• Ven. Lug 11th, 2025

Voce del NordEst

online 24/7

Medio Oriente in fiamme: l’energia al centro della crisi tra Israele e Iran

DiRedazione

Giu 26, 2025

Le tensioni tra Israele e Iran sono riesplose con forza, riportando l’instabilità in Medio Oriente al centro dell’attenzione internazionale. Ma oltre al fronte militare, si combatte un’altra battaglia cruciale: quella dell’energia. Petrolio, gas e nucleare sono sempre più strumenti di pressione geopolitica, e gli effetti del conflitto iniziano a farsi sentire anche sulle bollette e sui mercati energetici globali. Un’escalation che coinvolge tutti: dalle famiglie europee alle grandi potenze internazionali.

Un conflitto che preoccupa il mondo e agita i mercati

Negli ultimi giorni, Israele ha colpito obiettivi strategici in Iran, tra cui impianti legati al programma nucleare. La risposta iraniana non si è fatta attendere, alimentando il rischio di un’escalation militare più ampia. Tuttavia, la preoccupazione più immediata riguarda la tenuta del sistema energetico globale, già messo alla prova dai recenti rincari.

La comunità internazionale segue con apprensione. Stati Uniti e alleati occidentali esprimono sostegno a Israele, mentre Russia e Cina condannano gli attacchi, temendo un ulteriore deterioramento della situazione. Il G7 ha lanciato un appello per tutelare le forniture energetiche globali, paventando possibili interruzioni e aumenti dei prezzi, in particolare nel comparto petrolifero e per le tariffe del gas.

Sebbene al momento non si registrino interruzioni materiali, l’incertezza basta a scuotere i mercati. La sola minaccia di una chiusura dello Stretto di Hormuz – snodo cruciale per il transito di petrolio e gas del Golfo – alimenta l’ansia tra governi e operatori. In questo contesto, la guerra non è solo una crisi regionale: ha effetti diretti sulle economie di tutto il mondo.


Prezzi in rialzo e mercati nervosi: le bollette europee sotto osservazione

L’attacco alle infrastrutture petrolifere iraniane ha avuto un immediato riflesso sui mercati. Il prezzo del Brent è salito fino a 78 dollari al barile (+5,5%) prima di stabilizzarsi intorno ai 74, con una media di 76,6 dollari al 23 giugno. Anche il gas naturale europeo TTF ha registrato un’impennata, toccando i 41,90 €/MWh. 

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha però rassicurato: domanda debole e scorte elevate dovrebbero contenere ulteriori rialzi, mantenendo i futures sotto la soglia dei 75 dollari.

La produzione globale resta elevata, con l’Iran che contribuisce con 4,7 milioni di barili al giorno, su un totale mondiale di circa 110 milioni. In termini percentuali, Teheran rappresenta circa il 4,3% della produzione mondiale:

Inoltre, l’OPEC+ ha recentemente avviato un alleggerimento dei tagli produttivi. In Europa, le forniture di gas rimangono regolari, ma la tensione resta alta a causa della possibilità – anche solo ipotetica – di una chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui transita circa il 30% del petrolio e il 20% del gas mondiale.

In Italia, il prezzo della benzina si mantiene stabile intorno a 1,70 euro al litro. Tuttavia, secondo la CGIA di Mestre, le imprese rischiano rincari per 13,7 miliardi di euro nel 2025, con possibili ricadute sia sulla bolletta della luce che quella del gas. Un’escalation del conflitto potrebbe innescare un vero e proprio shock petrolifero, con conseguenze pesanti su inflazione e competitività.


Il nucleare tra paure e ambizioni: il futuro incerto dell’energia atomica

Il nucleare è l’altro grande protagonista silenzioso della crisi. Gli attacchi israeliani hanno colpito infrastrutture legate al programma atomico iraniano, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza delle centrali in aree di conflitto. La centrale di Bushehr – l’unica operativa in Iran – non ha subito danni, ma resta sotto osservazione internazionale.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che non ci sono state fughe radioattive. Tuttavia, il rischio di un incidente nucleare – anche involontario – è fonte di grande preoccupazione. La Russia ha lanciato un avvertimento durissimo: colpire Bushehr sarebbe catastrofico per l’intera regione.

Sul piano energetico, diversi paesi del Medio Oriente – come Egitto, Turchia e Arabia Saudita – stanno investendo nel nucleare civile per diversificare il mix energetico e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Tuttavia, le nuove tensioni potrebbero rallentare questi progetti o persino farli naufragare. Le ambizioni pacifiche si intrecciano infatti con timori strategici: Israele possiede un arsenale atomico non ufficiale, mentre l’Iran insiste nel dichiarare che il proprio programma ha scopi esclusivamente civili, pur continuando l’arricchimento dell’uranio.


La crisi tra Israele e Iran non è solo un nuovo capitolo nel conflitto mediorientale: è un terremoto geopolitico che mette in discussione l’equilibrio energetico mondiale. Petrolio, gas e nucleare non sono mai stati così politicamente sensibili. E mentre si moltiplicano gli appelli alla de-escalation, resta chiaro che, anche se lontano dai campi di battaglia, il conto della guerra rischiano di pagarlo tutti – a partire dai cittadini europei.


Fonte: https://www.prontobolletta.it/

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

WP Radio
WP Radio
OFFLINE LIVE