L’Associazione Premio Letterario Giuseppe Mazzotti, che porta avanti le battaglie e le istanze di Giuseppe Mazzotti, il “salvatore delle ville venete” a cui si deve il primo grande censimento nel 1952 e il movimento di opinione internazionale per la salvaguardia delle ville venete (un patrimonio di oltre 4.200 edifici) che portò all’istituzione dell’Ente per le Ville Venete nel 1958, oggi, anche alla luce della crisi energetica e delle sue ricadute, lancia un grido di allarme.
Proposte di soluzione sono affidate al “Manifesto di Treviso per la salvaguardia e il rilancio delle Ville Venete”, secondo il quale l’unica via è che la villa torni ad essere “economicamente autoportante ed anzi capace di coinvolgere il proprio territorio”.
Nella ricorrenza del 70esimo anniversario dalla mostra – denuncia “Le Ville Venete” organizzata a Palazzo dei Trecento, a Treviso, da Giuseppe Mazzotti per il riconoscimento e la tutela di un patrimonio architettonico unico al mondo, l’Associazione Premio Letterario Giuseppe Mazzotti presenta assieme ai principali enti e organismi che si occupano della tutela e della promozione delle ville veneteil “Manifesto di Treviso per la salvaguardia e il rilancio delle Ville Venete”. Lo scopo del manifesto è “rilanciare il ruolo delle ville venete, anche come una delle ultime opportunità rimaste per valorizzare il contesto paesaggistico, che può trarre valore dalla bellezza e dal buon funzionamento del ‘Complesso di Villa’” ed è significativo che questo impulso giunga proprio dalla Treviso di Bepi Mazzotti, nella ricorrenza dei settant’anni della sua prima fondamentale battaglia per le ville.
“La sottoscrizione del Manifesto – spiega Pier Francesco Ghetti, presidente del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti e già Magnifico Rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia – rappresenta l’occasione per fissare i principi su cui fondare la strategia di rilancio di questo enorme patrimonio di beni e di cultura. Mazzotti ci aveva insegnato che il tema delle ville venete andava affrontato come fatto culturale, economico e paesaggistico. In qualunque altro Paese avrebbero costruito attorno a questi monumenti una cintura di protezione e ne avrebbero fatto l’occasione per il rilancio del territorio. Oggi anche da noi deve sorgere una nuova primavera per le ville venete”.
“Le ville – sottolinea Amerigo Restucci, presidente dell’Istituto Regionale Ville Venete, al quale è stata affidata l’apertura del seminario trevigiano di venerdì 30 settembre che ha portato alla definizione del Manifesto – sono elementi di salvaguardia del territorio, non solo per se stesse, ma per tutto il paesaggio in cui sono inserite. Senza dimenticare che esse sono punti identitari anche per il settore turistico del Veneto, prima regione turistica d’Italia“.
Il Manifesto si inserisce infatti nel solco della battaglia condotta da Mazzotti nel dopoguerra per le ville venete, monumenti dei quali tra i primi riconobbe il valore e l’unicità e, soprattutto, per i quali per primo promosse una campagna di sensibilizzazione senza precedenti, che si tradusse in un vero e proprio movimento di opinione. Tutto iniziò con la grande mostra fotografica “Le Ville Venete”, che esordì nel 1952 a Palazzo dei Trecento, a Treviso, per poi attraversare l’Europa e approdare a New York; seguì la pubblicazione del catalogo delle Ville Venete, primo reale inventario di quello straordinario patrimonio diffuso, al quale fece seguito, nel 1957, il ponderoso e fortunato volume edito da Bestetti, pietra miliare della bibliografia mazzottiana, e l’istituzione dell’Ente per le Ville Venete, frutto della Legge di tutela n. 243/1958, redatta in collaborazione con Silvio Negro.
Oggi, tuttavia, la difficoltà di gestione e salvaguardia delle ville venete (4.234 edifici, di cui 3.807 in Veneto e 435 in Friuli – Venezia Giulia; l’85% di proprietà privata e il 15% di proprietà pubblica o ecclesiastica), si aggrava a causa della crisi energetica e delle sue ricadute: il Manifesto riconosce come la villa veneta in questa fase storica risulti particolarmente minacciata e avverte che “difficilmente potrebbe sopravvivere se protetta esclusivamente con logiche di tipo vincolistico”.
La soluzione? “Per poter vivere (la villa) deve tornare ad essere economicamente autoportante ed anzi capace di coinvolgere il proprio territorio” e per fare ciò è necessaria la partecipazione dello Stato alle spese sostenute dai privati per la conservazione del bene monumentale vincolato, attraverso sconti sulle imposte o finanziamenti mirati.
Il documento ora verrà promosso in tutte le sedi idonee per far sì che i principi si traducano in azioni concrete attraverso adeguate decisioni politico amministrative.
Per informazioni: www.premiomazzotti.it