LO SCULTORE CHE AMAVA LA PITTURA . DA SABATO 20 MAGGIO “Carlo Conte – pittore” alla Casa del Musichiere di Moriago
AL FESTIVAL DELLA CULTURA DA SABATO 20 MAGGIO UN VIAGGIO EMOZIONANTE
NEI SUOI PAESAGGI DELL’ANIMA CON IL PRIMO CATALOGO DEDICATO ALLA PRODUZIONE GRAFICO- PITTORICA
MORIAGO DELLA BATTAGLIA – Un omaggio al suo artista più illustre, lo scultore Carlo Conte, con una mostra che racconta il suo percorso come pittore. E un nuovo catalogo, il primo, che documenta “la natura ferina” delle sue pitture, come diceva il collezionista Manlio Malabotta, pitture che “odoravano, pur romantiche, di selvatico”.
Ecco allora “Carlo Conte – pittore”, la mostra curata da Lorena Gava e Ilaria Rusconi che si aprirà il 20 maggio alle 18 (fino al 18 giugno) alla Casa del Musichiere di Moriago, allestita proprio nella sala dedicata all’artista moriaghese, per la sesta edizione del Festival della Cultura 2023.
LA FIGURA
Nato a Moriago nel 1898 e morto a Pieve di Soligo nel 1966, Carlo Conte è conosciuto soprattutto come scultore. La sua vita, trascorsa prevalentemente nella provincia di Treviso e nella città di Milano, è segnata da una consistente produzione plastica, documentata in cataloghi e raccolta in prestigiose collezioni pubbliche (Galleria d’Arte Moderna di Milano, Museo Civico Bailo di Treviso, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) e private. Molto meno conosciuta, invece, è la sua attività di pittore, al punto tale che le testimonianze scritte sono molto scarse e praticamente inesistente la pubblicazione di cataloghi. Di qui il progetto del Comune di Moriago, all’interno del Festival della Cultura ideato da Lorena Gava, di riscoprire il “suo” artista più celebre, dedicandogli una mostra imperniata sull’attività grafico-pittorica, accompagnata dal primo catalogo, edito da Antiga, dotato di contributi critici e iconografici in grado di offrire una lettura più ampia e completa dell’operato di questo poliedrico artista innamorato della sua terra. La mostra e il catalogo, curati da Lorena Gava e Ilaria Rusconi, rappresentano un momento di eccezionale “riscoperta” di uno dei protagonisti più lucidi, sensibili e attenti del panorama artistico del Novecento.
IL PERCORSO
Oltre una sessantina i lavori presenti in mostra, provenienti da collezioni private venete e friulane e dalle Gallerie “Nuova Arcadia” di Padova e “Viola Arte Antiquariato” di Castelfranco. Il catalogo Antiga include anche le opere provenienti dalla Collezione Franca Fenga Malabotta conservata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Si tratta di materiali inediti, come schizzi, disegni acquarellati e stampe che per spontaneità e qualità del gesto fanno emergere la notevole sapienza disegnativa di Carlo Conte e insieme la forte amicizia che lo legava al collezionista scrittore e critico triestino Manlio Malabotta.
“Carlo Conte è Moriago – dicono il sindaco Giuseppe Tonello e l’assessore alla cultura Arianna Francovigh – tantissime famiglie custodiscono gelosamente una sua opera, creazione del suo estro fatto di semplicità, di amore per la sua terra, di nostalgia per le sue origini profonde e autentiche”. Conte, come scrive Gava nel catalogo, si muove negli anni in cui il ben più affermato Martini “vagheggia una scultura capace di essere spazio più che oggetto e sulla scia, forse di un medesimo desiderio di autenticità e schiettezza, si apre con sempre maggiore convinzione alla pratica della pittura, confortato dalla profonda amicizia e frequentazione dei trevigiani Nando Coletti, Luigi Gay, Ettore Casagrande, Bruno Darzino”. Le opere di Conte sono caratterizzate da una forte luminosità e descrivono luoghi cari all’artista, le colline e le campagne intorno a Moriago, le esperienze en plein air nei comuni vicini di Valdobbiadene, Pieve di Soligo, Vidor, e ancor oggi si possono identificare edifici, piazze, strade, ponti, corsi d’acqua. “Emerge una natura viva, pulsante, costruita per macchie cromatiche contrapposte – scrive Gava – il tratto è rapido e sicuro, il contorno netto che non ammette pentimenti. Abbondano i verdi intensi e pastosi, i rossi brucianti dei tetti delle case sui muri bianchi. Siamo di fronte a paesaggi la cui immediatezza esecutiva traduce la vocazione di un sentire pieno e umano, accompagnato dalla volontà di trascrivere i miti della rustica bellezza della quotidianità”.
LO SGUARDO
Conte dipinge su supporti di recupero, come cartoni o compensati, con tecniche pittoriche miste che all’olio e alla tempera tradizionali vedono uniti vernici e colori industriali. L’artista ama la sua terra natale e le sue genti, ama frequentare gli amici-artisti della “Piccola Atene” trevigiana, come Comisso, De Pisis, Rossi, Springolo, Valeri, Mazzotti, Barbisan, Zanzotto, fino a Nino “Duca di Rolle”. Li incontra nelle osterie o trattorie, nelle case sulle colline o a Treviso città. “Prevalgono l’innocenza e l’ingenuità di un approccio sensibile, vero, al dato oggettivo – aggiunge Gava – la realtà assaporata odora di fresco, le sferzate cromatiche accese e sature rimbalzano attraverso scosse retiniche di felice impatto emotivo. Riconosciamo, in alcuni quadri, gli scenari orografici del Cadore, soggetto amato e indagato dall’artista, luogo di amene esplorazioni dentro gli incantesimi dell’ombra, della luce e soprattutto del verde intenso e odoroso”.
