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Uscita del nuovo libro “Epifanie” di Enza Sanna

DiRedazione

Feb 20, 2025

GUIDO MIANO EDITORE

NOVITÀ EDITORIALE

È uscito il libro di poesie:

EPIFANIE di ENZA SANNA

con prefazione di Maria Rizzi

e postfazione di Enzo Concardi

Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Epifanie” di Enza Sanna, con prefazione di Maria Rizzi e postfazione di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2025

Torno sui passi di questa meravigliosa poetessa genovese, che ho avuto l’onore e la gioia di prefare nella precedente raccolta di poesie Nei giorni. Le liriche di questa silloge sono state concepite in gran parte nel periodo della pandemia, eppure si intitola Epifanie, che etimologicamente significa ‘manifestazioni’. E i versi di Enza Sanna sono autentiche illuminazioni su eventi che celano significati inaspettati. La poesia in esergo di Emily Dickinson «Non c’è nessun vascello/ che, come un libro,/ possa portarci in paesi lontani…» è una sollecitazione a intraprendere il viaggio con l’artista, a evadere dal reale per scoprire isole inesplorate. La nostra destinazione non è un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose. Cambiare prospettiva non significa cancellare o rimuovere, ma ampliare, elevare la nostra consapevolezza.

La poetessa realizza la prima fuga dal quotidiano nella natura: il suo spirito entra negli alberi, nei prati, nel mare: «…Unico sollievo la natura,/ l’azzurra apoteosi del mare/ nello screziato polverio dell’onda,/ un’aria di primavera/ nel sorriso di pace del mezzogiorno…» (Pandemia). In effetti sono bastate alcune settimane di chiusura a causa del Coronavirus perché la natura cominciasse a uscire dagli interstizi, dove solitamente è relegata dalla presenza dell’uomo, conquistando le strade, i giardini, le piazze. Mentre mezzo pianeta sopravviveva in una bolla di sospensione il creato non si fermava, anzi una delle più belle primavere di sempre sbocciava impavida. I pensieri affioravano contrastanti: la meraviglia di respirare aria pulita e il senso di colpa per esserci spinti troppo oltre nel nostro rapporto con il pianeta e le sue risorse. Nel senso di spaesamento dovuto al lockdown l’autrice cerca le sue rivelazioni nei luoghi che contengono una dimensione magica come l’isola di Arturo, ovvero la coloratissima Procida, situata nel golfo di Napoli e particolarmente cara anche al cuore della sottoscritta. La porzione di terra emersa dell’arcipelago campano, di ancestrale bellezza, è detta di Arturo perché ispirò Elsa Morante nella scrittura dell’opera omonima e il libro nel 1957 le valse il premio Strega. La Sanna si rifugia nell’isola tufacea, dall’aspetto aspro e selvaggio, in quanto avverte quanto l’esistenza sia un naufragare costante verso luoghi che ci attendono.

Ella insegue i sogni e la memoria, le nostre zattere e le nostre macchine del tempo. I primi spingono avanti, i secondi riportano indietro. «…Ci si lascia trasportare/ verso una vertigine di sogni/ inconsapevoli delle ferite dell’ora/ dello stridio stesso dei giorni…» (Esposti all’infinito). L’artista tesa alle epifanie, è donna che ha sofferto e soffre, ma la sua Parola si prefigge di sciogliere il dolore e diviene scoperta quotidiana, respiro, aggiunta, brivido, incanto. Fu Charlie Chaplin a dire: «La poesia è una lettera d’amore indirizzata al mondo». Un atto di pace e di sangue che diviene luce. Lei figlia di una terra di monti a picco sul mare, di punte argentee che sembrano trafiggere il cielo, in risposta al richiamo degli ulivi, ha una trentennale esperienza di lirismo e possiede un linguaggio e un violino che le permettono di scalare il cielo. (…)

