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IL CARO TASSI D’INTERESSE COSTA 189 MILIONI DI EURO ALLE MPI TREVIGIANE

DiRedazione

Apr 22, 2024

I prestiti a fine 2023 ammontavano a 15 miliardi 212 milioni di euro, con un calo del 2,6%

L’82,4% delle MPI si autofinanzia, il 39% si rivolge alle banche, solo il 5,3% ha usufruito di contributi o fondi pubblici

Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «La durata della stretta monetaria sta costando cara alle nostre imprese, mentre altre nubi si stanno affacciando all’orizzonte. Per questo fondamentale è il ruolo dei Consorzi artigiani di garanzia»

È di 189 milioni di euro l’extra costo da caro tasso di interessi bancari sopportato dalle micro e piccole imprese della Marca Trevigiana. Un esborso che colloca la provincia al decimo posto in Italia. Una situazione che accomuna le province venete economicamente più forti. Non a caso il Veneto, con i suoi 944 milioni di extra costo da caro tassi, è secondo in Italia, superato solo dalla Lombardia.

Il dato emerge da un’analisi compiuta dal centro studi Confartigianato. «Gli alti tassi d’interesse praticati dagli istituti di credito», spiega Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «oltre al rallentamento dell’economia, hanno comportato un calo dei prestiti alle imprese. A dicembre 2023 in provincia si contavano 15 miliardi 212 milioni di euro di prestiti, con un calo tendenziale del 2,6% rispetto al 2021. Il punto più alto si era registrato a settembre 2022, con 16 miliardi 104 milioni di prestiti.»

Nel manifatturiero, settore trainante per l’economia della Marca Trevigiana, i prestiti alle imprese sono scesi a 6 miliardi 599 milioni di euro, con un meno 4,2% tendenziale rispetto al 2021. Profondo rosso per il settore delle costruzioni che, con i suoi 689 milioni di euro di prestiti, ha visto una discesa tendenziale del 13,2% a fine 2023. In questo comparto la discesa dei prestiti dal 2021 è stata costante, con il record negativo di meno 18,6% di giugno 2022. Anche il credito alle imprese di servizi ha subito un rallentamento nell’ultimo trimestre del 2023. Già a settembre i prestiti erano scesi dell’1,2%, a dicembre la variazione è stata del meno 1,3%, attestando l’ammontare totale a 6 miliardi 563 milioni di euro.

Lo studio Confartigianato ha anche analizzato le fonti di finanziamento delle micro e piccole imprese della Marca Trevigiana. «Al primo posto c’è l’autofinanziamento», dice il presidente Oscar Bernardi, «che interessa l’82,4% delle MPI. Il credito bancario a medio e lungo periodo è praticato dal 26,5% delle imprese, mentre quello a breve dal 12,5%. In totale, le imprese che si rivolgono agli istituti di credito sono il 39%. Questa linea di tendenza conferma da una parte la capacità di investimento delle MPI, ma dall’altra è il segnale delle difficoltà di accesso al credito. Per questo il ruolo dei Consorzi artigiani di garanzia è sempre più centrale, unitamente agli stanziamenti camerali e comunali, in questa congiuntura rallentata e incerta. Da sottolineare anche lo scarso peso dei sostegni pubblici: solo il 2,8% delle imprese ha usufruito di incentivi e agevolazioni pubbliche, mente i contributi o fondi europei hanno interessato il 2,5% delle MPI trevigiane».

Che l’artigianato della Marca Trevigiana sappia “fare da sé”, lo conferma anche il dato relativo al grado di dipendenza da fonti esterne di finanziamento delle imprese. Il 29,2% ha un certo livello di dipendenza, dato che colloca la provincia al 69° posto in Italia. Solo il 3,9% ha un’elevata o molto elevata dipendenza, che vale il 77° posto nazionale.

«Ancora più evidente è il dato della dipendenza dalle banche», conclude il presidente Bernardi, «che riguarda il 31,8% delle imprese trevigiane, dato che vale il 79° posto in Italia. Hanno elevata o molto elevata dipendenza dalle banche il 5,2% delle imprese. Il credito è un termometro importante della salute della nostra economia. La durata della stretta monetaria sta costando cara alle nostre imprese, mentre altre nubi si stanno affacciando all’orizzonte, prime fra tutti i rischi di natura geopolitica che ricadono sul commercio internazionale».

Di Redazione

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