“L’ORSO”
Dalla grafica all’affresco ai ritratti e dipinti, emerge sempre un segno energico e vigoroso, capace di “animare lo spazio vuoto della scena. Un segno che prima di tutto – conclude Gava – è relazione, comunicazione, passione profonda alla stregua del variegato universo dei suoi colori puri, splendenti, violenti, espressione sincera di un animo autentico e, citando Andrea Zanzotto, “ipersensibile”, pur nella sua “maschera di burbero e di tirchio insuperabile, surreale”. Nonostante il “carattere scontroso”, come precisa Tonino Fuser nel suo intervento nel catalogo Antiga, Conte viene da tutti è sempre considerato “un buono”. E lui, in un certo senso, lo sapeva. E lo confessa con sincerità a “Milano sera” nel 1950, poche righe che delineano senza filtri la sua poetica e il suo sguardo sul mondo: “Poco ho da dire sulla mia vita, fatta oltre che di emozioni e di sentimenti, di privazione. Mi hanno sempre ritenuto un orso! In realtà sono un timido, sono pieno di paure e di ritegni. Mi diverto poco e una sola cosa mi affascina, la scultura e l’arte in genere. Voglio bene, e tanto, all’umanità dolente. Amo i bambini e le donne. Ho adorato la mamma e tutti questi amori mi hanno insegnato assai più che le regole dei maestri” (Milano Sera aprile 1950, riedito nel catalogo Carlo Conte scultore Milano 1973).
NOTA BIOGRAFICA
Carlo Conte nasce il 12 settembre 1898 a Moriago della Battaglia. Dopo aver conseguito il diploma del terzo anno alla Regia Scuola Magistrale dei Carmini a Venezia, si trasferisce a Milano nel 1915 dando avvio alla sua formazione in ambito artistico. Si iscrive alla Scuola degli Artefici dell’Accademia di Brera e, successivamente, al primo anno del corso comune sempre nello stesso istituto. L’anno seguente si sposta all’Accademia di Belle Arti di Venezia percorso che interrompe nel 1917 per assolvere al servizio militare. Conclude i suoi studi all’Accademia di Brera di Milano, scegliendo la scultura come specializzazione e tra il 1919 e il 1920 ottiene il suo primo riconoscimento: il Premio della Fondazione Bozzi Caimi. In seguito, torna in Veneto dove lavora dal 1921 al 1925 con il padre.
Riprende l’attività scultorea nel 1926 e due anni dopo prende parte alla prima mostra regionale della Società Permanente di Milano. In quegli anni, visto il successo, Conte si stabilisce nel capoluogo lombardo, dando inizio a una serie di partecipazioni anche internazionali. Nonostante i traguardi raggiunti, negli anni Trenta è in gravi difficoltà economiche, ma nel 1930 partecipa comunque alla III Sindacale milanese e, nello stesso anno, espone, per la prima volta, alla Biennale di Venezia.
La svolta a livello economico è del 1939, anno in cui Conte entra a far parte del circolo di intellettuali che gravitano intorno alla Galleria Annunciata, aperta ufficialmente nel novembre del 1939 da Bruno Grossetti. È proprio qui che nel 1940 gli viene dedicata la sua prima personale. Durante gli anni Quaranta gli spostamenti di Conte in Veneto sono sempre più frequenti. Nel 1940, infatti, lo scultore partecipa alla XI Mostra d’arte trevigiana al Salone dei Trecento; l’anno successivo espone, sempre in Veneto, prima alla Galleria del Cavallino a Venezia e poi a Padova alla Galleria Tre Venezie. I viaggi nella sua terra d’origine si fanno così intensi che, intorno al 1943, si sposta ufficialmente in Veneto dove inizia a dedicarsi maggiormente alla pittura. In questi anni entra nel circolo della “Treviso Piccola Atene”, epiteto coniato da Dino Buzzati per indicare la serie di personaggi illustri che ruotano intorno alla Libreria Canova di Ciro Cristofoletti. È in questo frangente che Conte entra in contatto con il collezionista Manlio Malabotta per il quale collabora alla realizzazione del testo in prosa “Teorie” (1946) con la sua prima serie di incisioni. Nel 1950, vince (ex equo con Italo Griselli) il premio “Ines Fila” per la scultura e negli anni a venire continuano le sue esposizioni a Milano e in Veneto, anche se meno frequenti (ricordiamo la partecipazione alla Permanente di Milano del 1953). Gli anni ’60 attestano altre personali e collettive ma cominciano ad affiorare problemi legati alla salute. Nel 1965 inaugura la sua nuova casa a Soligo e insieme l’esposizione alla Galleria “La Riviera” di Treviso, ultimo significativo appuntamento prima della morte che giunge, improvvisamente, il 15 marzo 1966.
LA MOSTRA
CARLO CONTE PITTORE
dal 20 maggio al 18 giugno
Casa del Musichiere di Moriago della Battaglia, Sala Carlo Conte
inaugurazione 20 maggio ore 18
a cura di Lorena Gava e Ilaria Rusconi
orari: sabato e domenica 10-12; 15-19. Ingresso libero.
Info: 0438-890834 info@moriagoracconta.it
Catalogo Antiga Edizioni