TBA21 annuncia Re-Stor(y)ing Oceania,
una nuova mostra a cura di Taloi Havini presso Ocean Space, Venezia
23 marzo – 13 ottobre 2024
- Presentazione di due nuove commissioni artistiche che danno visibilità a questioni ecologiche che interessano la regione del Pacifico.
- Il canto Deep Communion sung in minor (archipelaGO, THIS IS NOT A DRILL) di Latai Taumoepeau porta l’attenzione sull’estrazione mineraria in alto mare, dando voce agli abitanti delle isole del Pacifico.
- Ispirandosi al concetto Māori di tikanga, l’opera di Elisapeta Hinemoa Heta presenta uno spazio progettuale e dinamico con collaboratori multidisciplinari provenienti da tutto il Pacifico.
- La mostra è commissionata da TBA21−Academy e Artspace Sydney e prodotta in collaborazione con le OGR di Torino, hub di innovazione e arte.
Sx-dx: Elisapeta Hinemoa Heta, Taloi Havini, Latai Taumoepeau.
Venezia, Italia, 15 dicembre 2023: TBA21−Academy annuncia Re-Stor(y)ing Oceania, la nuova mostra con le due ultime commissioni site-specific delle artiste indigene del Pacifico Latai Taumoepeau e Elisapeta Hinemoa Heta. Il progetto espositivo è a cura dell’artista di Bougainville Taloi Havini.
La mostra Re-Stor(y)ing Oceania, che aprirà a Ocean Space nella primavera del 2024 in concomitanza con la 60a Biennale d’Arte Internazionale, è commissionata da TBA21–Academy e Artspace, Sydney, ed è prodotta in collaborazione con OGR Torino, hub di innovazione e arte.
Havini torna a Ocean Space dopo l’esposizione personale del 2021. Accostando performance, scultura, poesia e movimento, la visione curatoriale di Havini è guidata da un metodo ancestrale di chiamata e risposta, che l’artista impiega come mezzo per ricercare solidarietà e affinità in tempi di incertezza, in cui vere e proprie minacce alla vita ci impongono di rallentare i ritmi, opporsi all’estrazione e avere riverenza per la vita degli Oceani. La mostra, che sarà inaugurata a Ocean Space a Venezia nella primavera del 2024, sarà concomitante alla 60a Biennale Internazionale d’Arte.
Le isole del Pacifico sono tra le regioni più colpite dagli effetti nefasti del cambiamento climatico. I capi e le comunità indigene hanno promosso per decenni la richiesta di indagini più estese e una maggiore consapevolezza delle crisi che ne derivano. Havini collabora a stretto contatto con un comitato curatoriale con il quale promuove programmi pubblici incentrati sulle prospettive indigene di tutta l’Oceania, l’Australia e l’Asia-Pacifico e le loro diaspore. Questi incontri creeranno uno spazio di scambi e conversazioni, compresi tre giorni di performance dal vivo durante la settimana del vernissage della Biennale di Venezia (16-20 aprile 2024), e rimarranno accessibili online, creando un nuovo archivio di storie e contributi di artisti, curatori, scrittori, capi di comunità, poeti, musicisti, navigatori, marinai, pescatori e studiosi delle Prime Nazioni, andando ad ampliare le attuali conoscenze sui nostri Oceani.
Per le nuove commissioni, Havini ha invitato l’artista Latai Taumoepeau che utilizza faivā (arte
performativa) fondata sulle filosofie tongane di vā (spazio) e tā (tempo) relazionali. Incentrate sul corpo, faivā incrocia pratiche temporali antiche e quotidiane per rendere visibile l’impatto della crisi climatica sul Pacifico. Nelle parole dell’artista stessa, “più sono anziana, più la mia opera è contemporanea”.
L’importanza del canto per documentare poeticamente le storie e condividere valori e conoscenze nella terra natia di Taumoepeau (Tonga), sarà testimoniata attraverso una nuova opera corale il cui tema verterà sulla resistenza all’estrazione in alto mare. L’opera appena commissionata, Deep Communion sung in minor (archipelaGO, THIS IS NOT A DRILL), coinvolgerà il pubblico nel dare voce agli abitanti delle isole del Pacifico su questa tematica.
Le macchine scultoree e interattive installate negli spazi di Ocean Space offriranno al pubblico
l’opportunità di partecipare a Deep Communion sung in minor (archipelaGO THIS IS NOT A DRILL) di Taumoepeau sia attivando l’installazione (atto che innescherà parte della partitura musicale) sia accomodandosi nell’arena circostante per assistere alle squadre sportive locali in performance con l’opera.
In relazione alla nuova commissione personale di Taumoepeau, sarà allestito uno spazio progettuale dal vivo immaginato in collaborazione con l’architetta wahine Elisapeta Heta, leader e promotrice del cambiamento Māori, Samoano e Tokelauano, la cui opera offre prospettive Māori e Pasifika sull’importanza del luogo da progettare e dell’identità culturale.
