In ballo la possibilità per i Giudici nazionali di interpellare direttamente la Corte di Strasburgo
Il Senatore Dreosto deposita un ddl sull’addenda mancante dal 2013
ROMA, 23 GENNAIO 2023 – Ratificare il Protocollo 16 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali per permettere alle più Alte Giurisdizioni nazionali di adire direttamente la Corte di Strasburgo in caso di dubbi sulla corretta applicabilità del diritto comune: vuole rimuovere un gap che perdura ormai da un decennio e allineare l’Italia agli altri partner europei il disegno di legge depositato in queste ore dal Senatore della Lega – Salvini Premier, Marco Dreosto. Eurodeputato fino allo scorso ottobre, Dreosto è stato appena eletto all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo, a cui fa riferimento proprio la Dichiarazione Universale del 1950.
Di fatto, oggi come oggi, un Giudice italiano che nutrisse delle perplessità su come interpretare norme e giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non potrebbe chiedere un parere ai colleghi di Strasburgo, nemmeno in via meramente consultiva. Il che comporta il rischio di nuovi contenziosi internazionali a carico del Paese, con esposizioni pecuniarie in caso di condanna.
Nonostante siano trascorsi quasi dieci anni dalla firma dell’addenda, il Protocollo 16 non è stato infatti ancora ratificato dall’Italia. “Il nostro è uno degli ultimissimi partner a non aver ancora dato il via libera alla disposizione pattizia sottoscritta il 2 ottobre del 2013 – ha spiegato Dreosto -. Nel 2020 il dibattito parlamentare sul tema si è arenato. Diventa ora necessario riprendere con estrema urgenza le fila di quel discorso troncato nel cuore del contraddittorio e allineare l’Italia a tutti gli altri Paesi d’Europa che aderiscono alla Convenzione. La questione dell’armonizzazione del diritto interno, sempre più interconnesso con quello internazionale promosso dalla Corte del Lussemburgo e dalla stessa Corte Edu di Strasburgo, appare, infatti, di estrema attualità e rilevanza. Un rinvio pregiudiziale, fatta salva la libera determinazione del Giudice nazionale di decidere diversamente rispetto al parere ricevuto, può evitare successivi ricorsi da parte di cittadini lesi nelle prerogative fondamentali e cospicue uscite finanziarie per lo Stato a titolo di risarcimento dei danni e rimborso delle spese legali”.
Nella proposta depositata a Palazzo Madama sono state indicate le sole massime Autorità Giudiziarie alle quali è riconosciuta la prerogativa di interpello. Nell’ordine la Corte Costituzionale, quella Suprema di Cassazione e il Consiglio di Stato.