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Festival dell’acqua di Staranzano / I laboratori nelle scuole (ISIS BEM di Staranzano): una grande opportunità tra scienza, tecnologia e arte

DiRedazione

Mar 24, 2024

Tre i percorsi di artscience che hanno coinvolto gli allievi dell’ISIS BEM di Staranzano, tra esperimenti sul campo, nuove tecnologie ed esplorazioni. Al centro degli studi il biotopo Schiavetti, area umida tra Staranzano e Monfalcone, caratterizzata da un ecosistema specialissimo, dal microclima unico e dalla notevole biodiversità.

Il Festival dell’Acqua di Staranzano sta allestendo la sua seconda edizione (16-19 maggio 2024) e non può che cominciare dalle nuove generazioni, per ragionare e sensibilizzare sull’importanza dell’oro blu, al centro del sempre più ampio dibattito scientifico, geografico, ambientale e culturale su cui la manifestazione fonda la propria ragion d’essere.

Si sono da poco conclusi tre workshop che hanno visto protagonisti gli allievi e le allieve di alcune classi dell’ISIS Brignoli Einaudi Marconi di Staranzano, coadiuvati dai docenti, che hanno lavorato assieme a scienziati, videomaker, artisti, ricercatori e comunicatori scientifici, esplorando una zona affascinante e ancora poco conosciuta: il biotopo Schiavetti, zona umida di origine sorgentizia (e luogo non ancora del tutto protetto), che si estende tra Monfalcone e Staranzano, con sorgenti d’acqua dolce e una flora e una fauna d’acqua e di terra davvero speciali. Un luogo fragile, in possibile via d’estinzione e per questo tanto più importante da studiare. Curatore dei progetti è stato Francesco Scarel, ricercatore, particolarissimo divulgatore e docente di comunicazione scientifica al Master della Sissa, prezioso collaboratore del Festival.

Nelle tre intense giornate di laboratori, i ragazzi hanno raccolto immagini, testi, suoni, oggetti,

campioni che verranno elaborati nei prossimi mesi dai “mentori” che li hanno preparati durante le giornate di studio e saranno restituiti sotto forma di installazioni e performance durante il Festival, a maggio.

Ospite speciale delle giornate al biotopo Schiavetti è stata la XMobil, un laboratorio mobile alimentato a energia solare, sviluppato in occasione della Capitale Europea della Cultura 2025 dall’XCenter di Nova Gorica, che ha collaborato al progetto didattico. La XMobil è una piattaforma modulare, realizzata dal riciclo di un rimorchio per automobili, che – oltre a generare energia sostenibile fornita unicamente dai pannelli solari – si presta, grazie alla dotazione di pc, schermi e strumenti di misurazione, a supportare le più diverse sperimentazioni artistico-scientifiche in esterno.

Nel primo workshop i ragazzi dell’ISIS BEM, coadiuvati dalla professoressa Monica Sclaunich, hanno analizzato le proprietà chimico – fisiche delle acque e del suolo, con particolare attenzione ai micro invertebrati: con loro il giovane artista sloveno Miha Godec, segnalato dal dipartimento di New Media Art dell’università di Nova Gorica, che ha condotto gli studenti all’uso di un sintetizzatore audio modulare con il quale dalle misurazioni è stato possibile produrre suoni diversi e comporre una sorta di linea melodica che racconta l’analisi e i risultati.

Un secondo laboratorio, coadiuvato dalla professoressa Silvia Rivenotto, ha ospitato Andrea Peluso ed Emanuele Pertoldi (Organic Audio), artigiani del suono ed esperti di field recording: un’atmosfera pacata e rispettosa ha caratterizzato la giornata, che ha visto gli studenti impegnati nello studio della fisica del suono. Alcuni di loro hanno viaggiato in canoa lungo le acque del biotopo per posizionare microfoni sott’acqua e catturare i suoni, in particolare vicino al reflusso delle risorgive; altri hanno lavorato a terra, per ottenere la più ampia registrazione ambientale e ascoltare tutti i luoghi, anche i più nascosti, del biotopo Schiavetti.

I suoni raccolti dai ragazzi andranno a costituire – durante il Festival – l’ambiente sonoro immersivo del DodekaOTTO, che consentirà ai visitatori di godere della suggestione del suono “spazializzato”: si tratta di una struttura di innovativa tecnologia in 3Dsound, fornita di 12 altoparlanti indipendenti (una sorta di grande conchiglia sonora, che al suo interno ospiterà i visitatori), che restituiranno nello spazio gli stimoli sonori registrati durante i workshop al biotopo. Il DodekaOTTO è frutto dei laboratori di artscience di HEKA dell’Associazione PiNA di Koper.

Molto particolare la tecnica utilizzata per il terzo workshop: il biotopo è stato analizzato con una telecamera termica messa a disposizione dal dottor Michele Libralato, ricercatore dell’università di Udine, che ne ha spiegato l’uso agli allievi durante la giornata di studio. Con lui l’artista Mattia Cuttini.

Con questa speciale telecamera è stato possibile analizzare l’ambiente composto da corpi animati (piante, animali, esseri umani) e inanimati (rocce, acqua, metalli, asfalto) attraverso le loro differenze di temperatura, visualizzando anche le variazioni del calore in diretta e la relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui si muovono. Un focus, insomma, su un elemento “invisibile” ma sempre più fondamentale per la sopravvivenza del pianeta: il controllo della temperatura.

Tutte le giornate di laboratorio sono state seguite da studentesse e studenti aspiranti videomaker, guidati da Filippo Gobbato (Piccolo Cinema Onirico), professionista del settore: con lui i ragazzi hanno prodotto diverse ore di girato che verranno raccolte e presentate al Festival di maggio con un videoracconto al confine tra linguaggio documentaristico e videoarte.

Un’opportunità unica e di altissimo valore didattico, per i giovani studenti, che hanno potuto sperimentare e muoversi tra arte e scienza con artisti, ricercatori e tecnologie all’avanguardia. Uno sguardo sul futuro del pianeta, per dare ad esso una nuova voce e per sensibilizzare – in particolare chi se ne occuperà nei prossimi decenni – alla necessità di conoscere, studiare e proteggere gli elementi della natura.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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