Heta è membro degli iwi Ngāti Wai e Waikato Tainui con eredità samoane e tokelauane. La risposta di Heta a questa mostra è la presentazione di una nuova installazione multisensoriale, The Body of Wainuiātea, una rappresentazione del rituale e della cerimonia guidata dal concetto Māori di tikanga, dalle terre ancestrali di Aotearoa in Nuova Zelanda dell’artista e da quelle di Te Moana-nui-a-kiwa.
Tikanga deriva dalla parola Māori “tika”, che significa “giusto” o “corretto”, quindi agire secondo tikanga significa comportarsi in modo culturalmente corretto o appropriato. Progettato per lo scambio e la collaborazione, questo spazio accogliente cercherà di utilizzare antichi modi di conoscenza e relazione attraverso la storia e il waiata (canto) per ripristinare una maggiore consapevolezza delle connessioni atua (gli dèi) al nostro Oceano, ristabilendo il tapu (sacro) all’interno delle attuali campagne ambientali e scientifiche volte a proteggere la vita dei più grandi corpi d’acqua del pianeta. Tra i collaboratori si annovereranno il dottor Albert Refiti, Hiramarie Moewaka e Rhonda Tibble.
In tutto il Pacifico vi è un modo particolare di accogliere gli ospiti attraverso la narrazione. The Body of Wainuiātea, di Heta, fornirà uno spazio sicuro e accogliente per ristabilire una rete solidale di artisti/e, curatori/trici, scrittori/e, capi/e di comunità, poeti/esse, musicisti/e, navigatori/trici, marinai/e, pescatori/trici, studiosi/e, scienziati/e, avvocati/e e comunità. In occasione dell’inaugurazione e nel corso del 2024 questo spazio vedrà la programmazione di una serie di conversazioni, performance e azioni con il contributo di professionisti/e multidisciplinari. Ulteriori dettagli sul programma saranno resi noti a inizio 2024.
La curatrice Taloi Havini ha dichiarato: “Stiamo inviando un S=O=S. Siamo in uno stato di emergenza. Gli Oceani del pianeta sono seriamente in pericolo. I nostri canti oceanici ci insegnano a mantenere e rispettare tutti i corpi d’acqua come spazi sacri. Guardiamo all’abisso profondo dell’Oceano come a un luogo del divenire, dove la vita ha avuto inizio e dove i sedimenti della vita rinascono. Queste nuove commissioni di Latai Taumoepeau e Elisapeta Hinemoa Heta rendono omaggio all’Oceano e alla pelle dei fondali marini che si trova sotto le sue acque. Attingendo a valori e protocolli indigeni, queste opere invitano a unirsi a loro nella solidarietà verso i nostri Oceani”.
Markus Reymann, Co-direttore di TBA21, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di poter realizzare assieme ai nostri partner questa mostra a Ocean Space, a cura di Taloi Havini e con le nuove opere commissionate a Latai Taumoepeau e Elisapeta Hinemoa Heta. Questo progetto esprime l’impegno storico e profondo di TBA21−Academy per l’Oceania e il nostro costante impegno critico verso l’estrazione in alto mare. Per la prima volta saremo in grado di rendere visibili, nell’ambito di una mostra e del suo programma, la nostra pratica di commissioni e il nostro impegno nella ricerca transdisciplinare, nonché il lavoro politico in corso presso l’Autorità internazionale dei fondali marini (ndr. ISA-International Sea Bed Authority)”.
La mostra sarà affiancata da Climate Crisis and Cultural Loss (2021-2024), un’indagine di ricerca triennale guidata dalla professoressa Ute Meta Bauer e ospitata dalla School of Art, Design and Media della Nanyang Technological University di Singapore. L’indagine è una risposta al ciclo inaugurale del programma di borse di studio The Current di TBA21−Academy, dal 2015 al 2018, nell’ambito del quale Bauer è stata capo spedizione insieme agli ex borsisti e attuali collaboratori di ricerca l’artista Nabil Ahmed, l’antropologa sociale Guigone Camus, l’artista Kristy H.A. Kang, lo studioso di diritto Hervé Raimana Lallemant-Moe, gli artisti Armin Linke e Lisa Rave, affiancati da altri ricercatori/trici. Rivisitando le connessioni e le conversazioni avviate durante i precedenti viaggi in Papua Nuova Guinea, Polinesia Francese e alle Figi Climate Crisis and Cultural Loss esplora ulteriormente le reti degli arcipelaghi dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, da Singapore nell’Arcipelago Riau a Vanuatu nell’Oceano Pacifico meridionale.
Il progetto è sostenuto dal Ministero dell’Istruzione di Singapore, nell’ambito del finanziamento
Academic Research Fund Tier 2.
Ocean Space
Chiesa di San Lorenzo
Castello 5069, Venezia
www.ocean-space.org
www.tba21.org/academy
Ingresso libero