Insegnanti italiani sotto pressione:
burocrazia scolastica opprimente, relazioni complesse con dirigenti e famiglie mancanza di riconoscimento professionale
Uno studio nazionale realizzato da Centro Studi Erickson e Università di Padova
svela le cause dello stress e propone soluzioni concrete
Insegnare oggi, in Italia, è sempre più difficile e stressante. Per capire da dove nasce lo stress cronico che colpisce sempre più docenti, un team di ricerca del Centro Studi Erickson e dell’Università di Padova (Benedetta Zagni, Gerardo Pellegrino, Sara Scrimin, Dario Ianes) ha analizzato i livelli di stress percepito dai docenti italiani portandone alla luce i livelli alti, la cronicità e il legame con fattori strutturali e organizzativi. Ma esistono anche risorse su cui intervenire per migliorare il benessere a scuola offrendo soluzioni concrete.
I risultati dello studio, pubblicati sull’International Journal of Educational Research, si basano su un sondaggio realizzato su un campione di 1.904 docenti, di cui il 95.9% donne e il 4.1% uomini con età media 45 anni; il 78.9% hanno un contratto precario; 43% insegnano in scuole primarie, 21% alle medie, 19% alle superiori. La ricerca è stata effettuata secondo il Modello dello Stress Cumulativo (Mann et al., 2021), dove lo stress emerge da fattori isolati e dalla loro accumulazione prolungata nel tempo, man mano che molteplici richieste interagiscono e ne amplificano gli effetti, fino a diventare un carico emotivo difficile da gestire (con dirette ricadute sul benessere e sull’apprendimento degli studenti).
“Abbiamo voluto ascoltare gli insegnanti e dare voce, con dati concreti, a un disagio che spesso resta silenzioso. Questo studio è un passo verso una scuola che si prende cura anche di chi ci lavora ogni giorno” così afferma Benedetta Zagni, prima autrice dello studio, Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione.
Il principale risultato emerso è che il livello di stress medio percepito è pari a 8.04/10 punti: circa l’85% dei docenti, cioè, riporta un livello di stress ≥ 7/10, circa il 50% è sopra l’8/10 e solo l’1.4% ha livelli di stress ≤ 3/10.
Questo, pur a fronte di livelli di soddisfazione lavorativa elevati, specie per quanto concerne il rapporto con gli studenti (8.55/10), l’apprendimento degli studenti (8.55/10) e lo stimolo intellettuale (7.98/10).
Le cause principali sono individuate in una burocrazia scolastica opprimente (7.4/10), in relazioni complesse con colleghi e famiglie (5–5.6/10) e con i dirigenti (4.4/10), e nella diffusa mancanza di riconoscimento professionale (remunerazione 3.68/10 e opportunità di carriera 2.98/10). Un dato significativo riguarda inoltre l’età: più anni di esperienza non significano meno stress, anzi, smentendo il mito che l’esperienza renda più “resistenti”.
Tuttavia, emergono anche elementi protettivi: la cura del benessere personale, la soddisfazione legata al lavoro con gli studenti e il sostegno sociale informale (amici, colleghi, famiglia) aiutano a contenere lo stress.
È necessario dunque snellire la burocrazia, valorizzare la professione docente e potenziare i servizi di supporto psicologico nelle scuole (questi ultimi, purtroppo, ancora poco utilizzati, per via di possibili barriere culturali o di accessibilità: il ricorso allo psicologo scolastico si attesta su 2.32/10 punti, quello a un terapeuta esterno a 2.44/10), individuati come elementi protettivi in grado di aiutare a contenere lo stress ma ancora poco sfruttati a differenza di altre risorse come la cura del benessere personale (6.16), il parlare con i colleghi (6.65/10) e con la famiglia (6.00/10).
Uno studio i cui risultati possono offrire un modello per leggere lo stress degli insegnanti, utile per guidare politiche educative più efficaci, con dirette ricadute sul benessere e sull’apprendimento degli studenti.
Lo studio completo è disponibile a questo link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0883035525000771