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Voce del NordEst

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Islanda – Il ritorno tra geysir e norðurljós

DiLuigi Ferraro

Apr 21, 2023

Il 9 dicembre 2022, mi trovo nuovamente in Islanda: terra di troll, fuoco e ghiaccio.

Di solito non torno mai sui miei passi: ogni viaggio, traversata o trekking che sia deve rimanere nei miei ricordi con la sua unicità.

Ma questa volta ho sentito il bisogno di venire qui in quanto avevo lasciato qualcosa di incompiuto. 

A luglio giunto alla fine della traversata nord sud dell’altopiano desertico Islandese nei pressi della cascata di Skogafoss, dopo un giorno di riposo per riprendermi dallo sforzo e dal freddo patito in quel mese di luglio tanto caldo in Italia, era mia intenzione visitare la valle di Haukadalur una valle unica nel suo genere con i suoi torrenti di acqua calda e sito del l’unico geysir presente nel continente europeo. Purtroppo, allora, non mi è stato possibile per colpa di una cervicale aggressiva, dovuta al gelo intenso dei giorni della traversata che mi ha tenuto bloccato due giorni in tenda in attesa di riprendermi per poi ritornare nella capitale Reykjavik.

Questa volta ad aspettarmi all’aeroporto di Keflavik, non c’erano frotte di turisti, ma pochi sparuti viaggiatori e un freddo di quelli che a queste latitudini si fa proprio sentire, entra nella profondità del corpo. Dopo due giorni di ambientamento nella capitale Islandese finalmente in viaggio verso Haukadalur arrivo a mezzogiorno il cielo è terso e il freddo pungente, la temperatura durante le ore del giorno non supera i meno due mentre di notte scende sui meno quindici e più. Mi chiudo nella giacca a vento, berretto di lana calato fino alle sopracciglia e mi dirigo dal parcheggio del Geysir Centre sul lato opposto della strada, dove dimora l’unico geysir (cioè soffio) Islandese che proietta colonne d’acqua bollente alte fino a 20-30 metri ogni 5-8 minuti, unico nel continente europeo. Lo spettacolo che regala è entusiasmante: inizialmente l’acqua nel cratere produce bollicine e movimenti ondulatori che la fanno debordare, man mano che le bolle si fanno più intense, si crea un’onda più ampia, infine la superficie si gonfia in un’unica esplosione di acqua bollente e vapore che si innalza a cupola sul cratere verso l’azzurro del cielo per poi rompersi e dare origine ad un getto spettacolare! Mi incanta sia per la bellezza che la forza che sprigiona. Ho chiuso il cerchio del mio andare ora non mi resta che ridiscendere la valle, verso la costa a sud per poi rientrare a Reykjavik e godermi la città nel periodo natalizio.

Il buio in inverno arriva presto o forse è meglio dire che il giorno fa capolino per poche ore… di luce che di certo non permettono di sfruttare il tempo come le 24 perenni che regala l’estate! Reykjavik è vestita da fiaba con i suoi innumerevoli mercatini di prodotti artigianali e dolci. Incrocio un Babbo Natale, dei moderni Jólasveinari 13 folletti che secondo la leggenda, a partire dalla vigilia della notte di Santa Lucia fino al 24 dicembre, scendono dai monti in città, per combinare scherzi e lasciare qualche biscotto nelle scarpette che i bambini lasciano fuori dall’uscio di casa, nella speranza di trovarvi qualche dolcetto. Variopinte scolaresche munite di mappa ne vanno a caccia tra le strade e i vicoli della città… possono essere ovunque: nascosti dietro un comignolo, sul muro del panificio, in coppia sopra i tetti, in quanto non sono altro che delle proiezioni animate. 

Nel mercato a ridosso del porto, all’interno di un vecchio edificio postindustriale, attirano i curiosi banchetti stracolmi di libri usati, abiti vintage, dischi e oggettistica di ogni genere. Girando per le strade noto alle finestre (qui non ci sono imposte solo tende) dei candelabri a sette braccia alle finestre, illuminati da lampadine elettriche. Ce ne sono di molti fogge diverse. Entro nell’ Háteigskirkja (la chiesa luterana coi suoi caratteristici 4 campanili)attirato dal suono di un ottetto di ottoni che mi avvolge appena entro e mi dona un senso di pace e serenità, non mi fermo molto, mi voglio incamminare subito verso il faro Gròtta situato all’estremo della penisola di Seltjarnarnes.

E’ l’unico luogo poco fuori dalla città dove è possibile dare la caccia all’aurora boreale. E’ un luogo incantevole già di suo con questo edificio bianco che spicca sul nero della spiaggia, con tutte le casette in legno addobbate di molteplici luci che riflettono sullo specchio d’acqua della baia… ma non ci sono parole per descriverlo, il freddo è davvero pungente, ultimo sguardo al cielo avaro di sorprese e ci si incammina verso l’ostello….. domani si rientra in Italia!

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