STORIE SEGRETE DENTRO I KIMONO: AL FESTIVAL DELLA CULTURA DI MORIAGO ARRIVA GIOVEDì 12 MAGGIO
LA COLLEZIONISTA TREVIGIANA LYDIA MANAVELLO
I FIORI PRIMAVERILI E L’ARTE DEL TESSUTO: UN VIAGGIO NEL TEMPO TRA TRADIZIONI E SUGGESTIONI D’OCCIDENTE
Fiori, colori, arte, maestria: dietro un kimono si possono nascondere molte storie. Sono storie legate ai tessuti e alle forme delle decorazioni, ma sono anche “visioni” che raccontano epoche, mondi, fedi, pensieri. Dopo tutto, “kimono” termine giapponese piuttosto generico che significa “cosa da indossare”, non è soltanto un capo di abbigliamento, ma spesso una vera opera d’arte, una tela su cui esperti maestri riportano disegni che si rifanno alla natura, alla religione, all’infanzia e alle vicende più importanti della vita. Perché i kimono sono come le pagine di un libro che volentieri si lasciano sfogliare lasciando trapelare, giorno dopo giorno, un nuovo segreto.
E’ proprio a questa “filosofia” e al rapporto tra il kimono inteso come abito dalla “superficie pittorica” e l’arte occidentale che viene dedicato il particolare incontro del Festival della Cultura di Moriago di giovedì 12 maggio (ore 20.30): alla Casa del Musichiere arriverà Lydia Manavello, collezionista trevigiana esperta conoscitrice di tessuti asiatici che, in dialogo con la curatrice della rassegna Lorena Gava, svelerà storie, segreti e meraviglie del kimono, concentrandosi sulla “decorazione floreale fra tradizione orientale e suggestioni d’occidente”
LA PROTAGONISTA
Docente e storica dell’arte, Lydia Manavello ha sempre amato il periodo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, anni che vanno dall’Impressionismo e arrivano, attraverso il Liberty, all’Art Decò. Studi approfonditi l’hanno portata poi ad appassionarsi all’arte giapponese, “consapevole del grande apporto che essa ha dato all’arte europea del tempo – ha detto in recenti interviste – . A questo si è aggiunto un forte interesse per le arti applicate, tra le quali il tessuto e la sua storia. Le stoffe giapponesi, i kimono stessi, sono molto più di un semplice oggetto: trasudano storia, che parla di tecniche di tessitura e di decorazione dalla storia millenaria”.
Manavello, che ha esposto le sue raccolte un paio di anni fa al Museo della Moda e delle Arti applicate a Gorizia, mostra poi documentata nel catalogo “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello 1900-1950” (Edizioni Antiga 2018), a Moriago regalerà un viaggio nel tempo che racconterà il kimono come pioniere e mediatore di un nuovo linguaggio artistico in Giappone fra le due guerre, quando diventa una sorta di “superficie pittorica” attraverso la quale i designer del Sol Levante propongono le novità dell’arte occidentale, in parte mantenendo, ma anche rinnovando, le tradizionali e raffinate tecniche di tessitura.
Per l’occasione, a Moriago viene presentata una selezione di kimono della collezione Manavello, il cui filo conduttore si lega proprio al tema stagionale, i fiori primaverili: “Conosceremo fiori e foglie del Giappone e dell’Occidente – spiega Lorena Gava -e, in un dialogo fra culture, scopriremo come e perché questi motivi sono rappresentati sui kimono e il ruolo che hanno avuto nello scambio i “nostri” grandi artisti del primo Novecento”.
LA RIFLESSIONE
“L’arte giapponese ebbe un impatto significativo con lo stile Liberty o Art Nouveau- spiega Lydia Manavello – Questo complesso movimento artistico, dalle tante sfaccettature, nutriva un forte interesse per il mondo della natura; complice nel determinare tale attenzione fu il processo di industrializzazione che aveva interessato così profondamente l’Europa del secondo Ottocento e che faceva sentire urgente un riavvicinamento alla dimensione naturale; una parte determinante tuttavia fu giocata anche dal Giappone, in cui da secoli si riproducevano con sottile sensibilità e maestria fiori, piante, uccelli, insetti, pesci e farfalle, soggetti ai quali i nostri artisti guardarono per trarre ispirazione stilistica. Ne scaturì un’originalissima produzione con manufatti di effimera bellezza, se si pensa alle preziose oreficerie di Lalique e Fouquet, ai vetri opalescenti di Gallè, o alle creazioni dal carattere quasi tentacolare delle opere di Guimard o di Horta. In tal modo l’ Art Nouveau ebbe il merito di riportare l’attenzione sulle arti applicate rivalutando, almeno al principio, l’apporto manuale e creativo che ogni artista poteva conferire alle proprie invenzioni. L’arte giapponese continuò a lasciare impronte significative anche nella produzione artistica successiva, appropriandosi, allo stesso tempo di nuove modalità espressive; nel periodo compreso fra l’ultima decade dell’Ottocento ed i primi quarant’anni del Novecento si videro infatti rimbalzare da un continente all’altro stili, ma anche novità tecnologiche, in una vicendevole e quanto mai interessante commistione di tradizione e di innovazione: in questo contesto i nuovi mezzi di comunicazione di massa, come le riviste ed i cartelloni pubblicitari, concorsero a rendere ancor più veloce la diffusione delle idee e degli scambi culturali, anche in fatto di moda”.