Ventimila leghe sotto i mari
Il professor Roberto Danovaro ha condotto il pubblico in un affascinante viaggio negli abissi del mare e nel suo mondo ancora sconosciuto. L’incontro è il terzo del ciclo di conferenze “Grandi incontri” a Miramare collegati alla mostra Kosmos, il veliero della conoscenza alle Scuderie del Castello fino al 16 giugno.
“Quando i cambiamenti climatici faranno sentire i loro effetti inesorabili, sarà il mare che ci consentirà di ridurre gli impatti. È dalla sua conoscenza scientifica e dallo sviluppo di nuove tecnologie che nasceranno nuove opportunità”. Ha esordito così, il professor Roberto Danovaro ieri pomeriggio al terzo appuntamento del ciclo “Grandi incontri” nella Sala del Trono del Museo di Miramare pensati a corredo della mostra Kosmos, il veliero della conoscenza (fino al 16 giugno Scuderie del Castello).
Il professor Danovaro, professore di Ecologia all’Università Politecnica delle Marche, “top scientist” mondiale nella ricerca relativa a mari e oceani, ha condotto il pubblico in un affascinante viaggio alla scoperta di quanto ancora non conosciamo del mondo sottomarino, organismi unicellulari, specie misteriose che nei secoli passati alimentavano miti e leggende, abissi inesplorati e fondali marini ricchi di materie prime indispensabili allo sviluppo delle nuove tecnologie.
Purtroppo, un dato negativo sottolineato da Danovaro è che “nel mare profondo ci sono più microplastiche che organismi viventi, senza contare gli effetti provocati dal traffico marittimo e dall’impatto che provoca sugli ecosistemi, mentre la produzione di ossigeno dagli oceani si è ridotta significativamente negli ultimi 20 anni”.
“La profondità media degli oceani – ha detto il professore – è di quasi 4 chilometri ma è molto difficile per i ricercatori scendere sotto i 30 o 40 metri per esplorare i fondali marini brulicanti di vita fino alle maggiori profondità. Negli ambienti profondi intricati sistemi di scogliere, canali e canyon ospitano nuove forme di vita ancora sconosciute. Di fatto, conosciamo molto di più della superficie della luna che dei fondali abissali. Sviluppare tecnologie per lo studio degli ambienti profondi permetterà avere importanti strumenti anche per la ricerca spaziale. Per questo – ha concluso il biologo che tra qualche giorno in sede di assemblea OCSE proporrà un limite alla pesca sotto i 600 metri di profondità – andrebbe istituito un sistema sovranazionale per la ricerca oceanica simile a quello esistente tra agenzie spaziali e va strutturata una strategia per riparare i danni ambientali, perché il capitale naturale è un bene comune”.
Con il professor Danovaro hanno dialogato il direttore del Museo di Miramare Andreina Contessa che ha introdotto la conferenza partendo dal filo conduttore della mostra Kosmos, cioè il mare, spesso usato come metafora della conoscenza, e rievocando i viaggi alla sua scoperta così importanti nell’Ottocento, e il presidente dell’OGS Nicola Casagli che ha sottolineato l’importanza dell’Istituto anche nella ricerca marina a livello globale.
Il prossimo appuntamento con il ciclo “Grandi incontri” sarà il 23 maggio con il professor Eörs Szathmary, biologo evoluzionista la cui ricerca si concentra sui principi comuni delle principali fasi dell’evoluzione, come l’origine della vita, l’emergere delle cellule, l’origine delle società animali e la comparsa del linguaggio umano.