza fragile”.

Il progetto vincitore: scheda di sintesi

L’obiettivo fondamentale del progetto è “migliorare l’efficacia architettonica per alleviare la percezione di fragilità delle persone che necessitano delle abitazioni popolari”.

L’idea è che la “flessibilità” del progetto possa anche portare a una condivisione delle soluzioni con gli inquilini, così che ognuno di essi possa essere orgoglioso e responsabile della sua abitazione e sentirsi “a casa”.

Al piano terra sono collocate le funzioni di servizio: ingresso, cantine, garages, centrale termica, sala contatori elettrici e vano scale. All’esterno è prevista un’area coperta per il parcheggio delle biciclette.

La centrale termica e i posti auto hanno come rivestimento delle lamelle metalliche così da garantire la ventilazione delle aree e collocare in zona protetta le macchine. Dal vano scale, dove è stato collocato anche l’ascensore, si sale ai piani superiori dove trovano spazio sette appartamenti: un tricamere, quattro bicamere, un miniappartamento e uno “studio”.

Allo “sbarco”  della scala e dell’ascensore, si trovano delle aree ampie con deposito passeggini/ tricicli/ piccole biciclette e delle armadiature/ panche così da poter lasciare fuori dall’abitazione scarpe, ombrelli e quanto altro, nel rispetto degli usi degli inquilini. Da questo atrio si accede all’ingresso degli appartamenti, tutti dotati di balconi esterni e alcuni anche di logge. Tutti, a eccezione dello studio, sono caratterizzati dalla presenza di un atrio di ingresso con ripostiglio e/o guardaroba di modo da garantire un filtro tra gli spazi di transito e quelli di permanenza. Gli spazi abitativi, descritti successivamente, sono impostati per poter essere il più possibile equivalenti tra un appartamento e l’altro, di modo da evitare differenziazioni, La copertura a falde, che porta l’impianto fotovoltaico, è realizzata in pannelli sandwich di lamiera e lana di roccia, così come il rivestimento verticale dell’edificio.

Gli spazi esterni si dividono in una porzione di area di manovra/carrabile/pedonale realizzata in pavimentazione drenante, per limitare il consumo di suolo e il sovraccarico delle reti interne, e in una parte sistemata a verde, condivisa tra aree gioco e orti comuni.

L’irrigazione degli orti si potrebbe gestire tramite la raccolta dell’acqua piovana.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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