Maria Rizzi

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Immanenza e trascendenza: ecco due delle dimensioni o categorie filosofiche bipolari che mi pare attraversino la poetica dell’autrice, in altre parole una coesistenza in lei di radici profonde, di legami con le origini, di visitazioni della realtà e contemporaneamente di voli pindarici, d’amore per la vita onirica, di proiezioni nel futuro e nella spiritualità. Un tempo si sarebbe detto un desiderio non conflittuale tra Terra e Cielo, ma un bisogno di entrambi per realizzare uno sviluppo integrale dell’uomo. La poetessa sembra smentire questa interpretazione critica della sua visione del mondo, soprattutto nella lirica Dal fango al cielo, quando nei primi versi afferma: «La mia vita non ha radici in questo mondo,/ cammino su ponti tibetani sospesi nel cosmo/ senza riferimenti, senza rimpianti…». Tuttavia, nel medesimo testo, paragonando la natura del “fior di loto” alla condizione umana ideale, scrive: «…Affonda nel fango, ma la bellezza è intatta» e «splendido esempio dal fango al cielo».

Per non dire della sua osmosi con la Natura, appartenente a questo mondo, o del frequente riferimento alle sue origini liguri e mediterranee, nelle quali s’incardina la sua identità: «Chi sarei oggi/ se non fossi nata sul mare…» distico anaforico iniziale e finale della lirica Nata sul mare. E nel mezzo un’apologetica, appassionata dichiarazione d’amore per il mare, ovvero il mondo acqueo – uno dei quattro elementi delle cosmogonie antiche insieme alla terra, al fuoco, all’aria – che culmina nei versi: «Mistero d’amore, di vita, di gioia» e «Accolta dal tuo abbraccio/ caldo, avvolgente».

Un’altra tematica sviluppata dalla poetessa ligure può richiamare culturalmente il famoso interrogativo di Benedetto Croce relativo alla valutazione della poetica pascoliana: «È il Pascoli il grande poeta delle piccole cose o il piccolo poeta delle grandi cose?». Sembra rispondergli indirettamente Enza Sanna laddove – nella composizione Esposti all’infinito – chiaramente il verso di chiusura non lascia alcun dubbio in proposito: «Perché niente è più grande delle piccole cose». Lei stessa in Epifanie dipana un canto che si posa sulle une e le altre, attuando un rovesciamento della realtà dominante, in base a criteri valoriali che pongonoin primo piano ciò che nell’attuale società è praticamente negato e ai margini, e relegando invece decisamente l’apparenza dell’essere odierno fra le vacuità e l’effimero del mondo.

Possiamo senz’altro ricercare le piccole cose della Sanna nella vita quotidiana, nella vita domestica, negli affetti familiari anche se perduti, oppure ancora nella Natura medicatrix, quando questa attrae la contemplazione meravigliata degli occhi della sua anima: «…Mi tende una mano amica la natura/ che non ha spazi vuoti/ e lo sguardo cade/ per la gioia degli occhi e del cuore/ su una crepa del muro in giardino/ dove fa capitolino un ciuffo di piccoli fiori/ incredibilmente d’oro nel gelo/ incredibilmente vivi/ nei loro solidi umori» (Antidoto agli spazi vuoti). È con lo stupore della “fanciullina” pascoliana – ricordiamoci che il poeta romagnolo non parla solo al maschile, ma espressamente anche al femminile – che l’autrice attribuisce alla poesia la stessa funzione rigeneratrice della giovinezza interiore, tipica della visione emotiva e irrazionale della sensibilità post-carducciana. (…)

Enzo Concardi

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L’AUTRICE

Poetessa, scrittrice, saggista, critico-letterario Enza Sanna è nata a Genova, dove vive, opera e ha svolto una lunga carriera di Docente di Lettere nella Scuola Media Superiore. Pluriaccademica, ha ottenuto molti Primi Premi Nazionali e Internazionali, partecipando più volte a numerosi Concorsi letterari. Tra la raccolte poetiche più recenti ricordiamo: Quando gemmano i pruni (2003), Amore di mamma (2004), Per vene d’acqua e di terra (2006), Gocce d’arcobaleno (2008), Viaggio nella parola (2009), Per segreti varchi (20109), Kaleidos (2012), Frammenti lirici… ai margini del viaggio (2014), Percorsi d’utopia (2017), Oltre la parola (2020), Nei giorni (2022).

Enza Sanna, Epifanie, prefazione di Maria Rizzi, postfazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 100, isbn 979-12-81351-48-6, mianoposta@gmail.com.

Di Redazione

Direttore : SERAFINI Stefano Per ogni necessità potete scrivere a : redazione@vocedelnordest.it

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